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Visualizzazione dei post da 2016

Gratitudine

Gratitudine è sentire il proprio cuore cambiare peso specifico. In un secondo. Grazie a cinque lettere nel mittente. Gratitudine è comprendere come questo amore non ha bisogno di domande. L'abbraccio ritrovato risponde a tutti i perché. Gratitudine è piangere di gioia e non smettere di sorridere. Ti ho atteso a lungo. Mi sono preoccupata, per te. Mi sono arrabbiata, con te. Mi hai ferita come nessun altro ha fatto, non fidandoti della mia capacità di accogliere ogni tua scelta. Però ora sei tornato. E solo questo conta. Ho ritrovato mio fratello il giorno dopo Natale. E lui si chiama Jesùs! E se dovesse avere ancora bisogno di silenzio e lontananza, spero abbia compreso che può dirlo. Lo aspetterò. Gratitudine è la felicità di riaverti con me. Non mancarmi più così tanto.

Verso la fine dell'anno

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Il regalo inaspettato di alcune ore di vacanza. Ogni tanto una gioia piccola e luminosa. Una sera di quiete, con la casa quasi pronta per il Natale e il silenzio riempito solo dal respiro dei sonni che amo. L'attesa di giorni che si sanno complicati, forse ostili, certamente faticosi oltre ogni dire. E la certezza che non si è soli, che si è stretti in un abbraccio caldo e protettivo. La Provvidenza. Sempre. Che ha nomi precisi che amo dire.

I nomi che diamo alle cose

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Parole ricercate, come sempre, di un'eleganza che rischia di non rendere giustizia alla storia che, a differenza della sua prima prova con la narrativa per adulti, questa volta c'è ed è coinvolgente. La Masini chiede la lentezza. Richiesta difficile da soddisfare, ma vale la pena di provarci. Sarà che in questo libro mette qualcosa che le appartiene molto, raccontando di una scrittrice per l'infanzia. Sarà che oltre all'amore per le parole, che caratterizza ogni suo lavoro, qui si trova anche l'amore per i personaggi e i luoghi narrati. Amo incondizionatamente l'autrice per bambini. E penso sia un peccato che tanti genitori si perdano la possibilità di condividere con i propri figli il mondo in cui Beatrice Masini concede di entrare con i suoi libri (primo fra tutti, per me, "L'estate gigante") "I nomi che diamo alle cose" ' un libro da svelare lentamente per riuscire a coglierne le tante ombre che nascono dalla tanta luce d

Il giorno del Ringraziamento

Da alcuni anni ho un quadernetto dove annoto, ogni giorno, un accadimento, una presenza, una parola, un gesto, per cui ringraziare la giornata appena trascorsa. Alcuni giorni non è facile trovarne una. In quei giorni annoto i nomi di chi amo. E non è poco! Oggi è l'occasione per dire un grazie più meditato. Grazie a te Perché mi hai dimostrato che nonostante tutti i nostri tentativi di distruggerlo, il nostro amore basta a se stesso e continua a regalarci il miracolo che siamo. Grazie ad A e F Perché hanno regalato alla nostra famiglia la gioia del loro stupore, la scoperta del loro essere altro da noi pur essendo parte dei nostri cuori. Perché in loro ci riconosciamo. Perché chiedono di imparare forme d'amore che non avremmo mai conosciuto senza di loro. Ai miei genitori Perché mi amano. Perché non sempre sento questo amore come una libertà, ma sempre ho saputo di potervi contare. Alla mia nonna Perché sei nel profumo delle torte che preparo per la mia famiglia. E pe

Sul mio comodino

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Leggere in parallelo Pamuk e Hardy. Lo sguardo lieve amorevole sul mondo e le tenebre anche dove dovrebbe esservi gioia. Forse la felicità è adesso. Basterebbe saperla scorgere. Forse. Di certo alcuni libri non finiscono quando si chiudono.

Buio a mezzogiorno

Capitano giorni di buio a mezzogiorno. Capitano giorni che si vorrebbero attraversare dormendo un sonno senza sogni e senza fine. Capitano giorni in cui tutto va come non dovrebbe andare; giorni che infrangono le speranze, per quanto faticose; che cancellano i progetti, per quanto complicati. Capitano giorni che ti mettono spalle al muro, senza nemmeno la forza di cercare lacrime a sfogare l'amarezza, la delusione, il senso indescrivibile di impotenza. E di rabbia. Capitano. E non passano. Almeno così sembra: non vogliono passare. Capitano giorni che sembrano senza speranza alcuna e che poi uno spiraglio per un respiro di minuscola, grandissima gioia lo lasciano passare. Allora chiedo un bacio a mio marito e, forse, la mia voce non è quella di sempre, perché A, con la sua capacità di vedere oltre il reale e il qui, mi chiede se sono triste. Le mento per tranquillizzarla e lei sta al gioco. E poi mi abbraccia. Lei, così parca nel mostrare il suo enorme fragilissimo cuore. Al

