Post

Visualizzazione dei post da 2017

Amore, paura e io

E se per amarmi con tutta la pazienza necessaria, con tutta la dolcezza necessaria, dovesse aver bisogno di amare un'altra? Un'altra che non chieda presenza, rassicurazione, impegno. Un'altra che usi le parole come le usa lui, come le sente lui. Una che ascolti la musica con il midollo e il cervello e trovi corrispondenze che possono condividere e che a me non sono concesse. Una donna complicata in modo differente dal mio. Una donna che disegni per lui l'altrove che io non so essere. Se per amarmi avesse bisogno di questa presenza, lo vorrei sapere? No. Ho già sperimentato la conoscenza a tutti i costi e conosco bene il dolore e le ferite che lascia e non se ne vanno. Allora provo a non cercare a non sentire a non vedere. Mi concentro sul silenzio che non riesce a riempirmi come vorrei. Credo di non essere la compagna che dovrei, ammesso ci sia un modo giusto per essere la compagna giusta. Mai come in questo periodo l'amore è provare a cercare accoglienza senza

Leggendo, rubando, condividendo. Piccoli esercizi di felicità 9

Immagine
Sono così contenta di aver imparato a leggere! Perché posso inciampare in parole che raccontano, meglio delle mie, il mio sentire e il mio vivere. "Io sono fortunata, e lo so benissimo: anche se spesso scrivo di malinconie, rabbie, rimpianti, rimorsi e dolori veri e propri, se morissi domani non potrei certo lamentarmi, e ci penso spesso, perchè cose magnifiche, nella mia vita, ne ho avute di continuo. E le ho apprezzate davvero. Ma i regali veri sono più rari delle cose magnifiche, perchè molte di quelle le ho pagate col mio sangue, ho sudato anche io per costruirle. I regali gratuiti, che non lasciano in bocca il sapore della polvere, che non lasciano cicatrici, non ti scrivono che ti hanno percepito turbata. Ti sollevano dal turbamento. O ti ci portano attraverso, ma tenendoti stretta forte, e arrivati dall'altra parte non chiedono neanche un grazie." ( http://auleintempesta.blogspot.it/2017/12/i-regali.html ) Buon Natale
Ho solo il silenzio per la fatica che sta riempiendo i miei giorni. E la sensazione di impotenza e inutilità. Sembro non avere armi, non servire. Sono disarmata e inutile. Troppo tempo che siamo privi di giorni da dimenticare, di quelli che scivolano via senza lasciare traccia. Troppo tempo che i giorni sono tutti salite da percorrere senza nemmeno vedere la meta, lassù. E' quasi Natale. Spero mi porti un miracolo piccolo e nemmeno troppo prezioso. Spero mi porti la capacità di vederlo, perché temo di aver perso anche quella.

A.

Immagine
Vorrei dirti parole che volessi ascoltare. Vorrei fossero parole non per farti piacere, ma per farti sentire compresa. Vorrei fossero parole che abbracciano e vorrei sentirti sciogliere nel loro abbraccio. Invece quando ti abbraccio, anche senza parole, sembri a disagio, rigida e con il solo desiderio di liberarti di quell'abbraccio. E le mie braccia si riempiono di gelo e il cuore, per un attimo che dura anche ora, se ci penso, si ferma. Vorrei saper tacere del silenzio che vorresti. Vorrei sapere quel tacere, non per farti sentire sola, spiegata malamente, raccontata malamente; ma un tacere che ti facesse sentire accolta e, ancora, compresa. Perché l'impossibilità  di comprendere quello che pensi, come lo pensi, come ti racconti è il mistero doloroso che stiamo vivendo. Guardarti mentre ti perdi è un dolore che sopporterei senza fiatare, se sapessi che ti porta alla luce. Guardarti da lontano è un dolore che sopporterei senza respirare, se sapessi che ti porta a casa

Che non finisse mai quel dondolio

Tu non ricordi ma in un tempo così lontano che non sembra stato ci siamo dondolati su un'altalena sola Che non finisse mai quel dondolio fu l'unica preghiera in senso stretto che in tutta la mia vita io abbia levato al cielo (M.Mari) Se non ci fosse la poesia, la mia voce non troverebbe suono. Se non ci fossero le parole scritte da altri per me, la mia voce non sarebbe. La mia voce è silenzio che parla con parole d'altri. Ogni ferita è più lunga a guarire. Ogni silenzio più difficile da tacere.

