Camminarle accanto

Gliel'ho letto negli occhi, il disprezzo. Il giudizio senza appello.
Le ho letto dentro quegli occhi azzurri come i suoi capelli. Vorrei fossero azzurri anche i suoi pensieri. Vorrei non saper leggere.

Ieri le camminavo accanto e pensavo a quando la immaginavo prima che nascesse e a come, nascendo, abbia subito messo in chiaro che non sarebbe mai appartenuta a me.
Camminarle accanto è imparare a muovere passi incerti; è cadere e farsi molto male. E' rialzarsi sempre e tendere la mano, se volesse stringerla.
E' il gelo del suo silenzio mentre l'abbraccio (e continuare ad abbracciarla).
Camminarle accanto sono i suoi occhi che si fanno ancora più enormi quando li riempiono le lacrime. Camminarle accanto è rubarle un sorriso e un abbraccio mentre dorme e mi fa spazio per potermi sdraiare accanto a lei.
E' imparare a non aspettarsi nulla che sia banale. E' imparare a essere fieri e orgogliosi di lei quando si concia che nemmeno morta uscirei così.
Camminarle accanto è imparare a farsi da parte e restare a guardarla. E restare, soprattutto.
E' dimenticare il desiderio di un abbraccio (e non riuscirci).
E' ascoltare le altre madri raccontare le loro fatiche con un sorriso che dice "eh, però, io sì sono una madre fortunata, e brava, anche!, con una figlia così!"
Camminarle accanto è imparare a dirmi che sono io la madre fortunata.
Ma stasera non ci riesco.
Stasera vorrei indietro la mia bimba piccola che dorme accanto a me nel suo pigiamino di ciniglia rosa. Che mi guarda con gli stessi occhi enormi di ora, ma senza la distanza che vi trovo oggi.
Stasera vorrei indietro le parole sbagliate, i toni di voce sbagliati, i gesti sbagliati, la mamma sbagliata che sono stata, che sono. E cancellare tutto. E riscrivere tutto.
Non so essere la sua mamma. E lei non sa che strada prendere.
Non so essere la sua mamma. Ma sono la sola che può avere.
Non so essere la sua mamma. E' un dolore immenso.

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