Resto qui

Citando in modo inesatto qualcuno di cui non ricordo il nome, direi che "in alcuni giorni bisognerebbe non vivere".
E' il pensiero più ricorrente dell'ultima settimana. Alcuni giorni sarebbero da cancellare con la cancellina liquida che usavo alla scuola media per la mia penna stilografica verde.
Preistoria.
La stilografica verde sembra persa in fondo a qualche cassetto dimenticato; il che significa che proprio persa non è. Basta, un giorno, aprire per caso il cassetto giusto.
Lo stesso capita anche con le persone che non so perdere o cancellare.
C'è che si affaccia una volta all'anno nella mia casella di posta, lascia mail assurdamente belle e poi svanisce. Io inseguo il pensare, lo sperare che finalmente la mail si fermi un po' più a lungo e con maggior felicità.
C'è chi non telefona, non scrive, non cerca e se si lascia trovare si racconta i luoghi più comuni sul tempo che vola e dice del troppo dolore o dell'incredibile gioia che hanno rubato i suoi minuti. Io continuo ad aspettare l'sms di conferma.
C'è quello che scrive solo perché il mio indirizzo è tra quelli della rubrica di un'amica comune che manda adolescenziali mail ad un triste gruppetto di quasi quarantenni (o forse già ultraquarantenni...). Io non riesco a partecipare e non so chi sbagli.
C'è l'amica che sta sempre male, ma male davvero, anche quando realizza qualcosa di grandioso come un bambino. E io tremo.
Poi ci sono le mail, i biglietti, le lettere aspettate da anni, chieste per anni. Continuo ad aspettare e, a volte, mi sorprende un foglio piegato male in una busta del formato sbagliato. Non sono quelle le parole che volevo, ma me la sono cercata!
Poi ci sono le chiacchiere in piedi, al freddo, tra la scuola e l'ufficio. Il mio stare sempre all'erta per non caderci ancora e l'invidia per chi ancora ci cade e vede e riconosce l'incredibile solidarietà che solo tra donne si può creare. E io spero di esserne contagiata.
Poi c'è l'essere terzi e non capire cosa significhi esattamente e come possa accadere.
E c'è anche il passato remoto. Quello che che ha lasciato le cicatrici delle mie attuali insicurezze, pseudo-paranoie e tutto il meraviglioso bagaglio che mi trascino dietro.
Chi ha sentito il dovere di scegliere fra me e qualcun altro (e ovviamente ha scelto qualcun altro e io ancora non ho capito perché e ancora continuo a sentirne la mancanza e mi sento stupidamente idiota per questo e in imbarazzo se ci incontriamo e almeno fosse un vecchio amore! e continuo a pensare alle strane coincidenze che hanno invisibilmente legato le nostre vite a dispetto di noi: ci siamo sposate a pochi mesi di distanza e abbiamo avuto i nostri figli negli stessi anni; e sono certa che lei non ci pensa proprio, perché è dotata di maggior buonsenso e più spensierata leggerezza e felice sicurezza).
Ci sono tutti i volti che si rincorrono nelle ore più assurde. Volti di cui ricordo il nome e non il cognome o come e dove hanno incrociato la mia strada e quando e perché, improvvisamente, non le ho più trovate.
Zavorra. Solo zavorra.
Saper sopravvivere vuol dire bastare a se stessi. E io non ne sono capace.

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