Piccoli pezzi

Desideravo un altro piccolo esercizio di felicità che gira da un po' tra i miei pensieri, invece mi sento così a pezzi, ma pezzi piccoli e uno diverso dall'altro, che non posso. Ciò che posso è cercare i cerotti della giusta misura per tenermi insieme. Mi chiedo quando arriverà il giorno in cui non serviranno che quelli più piccoli e solo così, per prudenza. C'è chi riesce a mandare in frantumi il mio cuore con precisione chirurgica e poche frasi. C'è chi riesce a farmi sentire sempre la ragazzina che delude le aspettative, quella che non fa e non è mai abbastanza. E poi ci sono io. Volevo respirare l'odore del mare, oggi. Nel vento freddo che qui sembra portare il profumo della neve e invece, in spiaggia, avrebbe portato sale sulle labbra e tra i capelli. Volevo un vento che impedisse di sentire la fatica del mio respiro. Invece sono rimasta qui. A pezzi che nessuno raccoglie. Nemmeno io.

Piccoli esercizi di felicità. 8

La nebbia ad ammorbidire i profili, le mani fredde e i termosifoni per la prima volta caldi. Raccogliere una paura e farla propria per alleggerire quella di chi te l'ha affidata. Il pensiero di un sorriso che ti pensa. Il sorriso che nasce prima di poterlo fermare. Venerdì di minuscole promesse: la pigrizia, una coperta, le voci dei miei figli, un libro, tu.

Sono arrabbiata con te

Sono arrabbiata con te. Per la volta che ti ho chiesto di offrirmi una merenda e hai finto di non avere spicci per pagare, così abbiamo diviso la spesa (lo so che hai finto: poi ho guardato nel tuo portafogli). Perché mi hai negato senza dire mai un no chiaro, il mio desiderio di avere un terzo figlio. Perché poi, quando la terza gravidanza è arrivata, inaspettata, mi hai accusata di averti ingannato e mi hai lasciata sola di una solitudine che non immaginavo nemmeno esistesse. Perché ho perso il nostro terzo figlio. E non riesco a non pensare che sia accaduto perché ha sentito il tuo rifiuto e la mia solitudine. Perché mi hai tradita per primo e hai lasciato che ti tradissi anche quando avevo chiesto il tuo aiuto. Perché di questo dolore avrei avuto bisogno di parlare e capire e invece tu hai chiesto silenzio e io ho taciuto. Perché non mi hai mai chiesto scusa e invece quando ti ho ferito io, mi hai vomitato addosso tutta la tua rabbia e il tuo dolore. Perché ho chiesto due gi

Da lontano. Sempre vicino

Non bastano i pochi giorni passati. Il silenzio resterà sempre e la parola mancherà sempre. Da lontano. Pierluigi Cappello Qualche volta, piano piano, quando la notte si raccoglie sulle nostre fronti e si riempie  di silenzio, e non c'è più posto per le parole, e a poco a poco si raddensa una dolcezza  intorno come una perla intorno al singolo grano  di sabbia, una lettera alla volta pronunciamo  un nome amato per comporre la sua figura; allora  la notte diventa cielo nella nostra bocca, e il nome amato  un pane caldo, spezzato.

Resto qui.

Immagine
Come ci si sente a leggere messaggi colmi di stima e di affetto dedicati a te e destinati al mondo? Non saprò mai cosa voglia dire riceverne uno. So che a leggerli, per quanto lucidamente si sappia della falsità del linguaggio social, una puntina di mancanza (e d'invidia) in fondo al cuore si sente. Perché invece noi ascoltiamo sempre i propositi che ci vedono lontani da te. Non vedi l'ora di andartene, di vivere da sola, di allontanarti il più possibile da noi. Fa male. Un male che non ha giustificazione. Un male per il quale non so trovare le radici e nemmeno la cura. Mi sento rifiutata da chi amo di più al mondo.  Mi sento come una zavorra al tuo presente e al tuo futuro.  Nessun gesto d'affetto che non sia dettato dalla disperazione di un momento e che subito viene ricacciato indietro, nel buoi più ostinato, quando la disperazione viene consolata da una carezza, da un sorriso, da una risata. Nessuna parola che abbracci il cuore. Nessun abbraccio. Nemmeno di

