Buio a mezzogiorno

Capitano giorni di buio a mezzogiorno.
Capitano giorni che si vorrebbero attraversare dormendo un sonno senza sogni e senza fine.
Capitano giorni in cui tutto va come non dovrebbe andare; giorni che infrangono le speranze, per quanto faticose; che cancellano i progetti, per quanto complicati.
Capitano giorni che ti mettono spalle al muro, senza nemmeno la forza di cercare lacrime a sfogare l'amarezza, la delusione, il senso indescrivibile di impotenza. E di rabbia.
Capitano.
E non passano. Almeno così sembra: non vogliono passare.
Capitano giorni che sembrano senza speranza alcuna e che poi uno spiraglio per un respiro di minuscola, grandissima gioia lo lasciano passare.
Allora chiedo un bacio a mio marito e, forse, la mia voce non è quella di sempre, perché A, con la sua capacità di vedere oltre il reale e il qui, mi chiede se sono triste. Le mento per tranquillizzarla e lei sta al gioco. E poi mi abbraccia. Lei, così parca nel mostrare il suo enorme fragilissimo cuore.
Allora vado a sfinirmi ai colloqui con i prof. di F e mi commuovo. Perché i suoi voti sono poca cosa rispetto a quello che di lui mi raccontano tutti, compresa la prof di matematica che ha sempre sottolineato le imperfezioni, di F, e mai il suo modo di essere.
Capitano giorni che non vorrei. Che non voglio, ma ai quali non posso sottrarmi.
E questo stesso giorno che ho odiato e che mi ha ferito mentre già sono terra mi porta una consolazione ancora una volta data dall'amore di chi ho accanto.
Non basta a salvare questo giorno.
Basta a non lasciarlo andare.

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