Fermarsi. Respirare

Non è tempo. Di fermarsi. Di respirare. Di sedere e semplicemente stare. E' invece il tempo di una fatica che esige determinata resistenza. E' il tempo di ferite inferte con mira precisa e puntuale e voluta. E cattiva. Tutti i giorni. Ogni giorno. Ecco perché il mio corpo mi ha parlato in modo tanto chiaro. La mente sa. La ragione sa. Il pensiero sa. Ma questo non sempre basta a proteggere il mio cuore, il mio respiro, la mia pelle, da chi prende la mira e colpisce. Sono qui, a cercare di focalizzare energie e pensieri su quello che di positivo uscirà da tutta questa follia paranoica che sta cercando di contagiarmi e colpirmi. Sono qui. Mi lascio colpire e poi mi rialzo. E alzandomi trovo le braccia di chi mi ama a stringermi. Braccia forti e braccia fragili. Le nostre. Tutte. Allora non c'è cattiveria che potrà davvero restarmi addosso. Perché chi colpisce non sa, non può e non potrà mai sapere, del miracolo che possiedo quando esco di qui ed entro nella mia vi

Un passo di lato

Un passo di lato. Provo a restare qui. A osservare il tuo camminare incerto; il tuo respiro irregolare; il tuo cuore che sembra sempre troppo gonfio o troppo vuoto. Un passo di lato. Provo a camminare con te. A guardare verso il tuo orizzonte; a cercare di essere sponda perché gli inciampi che incontrerai non siano troppi o troppo dolorosi. Un passo di lato. Provo a camminare con te. A volte ti prendo la mano. Mi sembra sempre un miracolo, la tua mano. Di una morbidezza che descrive quello che non vorresti svelare. Un passo di lato. Provo a camminare con te. A sentire, intuire, quasi mai capire; ascoltare, condividere, stupire. Un passo di lato. Provo a camminare con te. A lasciare spazio ai tuoi passi incerti e decisi; al tuo cercare e nasconderti e svelarti; al tuo andare e tornare. Un passo di lato. Provo a camminare con te. A cercarti nelle pause del respiro, in uno sguardo che fugge, in un gesto che ci somiglia ed è anche solo tuo. Un passo di lato. Per amarti come so

Capitano giorni

Capita di attraversare i giorni come un tunnel buio, senza vedere la luce in fondo, pur sapendo che deve pur esservi, prima o poi. Capita di aver paura, di temere di non riuscire ad arrivare, di non avere abbastanza fiato per correre, abbastanza forza, abbastanza coraggio. Capita di non poter che attraversarlo, il tunnel. E il coraggio, la forza, il fiato, di doverli trovare per forza. Capita. Capita di non uscire dal tunnel ma di trovare, in un punto non precisato della corsa, una finestra di luce e di aria; una panchina per riposare e prendere fiato; un momento per dirsi che la paura si domina, se non si riesce a vincere. Capita di incontrare una mano tesa e di afferrarla e sentirsi meno soli e meno impauriti. Capitano giorni inaspettati che portano un regalo minuscolo e prezioso. Perché il valore del gesto è molto più di ogni altro. Capitano giorni di bruma su acque lente e di cieli leggeri su colline morbide. Capita di inciampare in risate dimenticate e in chiacchiere profo

"La parola non salva, talvolta sogna"

Colpita al cuore da questo verso che chiude una poesia di Bonnefoy, ci penso da quando l'ho letta, stamattina. Stasera accendo il pc pensando di scrivere qualcosa per la fata turchina punk che abita con noi. Qualcosa che serva a me per alleggerire i pensieri e il cuore e provi a mettere ordine nel groviglio che sento dentro; qualcosa che la mia fata turchina non deve leggere. Qualcosa di confuso così come sono e come sto facendo. Ritrovo invece, in una cartella dimenticata, alcune pagine scritte diversi anni fa. Forse per questo blog. Non le ho nemmeno riconosciute come mie, visto che mi sono sembrate perfino belle: strano, solitamente quando mi rileggo cancello. Anche quello è un non riconoscersi. Leggo parole scritte e dimenticate e ne aggiungo di nuove. Poi ritorna il verso di Bonnefoy. Mi ha colpita al cuore perché ripeto spesso di essere stata salvata dai libri. E lo credo fermamente. Cadere dentro una storia e portamela lungo il giorno in attesa di un nuovo incontro