Veleno

So di essere ancora intossicata dal veleno cattivo che mi hanno somministrato con accurata consapevolezza per anni, quando devo anche solo attraverso una tastiera, sfiorare le loro giornate. Le mie mani tremano ancora, non come allora, ma ancora. Il mio cuore batte ancora troppo forte per poter respirare. Non come allora, ma ancora troppo forte. So di essere ancora in pericolo quando ricevo risposte elusive o che sottintendono una mia malafede: perché la cattiveria e la malafede sono in chi guarda, in chi ascolta. So di essere ancora intossicata quando sogno incubi che mi riportano a giorni ancora troppo prossimi per essere passato. Non so quando e se finirà. E sono stanca.

Esercizi di piccola felicità. 7

Immagine
Primo giorno di liceo. "Mi accompagni a scuola? Fino al cancello? Almeno il primo giorno..." Sarà l'ultima volta che me lo chiedi? Conservo questa mattina tra i ricordi più cari.

Aspetto

Capita di aspettare una voce, una riga scritta, un gesto, un abbraccio. Io aspetto tutto, sempre. Aspetto esercitando la pazienza, talvolta il rancore, altre la tristezza della mancanza, a volte il desiderio. Aspetto e ascolto. Il silenzio di chi non si fa trovare, di chi non arriva, di chi non prova a rompere il mio, di silenzio. Aspetto e non spero, perché sperare fa male anche alle attese più piccole. Aspetto e non spero più. Aspetto che torni la speranza dell'attesa.

Esercizi di piccola felicità. 6

Oggi mi sorrido con tenerezza indulgente.

Parole e silenzi

Così trasparente il valore delle parole che leggo, che il desiderio di scrivere è solo per dire "taccio". Incontro frasi, versi, che raccontano meglio di me quello che sento. Sono scritte da persone lontane nel tempo e nello spazio, con le quali sembro condividere nulla. Eppure scrivono per me e danno voce ai miei pensieri e li riordinano e salvano. Quale dono può competere? Quale consolazione? Non c'è più solitudine che questa, forse, ma è solitudine colma.  Perché continuo a scrivere, allora? Soprattutto per non dimenticare che non sarò mai sola finché i miei occhi troveranno abbastanza luce per leggere. "Io mi unisco al silenzio io mi sono unita al silenzio e mi lascio fare e mi lascio bere e mi lascio dire" (A.Pizarnik)

Palline di pane - Paola Mastrocola

Immagine
Di Emma riconosco l'incapacità di vedere l'ovvio, ciò che tutti conoscono e che la nostra quotidiana inadeguatezza sociale fatica ad ammettere di non aver notato. Riconosco il suo bisogno di un altrove dove ritrovarsi e trovare il proprio pensiero come altro da sé. Di Emma riconosco l'errore e lo sbaglio in cui persevera con inscusabile consapevolezza. Riconosco la sua imperfezione di madre sola, il cui lavoro non è altrettanto riconosciuto come quello del marito assente. Riconosco il suo desiderio di un figlio, Orlando, che sia come tutti gli altri e il suo orgoglio per questo figlio meraviglioso che prepara con cura meticolosa le palline di pane per pescare, e che danno titolo al libro. E' un po' irritante, Emma. Molto irritanti, i suoi amici. Tutti abbiamo le nostre palline di pane. Per Emma sono l'altrove che trova nelle fotografie istantanee; per Orlando il tentativo di crescere camminando la sua strada; per Giorgio, il marito lontano per lavoro,

Esercizi di piccola felicità. 5

Abbraccio la nostra incapacità o, almeno, provo a farlo. Il tuo non saper ascoltare, il mio non saper dire. Ti guardo mentre dormi, o appena sveglia, o quando non te ne accorgi. Possiedi un'inconsapevole bellezza fragile e misteriosa. Se per un attimo solo potessi vederti con gli occhi di chi ti guarda, la tua paura forse svanirebbe o diverrebbe più leggera. Il ritorno è composto da piccoli gesti: la tovaglietta a quadri, accendere la radio per fare colazione da sola la mattina presto. Un fiore caduto e raccolto.
Nessuno è venuto a cercarmi. Queste ultime settimane sono state riempite dalle assenze. Di un fratello che credevo ritrovato e invece ha nuovamente scelto di non condividere con me la sua esistenza. Di amicizie che sono sempre e comunque lontane, talvolta solo fisicamente, altre per una scelta di silenzio così difficile da indossare che forse non ne vale la pena. Di familiari a cui non so parlare o che, forse, non sanno ascoltare. Un silenzio che fa male.  Nessuno è venuto a cercarmi.

