In ritardo...

Un 8 marzo di diversi anni fa ho regalato una lettera ad un uomo che amavo.
Non ricordo cosa raccontavo o perché avessi scelto proprio quel giorno per raccontarmi. Mi sembra che fossimo in una stazione, davanti ad uno dei tanti treni che hanno visto il nostro salutarci e ritrovarci.
Oggi, che l'8marzo è alle porte, vorrei scrivere ancora all'uomo che amo.
Perché da troppo tempo non lo faccio, perché da tanti giorni mi nascondo. Ma come tutti i gesti non usuali sembrano impacciati, così i miei pensieri non trovano forma nella lettera che desidero.
I desideri condivisi non si realizzano. I sogni ad occhi socchiusi mi hanno lasciata.
La sera mi addormento subito dopo aver spento la luce per non annegare in pensieri che non desidero.
Nelle ultime settimane il mio proposito è stato di respirare e soffiare intensamente ogni volta che qualcosa mi si appiccicava addosso: un gesto mancato, una parola sgradita, un pensiero non rivolto.
Voglio che il pesante mi scivoli via senza lasciare traccia. A giorni alterni credo di esserci quasi riuscita, ma ho trovato che sulla mia pelle non c'è più alcuna traccia. Nessun segno che mi ricordi di essere viva. Stanchezza quotidiana, insicurezza di sempre, sensazioni che sguggono ad una comprensione razionale.
Voglio pelle contro pelle e segni di unghie sulla mia schiena. Morsi e lingua.
E l'8 marzo voglio scrivere una lettera: di carta.
E voglio ricordare chi sono.

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