Camminarle accanto

Gliel'ho letto negli occhi, il disprezzo. Il giudizio senza appello. Le ho letto dentro quegli occhi azzurri come i suoi capelli. Vorrei fossero azzurri anche i suoi pensieri. Vorrei non saper leggere. Ieri le camminavo accanto e pensavo a quando la immaginavo prima che nascesse e a come, nascendo, abbia subito messo in chiaro che non sarebbe mai appartenuta a me. Camminarle accanto è imparare a muovere passi incerti; è cadere e farsi molto male. E' rialzarsi sempre e tendere la mano, se volesse stringerla. E' il gelo del suo silenzio mentre l'abbraccio (e continuare ad abbracciarla). Camminarle accanto sono i suoi occhi che si fanno ancora più enormi quando li riempiono le lacrime. Camminarle accanto è rubarle un sorriso e un abbraccio mentre dorme e mi fa spazio per potermi sdraiare accanto a lei. E' imparare a non aspettarsi nulla che sia banale. E' imparare a essere fieri e orgogliosi di lei quando si concia che nemmeno morta uscirei così. Camminarle

Poco meno di un giorno

Poco meno di un giorno da sola in questa casa che mi sorprende sempre, quando è così silenziosa. Poco meno di un giorno per non mancare al saluto per Cristina. Non bastano i pensieri e le preghiere che le ho inviato in questi mesi. Il suo sorriso, su quel foglio appeso ai muri della città, è ferita di una tenerezza inaspettata. Poco meno di un giorno per scoprire legami con chi non si conosce e si sente misteriosamente vicino. E' anche mia, la paura di non saper cadere. Poco meno di un giorno per tornare da chi si ama, per tornare al paese del cuore, ai pochi giorni che restano di questa estate senza vacanza, senza pensieri leggeri. Un'estate di corse senza fiato. Ma tanto l'estate non è per me. Attendo l'autunno. Ecco. E poi? Poi le parole non dette, le mani ritrovate, i corpi intrecciati dopo troppo tempo. E ancora, le parole pronunciate come un dono, le mani che vorrebbero cercarsi, gli occhi che si frugano. Sempre, l'amore che non si può non vivere. Anche

Estate

Aspetto ancora l'estate come da ragazzina?  Aspetto l'estate per i miei figli che tanto la desiderano; per i sempre meno giorni da sola che mi concede; per i sempre più brevi periodi di riposo. In un certo senso non l'aspetto più. Attendo invece, e con una certa impazienza, l'autunno. I maglioni caldi, le tazze a scaldare le mani, le giornate che si fanno più corte. In questi giorni di casa insolitamente silenziosa e poco tempo libero da dedicare alla mia poltrona, anche i pensieri sembrano meno desiderosi di trovare ordine. Ieri guidavo tornando dalla mia casa del cuore e pensavo a una persona che non conosco ma leggo. Pensavo che non si potrebbe essere amiche: troppo diverse. Eppure ciò che leggo di quello che non racconta scrivendo, colma i silenzi del mio non scrivere il dolore di qualche estate fa. La cicatrice è ancora sulla mia pelle, nel mio cuore, tra i miei pensieri. Solo la sfioro più lievemente e, talvolta, con un poco di tenera saggezza. E pensav

Punto

Ti ho pensato ieri? Forse un po' più tardi dell'anno scorso.  Eppure i giorni scorsi eri così presente, che per forza avrai dovuto sentirlo, il mio pensiero che ti pizzicava... Ho pensato, ieri, che forse sei talmente certo del mio bene, che hai pensato di poterti concedere questo silenzio doloroso. Vedi? Non riesco nemmeno ad essere così arrabbiata come vorrei, con te. I giorni scorsi li ho trascorsi con una leggerezza che ho capito solo ieri quanto sia stata preziosa. Non so se siano stati altrettanto belli per A., ma poter aver tempo senza fretta solo per noi due, mi ha fatto ritrovare la gioia lieve di una maternità sempre troppo di corsa. Invece noi due abbiamo bisogno di spazio, di non tempo, di colazioni che diventano pranzi chiacchierando. Restano le fragilità, i dubbi, gli errori inevitabili.  Restano le mani intrecciate prima di addormentarsi. Restano la giornata di quasi vacanza e i pasti un po' troppo golosi. Restiamo noi. Tutto questo perché di

Un abito fuori misura. L'estate per me. Allora provo a rubare spazi di vacanza dove la vacanza non c'è. Ho un fiume; una montagna. Ho il vento sul terrazzo, la sera. La fatica dei giorni si stempera al pensiero di una minuscola fuga possibile con un semplice sì. "Sì"

Mi basteresti?