Qualcuno mi venga a cercare

Qualcuno mi venga a cercare. Qualcuno allunghi la mano e afferri la mia. Cado in un silenzio troppo pesante per portarlo da sola. Piccola felicità quotidiana è esercizio oltre le mie forze di oggi. Qualcuno mi venga a cercare. Mi ridia il mio Altrove perduto. Qualcuno sciolga i pensieri fermi nella mia gola dolorante. Abbracci le mie lacrime non dette e le asciughi al sole di un'estate che sia clemente. Qualcuno mi porti all'autunno che mi nasconda tra foglie cadute. Vienimi a cercare. Questa solitudine fa paura.

Piccoli esercizi di felicità quotidiana. 4

Immagine
Il mio pollice verde è governato dal caso e dalla fortuna. Ho da sempre la convinzione che le piante siano un po' come noi: se stanno bene, lì dove capitano, diventano rigogliose nostro malgrado. Nel vecchio ufficio sono morte tante delle piante che ho portato nel vano tentativo di migliorare l'ambiente. Una sola, che però stava subito fuori dalla porta d'ingresso, mi ha seguita qui. L'abbiamo messa in un angolino che pareva provvisorio, ma lei l'ha fatto suo e sta crescendo come non ha mai fatto prima. Un'altra era a casa, vinta a una lotteria fortunata, ha sostituito, qui, le primule che ci hanno dato il benvenuto e gli iris del giardino di S. Ieri, rientrando dal fine settimana, che la pianta ha passato al buio e al caldo, ci ha fatto trovare un piccolo fiore bianco. Ecco. Insieme ad altri, questo è il segno che la strada intrapresa è faticosa, ma non abbiamo sbagliato il sentiero.

Esercizi di piccola felicità. 3

Immagine
Il sorriso in un libro

Esercizi di piccola felicità. 2

Capita di rado. Quando si riesce a combinare in una sorta di puzzle tutto ciò che riempie le nostre giornate. E poi siamo diverse, con percorsi diversi che si sono incrociati grazie ai nostri figli. Lasciati a casa i ruoli che ci hanno fatto incontrare, ci regaliamo alcune ore di allegria leggera e un po' sciocca; di confidenze preziose e inaspettate; di contaminazioni di interessi, letture, cinema, stupore, attese e speranze a volte rimaste troppo tempo nel silenzio. Ho dovuto aspettare a lungo, sentirne la mancanza, diventare quasi più che grande, per sentire come mio l'abbraccio che solo le donne tra donne sanno dare.

Esercizi di piccola felicità. 1

Immagine
Un vestito che mi piace tanto. I capelli corti che alleggeriscono i pensieri. Un risveglio di inaspettato piacere. Oggi sono bella. E lo dice la mia pelle, lo dicono i miei gesti consapevoli, le labbra schiuse in un sorriso che gioca con gli occhi.  Sono bella per i pensieri che distraggono la mia mente da quel che dovrei fare e che invece farò domani.  Imparo a essere bella. Sono bella. Domani chissà.
Immagine
Negli ultimi due mesi hanno cercato di ucciderci. Dovrei dire "ha". Ha provato con ogni mezzo che immaginava possibile a impedirci di lavorare, chiedendo a un giudice di farci chiudere "inaudita altera parte". Abbiamo dovuto presentare una memoria difensiva, cercare l'aiuto di chi poteva conoscere i fatti, presentarci in un tribunale. E attendere. Senza respirare e con il cuore che non sapeva quale ritmo tenere nel suo battere. E nell'attesa continuare a lavorare, a rispettare impegni e scadenze, festeggiare il compleanno di F., vivere, in qualche modo. Abbiamo atteso come sospesi in un limbo doloroso e asfittico. Poi dalle nostre finestre è entrata l'aria della primavera. Basta una telefonata, a volte, e una sentenza favorevole oltre ogni aspettativa e che ancora è appesa dietro di me, perché ancora fatico a realizzare che ho ripreso a respirare, che ho potuto smettere di prendere le odiate pastiglie che mi hanno consentito di non crollare sotto

Pausa

Immagine
Ogni sera, da alcuni anni, segno un minuscolo accadimento che meriti di essere fermato su carta. Sono quadernetti regalati dai miei figli. Da una parte le parole in cui inciampo e che non voglio scordare, dall'altra gli attimi da fermare. Non è stato sempre facile trovare qualcosa da voler ricordare, ma anche nei giorni più faticosi sono riuscita a notare una sfumatura del cielo, ad ascoltare una parola, a ricevere un sorriso. Ieri ho deciso di prendermi una pausa. Perché anche quei pochi minuti mi chiedono un dispendio di energie che ora sento di non avere. So di essere fortunata. Che ogni passo fatto in questa palude ha del miracoloso. So di essere stanca oltre ogni possibilità di raccontarlo. E mi sento noiosa e insopportabile, per questo. Chiedo che i miei occhi si chiudano, la sera. Perché nemmeno nei sogni trovo più l'altrove che mi ha sempre consentito un equilibrio possibile, per quanto incerto. Chiedo che i miei occhi non si aprano, la mattina. Perché ho vogli

Pane e poesia

Grata. Per questo giorno. E per tutti i pensieri che ogni giorno mi salvano. Penso che in questo momento forse nessuno pensa a me nell'universo, che solo io mi penso, e se morissi ora, nessuno, neppure io, mi penserebbe. E qui inizia l'abisso, come quando mi addormento. Sono il mio sostegno e me lo tolgo. Contribuisco a rivestire tutto di assenza. Sarà per questo che pensare ad un uomo assomiglia a salvarlo . (Roberto Juarroz)

Lacrime

Quale dolore è tanto intenso da non riuscire a piangerlo? Forse un urlo di rancore che investe come tempesta notturna senza nemmeno la luce di un lampo: mi hai rovinato la vita. Forse la sentenza tagliente di una ragazzina ferita e arrabbiata: hai sbagliato tutto. Perché piangessi, non riuscirei a smettere. Resto qui. Attendo che decidano cosa farne del mio amore sbagliato, inadeguato, incapace. Sono qui, ho detto. Quando vuoi.

Se il dolore non fosse questa spina...

S e il dolore non fosse questa spina, questa lunga dorsale della vita forse non saremmo altro che niente, e dobbiamo ringraziare che ci venga a visitare e ci porti notizia delle cose (D.Piccini)

Il nido

Immagine
Un nido tra i rami ancora spogli. Mi sento un po' così: come se il vento potesse portarmi via; come se gli sguardi potessero vedere oltre quello che vedo nello specchio; come se non ci fosse più un posto sicuro e mio. Cambiano le fatiche. Speravo di alleggerirle. Cambiano e restano. Quando cerco trovo. Devo ricordarmi di non cercare. Trovare fa quasi sempre male. A volte so quello che non vorrei sapere. Perché lo sento. E quando lo sento prima o poi ci vado a sbattere. Dovrei ricordarmi di non sentire. Tocco la mia inutilità. Il mio non esserci è meglio della presenza che impongo. Aspetto parole che non ascolterò. Non bastano i gesti lasciati cadere come fossero normali. Non basta il passare dei giorni. Fuori la primavera si lascia annusare. Amo la luce della sera, che sembra non voler cedere il passo al buio. Amo il mattino presto, l'aria ancora fredda che promette tepore. Amo i contorni nitidi e i cieli che sospendono il respiro per lo stupore di tanta bellezza.

Ti scrivo da vicino, come se la mano

Ti scrivo da vicino, come se la mano ti fosse oggetto breve affiorato, come se dalla strada ti arrivasse la piccola certezza per l’acquisto dei minuti seguenti. Da vicino come il sole, come la cicala. Come un silenzio pieno che ti venisse agli occhi di mattina e amarti fosse l’abito scelto al cominciar del giorno. (Pedro Talmen)

Giorni

Alcuni silenzi sono più difficili di mille parole. Eppure ci si abitua. E il rischio è di non saper più parlare. Alcune parole feriscono come colpi inferti con l'accetta su un corpo inerme. E non c'è medicazione che aiuti a sanare la ferita. Nemmeno il tempo riesce. E' la continua consapevolezza della piega delle labbra. E' la continua consapevolezza dello sfuggire dello sguardo. Alcune parole sono difficile da dire. Scusa, per esempio. Aspetto

Sono io?