"Io te vurria vasà - sospira la canzone ma prima, e più di questo, io ti vorrei bastare come la gola al canto e come il coltello al pane come la fede al santo io ti vorrei bastare. E nessun altro abbraccio potessi tu cercare in nessun altro odore addormentare, io ti vorrei bastare. Io te vurria vasà - insiste la canzone, ma un po' meno di questo io ti vorrei mancare, più del fiato in salita, più di neve a Natale, più di benda su ferita, più di farina e sale. E nessun altro abbraccio potessi tu cercare in nessun altro odore addormentare. Io ti vorrei bastare." (E.De Luca) (Io ti vorrei bastare. Allora tu mi basteresti?)

Va bene così. Anzi: no.

"Ho voglia di vederti", scrivi. E però da mesi non è possibile trovare minuti che lo consentano. Il tempo soffoca le giornate. Almeno quelle in cui ho proposto le chiacchiere che tanto sembrano mancarci. So bene che il mio posto nel tuo cuore è lì. Conosco lo spazio che occupi nel mio. E ho un po' di paura.  Di essere troppo faticosa. E poi tu hai così tanta vita nei tuoi giorni che io divento una piccola presenza in punta di piedi: come non meritassi di entrare. Mi scuso, per questo. Non sei tu che mi fai sentire così. Sono io che ho questa costante sensazione di inadeguatezza. Il privilegio di averti incontrata mi sembra ancora un regalo che potrei perdere da un momento all'altro. Per colpa mia. Va bene così. Ci vogliamo bene così. Poi sfuggo anch'io, a qualcuno. Perché non ho molta voglia di fingere che tutto vada bene. Non dovrei farlo, con un'amica. Ma è un'amica che mi cerca quando deve condividere fatica o dolore. Non mi ha mai cercata per
Sentirsi amati non è dono per tutti.

Silenzio

Impossibile non scegliere il silenzio. La voce viene fraintesa, la parole non ascoltate. Impossibile restare davvero in silenzio. Ci sono le frasi di convivenza minima indispensabili. Ci sono pensieri che non possono tacere. Impossibile sentire il silenzio come la scelta giusta. Troppi silenzi hanno ferito più delle parole sbagliate. E però scelgo di provare a tacere. Perché non so dire. Sbaglio comunque. Forse allora il silenzio è l'errore meno pericoloso. Non so nulla. Solo il grigio che mi impedisce il sogno lento e il sonno libero da pensieri. Non so come muovere i miei passi, dove orientare il mio andare. Ascolto, e diventano carne, parole che tagliano. E le sento ripetere dalla voce di chi non sa nemmeno quanto possono ferire. Ascolto, e diventa carne, il silenzio che s'illude di lasciar correre, di risolvere. Non voglio dire. Non voglio ascoltare. Occupo il mio tempo di gesti superflui. Occupo il mio tempo di attimi superflui. In attesa che arrivi sera;

...i miei sogni defluiti come acqua...

"Tutti i miei castelli d’aria si sono sciolti come neve, tutti i miei sogni defluiti come acqua, di tutto ciò che ho amato mi rimane un cielo azzurro e qualche pallida stella. Il vento si muove piano tra gli alberi. Il vuoto riposa. L’acqua è silenziosa. Il vecchio abete sta sveglio e pensa alla nuvola bianca baciata in sogno." Rubo le parole di Edith Södergran, perché non ci fosse la poesia non saprei cosa dire. Di questi anni così privi di ossigeno se non in rari momenti regalati e subito persi. Di questi anni in cui mi sembra di non saper dire, non sapere vedere, non sapere quali gesti compiere. Di questi anni in cui forse dico troppo, vedo troppo, mi muovo troppo. Ho il cuore gonfio di desideri che non so mettere da parte né realizzare. La mia zavorra che impedisce a questo giorno di scivolare senza peso tra i miei confusi pensieri e tra i miei inutili gesti. Chiudere gli occhi per il troppo sole. E dormire. Fino al prossimo maggio. O anche più in là.

...ma tu partivi sempre la sera prima del mio arrivo

"A  cosa mi è servito correre per tutto il mondo, trascinare, di città in città, un amore che pesava più di mille valigie; mostrare a mille uomini il tuo nome scritto in mille alfabeti e un’immagine del tuo volto che io giudicavo felice? A cosa mi è servito respingere questi mille uomini, e gli altri mille che fecero di tutto perché mi fermassi, mille volte pettinando le pieghe del mio vestito stanco di viaggi, o dicendo il tuo nome così bello in mille lingue che io mai avrei compreso? Perché era solo dietro a te che correvo il mondo, era con la tua voce nelle mie orecchie che io trascinavo il fardello dell’amore di città in città, il tuo nome sulle mie labbra di città in città, il tuo volto nei miei occhi durante tutto il viaggio, ma tu partivi sempre la sera prima del mio arrivo." (Maria di Rosario Pedreira)

Con il sole negli occhi

Imparare a camminare con passo lieve. Per andarsene con soave leggerezza. Imparare il respiro sereno. Per andarsene con un sospiro di dolcezza. Imparare il battere lento del cuore. Per andarsene come danzando su un rigo di musica nuova. E in tutto questo una mano a chiudere gli occhi, accarezzare la fronte. E due labbra a baciare la pelle morbida di chi può finalmente riposare. La morte s'impara vivendo?

Pensieri come sempre confusi. E il silenzio

In questo maggio che sembra novembre, sono tornate le colombe. Come ogni anno provano a fare il nido lì dove il nido proprio non ci sta. Tutta la mattina lavorano senza sosta (il pomeriggio chissà dove vanno...). Lui avanti e indietro cercando di trovare posto sicuro ai ramoscelli che porta nel becco; lei a guardarsi intorno, proprio come se riuscisse già a vederlo il nido che lui le costruirà. Ogni anno falliscono nell'impresa: lì, tra il tetto e la tenda, lo spazio non basta. Cosa li fa insistere, anno dopo anno, prima di comprendere e andare altrove? Cosa ci fa insistere ad amare spazi che non abbiamo, luoghi che non ci appartengono, progetti che non compiremo? Leggo che le non scelte determinano la nostra infelicità, la colpa della quale, quindi, è solo nostra. Cosa ci impedisce di scegliere, di compiere il passo che sappiamo, di chiudere una porta e prendere la strada? Giorni senza luce. Sarà questo improbabile cielo novembrino. Saranno i gesti mancati che disegnano i

Stagioni

Pensavo. Delle stagioni non serbo ricordo. Io, che amo il profumo della pioggia, i cieli mutevoli, il cambiare del viale, il primo giorno senza calze e quello del primo maglione, non ricordo se l'inverno appena passato, e che è tornato per un ultimo saluto, è stato particolarmente freddo, o mite; se la scorsa estate è stata faticosamente calda o di un piacevole tepore; se davvero le mezze stagioni non ci sono più. Delle stagioni, di cui pure non potrei fare senza, non serbo ricordo. Forse perché le vivo nel presente; forse perché non le incornicio come foto di momenti da ricordare; non le attendo se non per come arrivano. Forse perché sono il mio oggi, senza ieri e senza domani. Fosse così anche per i pensieri. E il cuore.

Verde

Il verde sulle montagne si fa più nuovo. Desidero, voglio, un uomo che mi ami a modo mio. Che mi regali dei tulipani gialli senza una ragione; che mi lasci un bigliettino di buongiorno sotto la tazza della colazione; che ascolti i miei desideri e non resista alla tentazione di realizzarli. Un amore che canti, per me. Che capisca i silenzi e le parole non dette; che sorrida pensandomi e rida sentendo che faccio lo stesso pensandolo. Voglio un uomo che accolga le ostilità e le distanze e le trasformi in abbraccio rotondo. Voglio un amore facile. Che scivoli sulla pelle come un pensiero leggero. Lo voglio verde, come delle montagne che mi hanno stupita stamattina. Voglio traboccare di stupore. Voglio sentirmi sazia e affamata da tanta attenzione. Voglio permettermi il coraggio dei desideri. Voglio un amore verde.

Purity, Jonathan Franzen

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Amo leggere Franzen anche per una ragione estetica: i suoi libri hanno molte pagine e richiedono tempo. Non sono i libri che porto nella borsa e leggo mentre attendo. Sono libri che mi aspettano sul comodino, o accanto alla mia poltrona preferita, a casa.  Purity racconta di una famiglia inconsapevole e lo fa intrecciando più storie dentro la storia, facendo intuire il percorso dei protagonisti e poi sorprendendo con destini non prevedibili. Fornisce al lettore moltissimi in dizi, ma poi lo porta a considerare ogni volta un diverso punto di vista. Non saprei nemmeno dire chi è il protagonista della storia. Se la Purity del titolo, in balia di adulti confusi più di lei, o Andreas Wolf, il “Grande Fratello” alla ricerca di una purezza impossibile. Se Tom e Leila, che del giornalismo coerente hanno fatto la loro ragione d'essere, o la madre di Purity, che si cela al mondo nel desiderio di una moralità assoluta. Tutti hanno modo di raccontare la propria storia, legata a quella degli

Compleanno

Non ho ancora spalancato le imposte di questa casa che ancora odora di polvere e fatica. Non ho lasciato che il sole scaldasse i muri, perché il sole non riesco a vederlo. I miei giorni, qui e ovunque tenti di andare, sono notti prive di stelle. Non posso muovermi in tanta oscurità. Riesco solo a piangere il mio errore. E sono io.