Quello che ho sono io. Quello che ho siete voi. Quello che ho è sapermi alzare tutte le mattine. E notare come cambia la luce con il mutare delle stagioni. Quello che ho sono le parole che posso leggere; le parole in cui so perdermi. Quello che ho è l'altrove che ancora riesco a trattenere. Quello che ho sono le primule qui davanti a me: talmente belle da non bastare allo sguardo. Quello che ho sono le piastrelle rosse della mia cucina, che mi piacciono tanto da farmi pensare che non saprei cucinare senza. Quello che ho è il magone di alcuni giorni; da accogliere e poi riporre. Quello che ho è la nostalgia di tanti, il sentirmi sola, l'inadeguatezza da sempre, la paura. Quello che ho è il desiderio di preghiera. E la Provvidenza. Quello che ho sono io. Quello che ho, sono io?

Quasi sedici

Immagine
Potrei dirti di come il tuo primo sguardo mi abbia cambiata per sempre svelandoti da subito quale sei. Potrei dirti di come il tuo profumo lo riconoscerei tra mille, a occhi chiusi. Potrei dirti che a occhi chiusi riconoscerei i contorni delle tue piccole orecchie. Potrei provare a convincerti della tua bellezza; che richiede pazienza per essere compresa, impegno. E che proprio per questo se si riesce a conquistarla non si vorrebbe perdere più: fortunati coloro che riescono a vederla sotto la timidezza che prova a nasconderla. Potrei metterti in guardia dai tuoi limiti che riconosco nei miei; dai tuoi errori che fanno tornare i miei. Sceglierò il silenzio di un abbraccio e vorrei tu fossi certa di poterlo avere sempre. Sceglierò poche parole e molto ascolto. Perché ascoltarti è prezioso e non scontato. Sceglierò di guardarti senza farti sentire il mio sguardo. Ti guarderò dal cuore. Ci proverò. Che tu sappia sempre sorprenderti e sorprendere. Che tu possa essere avere sempre

Pausa pranzo

Basta l'attesa di un desiderio, alla felicità? Bastano piccole felicità, a rendere felici i giorni? Quale la differenza fra gioia, felicità, stare bene? "Il passato è davanti", diceva Rilke. E' ombra che copre? Ombra che svela la luce? Monito? Condanna o Speranza? Imparo da alcuni come non essere, come non diventare mai. Spreco energia? Dovrei concentrarmi su contagi migliori? Mi attende un colloquio per un possibile impiego del mio tempo "libero" in modo nuovo. Mi attende il timore del tempo che non so trovare. Ascolto troppo il battere disordinato del mio cuore, troppo incline a seguire il ritmo deciso da giorni faticosi oltre ogni immaginazione. Lascio che il mio cuore arrivi alle mani e renda fragili. Lascio che il cuore arrivi alla mia pelle e la renda vulnerabile. Non ascolto abbastanza la mia fame. Vorrei leggere, solo leggere. Perdermi definitivamente tra le pagine di un libro: la sola dimensione che in questo periodo mi salva.

Non so niente di te

Immagine
"Un figlio che non continua il padre spezza una linea. La rompe. E' un elemento di rottura, un figlio così, si può dire? L'ho pensato spesso. Ma adesso non lo penso più. Adesso che mi sono portato dietro quelle pecore lo so, e vorrei tanto dirtelo, papà, rassicurarti: quella linea spezzata continua, solo che continua in un'altra parte, in un altro modo, e va bene lo stesso, perché comunque quella linea è nata da te, da voi, viene da lì... Dovete in ogni caso esserne fieri. In ogni caso! Dovreste essere curiosi, voi genitori. Molto curiosi dei figli. Dovreste morire dalla curiosità di vedere dove diavolo andrà a finire, quella linea spezzata che è partita da voi, e che si spezzerà ancora decine di volte nei secoli, con i figli dei vostri figli e i figli dei loro figli. Decine di volte! Invece siete sempre così scontenti... Così incontentabili. Siete così privi di curiosità, voi genitori... Sembra che conosciate già tutto, che sappiate al millesimo che fine farà ogni