Allora. Adesso.

Dopo tanto immobile silenzio, un gesto. Un abbraccio. Ho pensato "ecco" e un nodo, benché minuscolo, pareva sciogliersi. Non so cosa sia stato, poi. Un movimento impercettibile del braccio, forse. Un respiro colto. Come quando capii, allo stesso modo, che a Barcellona non eri solo; che a Madrid non lo saresti stato. Ecco. Come allora. E l'abbraccio si è tramutato in un addio non detto. Allora ci son voluti anni perché il velo cadesse, davanti al quadro di Hopper che non riesco più a guardare. Adesso? Aspetterò altri anni. Aspettare è la sola azione possibile, per me, ora. Ma a differenza si allora, adesso so. E sento l'orologio che segna lo scadere del tempo.

Solo la poesia può

Non lasciarmi quando arde la stella di mezzanotte, quando fuori e in casa tutto va bene come non mai. Non per qualcosa e senza un perché semplicemente e tra l'altro lasciami quando provo dolore vattene abbandonami del tutto. Che si svuotino i cieli, che diventino neri i boschi, che prima di dormire abbia una gran paura di chiudere gli occhi. Che l'angelo della morte come al cinema ora mi versi il veleno nel vino, ora la vita mia mischiando come un mazzo di carte butti sul panno la carta di fiori. E tu resta pure in disparte- biancheggia come un ciliegio alla finestra a non arrivandoci, ridi, allungandomi la mano. (Boris Ryzhij)

Pece

Ho scritto, e cancellato, troppe parole, per non sapere a chi indirizzarle. Ho scritto, e cancellato, troppe parole, per non ascoltare, come risposta, il certo silenzio che i miei tentativi di dire ricevono in risposta. Sapessi cancellare in ugual modo i miei pensieri, sarebbe già una speranza. Nero come la pece, ciò che riempie il mio camminare in questi giorni che non desidero. Nero come la pece il giorno che mi aspetta e quello dopo e quello dopo ancora. Non vedo la strada. E cado. E vorrei non rialzarmi più. Per questo, sono tornata? Perché il nero trovi spazio anche fuori di me e mi circondi, oltre a riempirmi? State lontani, tutti. Sono vischiosa, nera, brutta. State lontani, tutti.

Impossibilità

La sola possibilità realizzabile, è limitare il contatto con me stessa. Almeno per gli altri, perché io devo ancora imparare come fare a non frequentarmi. Forse è questo il motivo del mio sonno: mentre dormo sono in qualche modo lontana da me. Il vero altrove. Tutto il resto è sogno che ferisce. Il tentativo di dire. Il cercare mete il più lontano possibile o un abbraccio che mi porti via. Il buio è per la solitudine, quando esce da noi. Nessuno vuole stare con chi pensa nero, vede nero, vomita nero. Nemmeno chi tutto quel nero lo ha addosso, ne è impregnata, lo respira ogni momento. La sola possibilità è starmi lontano. Qualcuno ci riesce benissimo. Io no.

Sono giorni

Sull'orlo del precipizio in attesa di perdere l'equilibrio e finalmente precipitare. Un passo  sull'orlo del precipizio, ho scoperto una sorta di galleggiamento. Faticoso oltre ogni dire. Che cerca di sciogliersi in pianti silenziosi e solitari che sedimentano fatica e chiudono il respiro. Il castigo del resistere. La punizione della lucidità nel pensarmi. La pena di non potermi sciogliere da me stessa. E in tutto questo il mondo che continua a restare in precario equilibrio nonostante me.

Specchio

Le mie labbra hanno contorni più netti, forse stanno diventando più sottili. Come se la piega della mia bocca stesse cambiando. L'impercettibile sorriso che in tanti hanno notato sembra aver lasciato il posto a un diverso segno. I miei occhi cercano più spesso la messa a fuoco di ciò che osservano e se si osservano, diventano leggermente più stretti. La tristezza che in tanti hanno osservato sembra diventata più profonda. A volte il mio viso sembra più affilato; nonostante i contorni meno netti, la pelle meno tesa. Ho rughe sottili, altre più decise. Altre ne verranno. Le accolgo tutte. Come i fili bianchi tra i capelli mai così confusi. Mi guardo allo specchio e mi riconosco. Riconosco i pensieri che hanno disegnato il mio viso e riempito il mio sguardo e dato ritmo al mio respirare in apnea. Mi riconosco. E mi amo. Nonostante l'errore evidente che sono. Mi riconosco. E vorrei dissolvermi per non essere più l'errore evidente che sono.

Ecco.

"Viaggio"  ( Wole Solynka ) Non penso mai di essere arrivato, anche se sono alla fine del viaggio. Ho preso una strada lontana dalle vette ma fatta di domande e che mi porta giù verso una casa, a quell'altra terra. ... Non penso mai di essere arrivato, anche se un segno d'amore e di benvenuto mi attraggono verso casa ...

29 febbraio

Questo è un giorno come un segnalibro tra due pagine scelte. Come un sorriso che non si aspetta, o quell'abbraccio che ti ricompone. Un regalo. Eppure non ha luce, il cielo. E la pioggia suona rumorosa contro i vetri e il vento fa cigolare le porte fragili che proteggono il mio sonno. Questo è un giorno inusuale. Come un vestito dimenticato, di un improbabile colore: preso e subito dimenticato. Questo è un giorno che non ha inizio né fine. Un po' come il mio sogno lento. Questo è un giorno che arriva un po' a sorpresa. Come un amico che non si vede da tempo. Questo è un giorno che tornerà. Come vorrei tornassi tu, almeno per un giorno, almeno ogni qualche anno, almeno per una parola che potrebbe essere anche un addio.

Sera

"Sono nata per vagare senza riposo". Mi pare inizi così una poesia che mi piace per nulla. Il mio vagare stando immobile è probabilmente conseguenza di un cuore sparpagliato che affatica il mio respiro. Leggevo, poco fa, di sogni da abbandonare per non morirne. Leggevo, sbirciando di nascosto, parole belle di chi le parole le ama e le vive. E le rispetta. Io? Io ho chiesto un giorno di sole. E non si può avere. C'è da fare. Forse ho piuttosto chiesto una minuscola follia che aveva necessità di un sì pronunciato prima di essere pensato. La mia incapacità usuale di insistere per ciò che non c'è. Di inseguire un desiderio tanto piccolo da essere impossibile o talmente grande da non riuscire nemmeno a sfiorarlo col pensiero. Ecco. Stasera parole prive di senso. Serve acqua. Tanta. A circondarmi. A portarmi via da me. E serviresti tu. Spengo i pensieri dentro di me. Accendo un libro. Chiudo gli occhi. Apro un sogno. Domani cercherò una storia che non abbia i mi

La tristezza

La quotidianità sembra vincere sulla novità del ritorno. Eppure mi sento ancora sulla soglia, in bilico tra l'entrare e l'uscire. Le mie scarpe sono pronte per un altro viaggio e un'altra assenza. Per il silenzio e la scoperta di un altrove che qui rischia di essere offuscato dal passare scandito e sempre uguale dei giorni uno dopo l'altro. Ma resterò. Con i miei pensieri che trovano ordine solo quando sono sotto la doccia che mi scalda prima di dormire. Con il mio sguardo che non riesce a cancellare i confini dei miei pensieri e a volare davvero in altro cielo. Con il mio cuore sparpagliato e talvolta perso. Resterò con ferite che non possono guarire e che tornando qui riesco a sentire sotto le dita come fossero di ieri. Con il silenzio di queste stanze che aspettano la luce dei giorni che si fanno lunghi; che aspettano un ritorno che non ci sarà; che respirano con timore i desideri che nemmeno si ha il coraggio di pensare. Resterò cullando il mio sogno lento, c

Via di qua

La stanchezza di avere sguardi che non coincidono con i pensieri. Ho sfogliato il desiderio di una stanza tutta per me ben sapendo di non averne il coraggio. Domani tornerò alla disciplina dei buoni propositi che reggono il mio instabile equilibrio e impediscono ai pensieri di invadere il cuore. Domani. Stasera perfino il mio sogno lentissimo sembra doloroso.

Tradire. Confidare.

Tradire significa consegnare. Potrebbe essere una parola bellissima. Ma tu hai consegnato me all'oblio e te a non so chi altro e con un'apparente leggerezza che non mi appartiene quindi non riesco a comprendere. Non è stato un tradimento d'amore. O forse sì. Perché confidenza significa fiducia e tra noi c'era confidenza. Tradire lascia un segno che non è possibile annullare. Anche la confidenza scambiata lascia un segno impossibile da dimenticare. Sono arrabbiata. Perché ho riposto la mia confidenza tra le tue mani e tu l'hai tenuta cara per molto tempo, finché non ho creduto che l'avresti tenuta con te sempre. Invece in un attimo hai lasciato che si frantumasse nel silenzio e nel vuoto più dolorosi. Non ti sei fidato della mia capacità di accogliere e comprendere. E amare. E sono furiosa, con te, per questo. Non per un gesto che non conosco e posso solo immaginare. Non per pensieri solo tuoi che non ho potuto ascoltare ma solo immaginare. Non per sc

Fili

Per un attimo ho sperato di risentire tra le dita il filo che potrebbe riportar t i a me. Per un attimo. Poi il cuore è tornato al ritmo consueto. Non è vero. Al mio cuore, da quando sei sparito, senza un perché, manca sempre un battito. Come manchi tu.
Si è soli quando nessuno sembra vederci; quando non sentiamo la carezza di uno sguardo. Si è soli quando nessuno sembra ascoltarci; quando le nostre parole restano dentro per non perdersi in un silenzio di banale distrazione. Si è soli in mezzo a un folla, nel disagio di discorsi lontani da noi, nell'imbarazzo tra persone non sufficientemente sconosciute e non abbastanza amiche. Ho sempre avvertito la mia trasparenza, il mio non lasciar traccia. Ho sempre desiderato avere la capacità di contorni ben incisi. Vanità. Ho affinato l'arte della trasparenza, del muoversi senza spostare l'aria, dell'osservare passando oltre, come se tutto ciò su cui il mio sguardo si pone, fosse al di là della materia che deve attraversare. Eppure sono stata notata, vista, guardata. Sono stata udita e ascoltata. Allora cos'è questa solitudine che da sempre mi è compagna? Mi manca la pioggia a farmi compagnia.
A volte basta saper di potersi fermare. E attendere. Forse è nato da questo il desiderio di tornare, anche se ancora non ho ben chiaro il come del mio tornare. Ancora non so come riempirlo, il mio ritorno.Quali parole pronunciare, quali pensieri osare. Sospesa nell'incertezza del mio stesso desiderio di trovare una via, un'espressione, un modo, per pensieri che non rimangano prigionieri tra i nodi dei miei capelli. Forse servirebbe qualcuno con cui condividerli, i miei pensieri; trasformandoli in parole rumorose, in risate, in sorrisi d'intesa, in silenzi leggeri di complicità. Forse. Ancora un forse. Però. Questo luogo mi è mancato. Starne lontana è servito a sollevare lo sguardo, seppur di poco. Non ha attutito la nostalgia per chi non cammina più al mio fianco, per chi non può o non vuole camminare al mio fianco. Non ha curato il dolore, la distanza; né amplificato la gioia. Ero sempre, Macabea, io in un altrove diverso da quello che desidero. Perché l'altrove

Lentamente

Comincia con un pensiero piccolissimo, bisbigliato appena. Poi si notato coincidenze che tali non sembrano. Un profumo, un oggetto che si credeva smarrito improvvisamente ritrovato, una voce. Ricordi? La nostalgia si fa urgenza. E si ritorna. Questa casa silenziosa che ha accolto il mio lento ritorno, ha ancora le finestre socchiuse; ancora la polvere copre molto del suo calore. Fuori i giorni passano veloci, il respiro non trova il tempo di ascoltarsi, il tempo scivola tra parole poco attente e sguardi troppo di corsa. Incespico. Non cado. L'apnea che da sempre regola il mio cuore è tutta lì fuori. Qui è silenzio e ombra accogliente e calore come di braccia che mi attendono. E provo. A ritornare. Lentamente.

Freddo

Forse l'amore più grande è quello che sa tacere; quello che vede e decide di non guardare, che sente e decide di non ascoltare. Forse tornare è più doloroso che partire, ma forse è nel rimanere che l'amore attraversa i giorni. Imparare il silenzio che si nutre di gesti. Un abbraccio, per esempio. Imparare il silenzio che accoglie e ristora e diventa rifugio; e casa. Ho necessità di pensieri che trovo solo quando l'acqua mi è ovunque, ma qui fa ancora freddo, e mentre imparo il silenzio e cerco pensieri, desidero respirare la voce calda di chi mi ha abbracciata e non è.

Macabea

Capita di tornare Capita di trovare una chiave rimasta nascosta tra troppi oggetti dimenticati. Capita di sentire un profumo, una voce, una luce; e il ritorno sembra inevitabile. Dove sono stata? Ferma o in cammino? Più rughe sul mio viso, più confusi i miei capelli, più consapevoli i miei pensieri. Meno ferme le mie mani, meno sicure le mie labbra, meno consapevoli i miei pensieri. Più stanchi gli occhi, più lento il cuore. Meno sicuro il passo, meno certa la strada. Nessuno ha bussato alla mia porta; nessuno è venuto a cercarmi. Partita dal nulla al niente ritorno. Partita da me, torno a me. E' possibile la partenza se non prevede il ritorno? Ho aperto la porta e, senza accendere la luce, ho socchiuso la finestra. I prossimi giorni deciderò se aprirla, se dare aria alle stanze, se togliere la polvere che si è posata ovunque raggiungendo i miei gesti ma non i miei pensieri.Forse. I prossimi giorni deciderò. Adesso mi siedo, respiro piano e riconosco il post