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Visualizzazione dei post da ottobre, 2013

Se non ci fosse la poesia

"poi pensi che ho troppo desiderio di te ho paura, dici, che ami solo il mio corpo cosa risponderti, se non prenderti tra le mie braccia fino a fare vibrare la tua anima"    Le parole come àncora in un giorno di pensieri alla deriva...
Proviamo a cambiare colore a questo giorno...   Sogna dolcemente, fino a che i raggi del sole non ti troveranno.  Dolci sogni che lasciano tutte le tue preoccupazioni dietro di te. Ma nei tuoi sogni, qualsiasi cosa loro siano, sogna di un piccolo sogno di me.

Così

...E se avevo un sogno il resto non contava. Né lavorare né pregare né studiare di notte (....) Ed il sogno viveva nel vuoto del mio spirito. Una casa di legno, in penombra, in uno dei polmoni del tropico. E talvolta tornavo dentro di me e visitavo il sogno(...) Un amore sboccato. Un sogno dentro un altro sogno. E l’incubo mi diceva: crescerai. Ti lascerai alle spalle le immagini del dolore e del labirinto e dimenticherai. (...) "I cani romantici" R.Bolaño Ecco. Alcuni giorni si dovrebbero poter saltare. Quando anche gli ostacoli più banali sembrano insuperabili; quando le fatiche più evitabili rotolano senza poter essere fermate; quando il respirare è come cercare aria dentro un sacchetto di cartone. Oggi è così. E allora rubo parole che non mi appartengono e nemmeno somigliano molto. Perchè oggi c'è un'estranea dentro di me. E non mi trovo.  

Tutto torna

" Fuori piove e tu sei la persona con cui voglio guardare fuori quando fuori piove" Penso di aver comperato il libro per questa frase e per quanto mi piace la pioggia. "Tutto torna" è un piccolo libro dove le parole sono cercate con cura e la loro bellezza supera quella della storia che raccontano. Forse non è un bene, per un romanzo, ma è bello per chi le parole le ama e di parole si nutre. "Il fatto è che di me non devo spiegarti niente: ci sei, c'eri. M'intuisci anche da lontanissimo. (...) Ho paura che un giorno, dopo esserci tanto mancati, ci chiederemo se potevamo fare qualcosa concretamente invece di mancarci senza fare niente (...) Metti una bottiglia di vino rosso, togli il mio imbarazzo. Metti quel piccolissimo neo che hai sul labbro, togli la mia esitazione. Metti il gelato al pistacchio, togli le mie domande, soprattutto quella a cui da solo do la risposta. Tutto torna. Metti la pioggia, metti un film e togli il sonoro. Togli i vestiti,

Caro piccolo insetto

Caro piccolo insetto che chiamavano mosca non so perché, stasera quasi al buio mentre leggevo il Deuteroisaia sei ricomparsa accanto a me, ma non avevi occhiali, non potevi vedermi né potevo io senza quel luccichìo riconoscere te nella foschia. (E.Montale) Se non ci fosse la poesia, a chiarire i pensieri confusi...

Altalena

Gli stessi accadimenti, le medesime parole, identiche percezioni, possono un giorno distruggere e il giorno seguente scivolare con la leggerezza di una foglia. Un'altalena di umori, di serenità, di fatiche o leggerezze che non trovano nessuna giustificazione razionale; che si devono semplicemente accogliere per come arrivano e per come svaniscono. Pietre e piume. Sole e buio. Lacrime e sorrisi. Ho sempre le mie braccia spalancate a cercare l'equilibrio. Ho sempre la consapevolezza della mia indistruttibile fragilità. Ho sempre le catene di quest'altalena cui aggrapparmi. E non cado. Porto pensieri pesanti e sorrisi faticosi attraverso i miei giorni. Ricevo in dono pensieri leggeri e sorrisi lievi per attraversarli con meno fatica. E non cado. Anche quando mi sento sciolta in una pozzanghera fangosa, quando, la sera, l'acqua mi scivola addosso portando via lacrime e pensieri, io non cado. E non so. Se sia fortuna o castigo.

Io e Macabea.

Questo altrove inizia a essere corposo, così ho speso del tempo per riordinarlo un po' e, non so come, ho "portato su" un paio di vecchi post. Va bene così, li lascio lì. Ho riletto parole che avevo dimenticato e mi sono stupita di ritrovare l'attimo in cui sono state pensate e scritte; di risentirne l'umore, il profumo, il dolore o il sorriso. Non so davvero che senso abbia tutto questo scrivere in questo altrove desolato e confuso. So che qui c'è molto di me, di Macabea, dei miei disordinati pensieri, del mio non detto. So che rileggermi, stranamente, mi è anche piaciuto. Come darsi una pacca sulle spalle, da soli. Un po'...come dire...vanitosamente autoreferenziali (che brutte parole, ma non me ne vengono altre...). Allora penso a qualcuno che sfioro di tanto in tanto e che non teme la propria autostima, il proprio talento mostrato con arguta esposizione; il proprio bisbigliato risentimento se altri non lo notano. E penso a questo angolino nascost

Solo i bambini

Solo i bambini sanno alleviare con dolcezza la tristezza.
La felicità è piccola cosa. Un abbraccio di gioia inaspettato. Un sorriso che non sa spegnersi. La felicità è fragile come cristallo sottile. Basta un fiocco di neve a scioglierla.

Mio fratello Simple

Ancora una volta è Alice a suggerirmi un libro bello. E ancora una volta noto come non esistano libri per ragazzi o per adulti, ma solo libri belli o brutti. Mio fratello Simple è un libro da leggere da quando ci si può regalare tempo, quando si può sorridere senza timore. Il miracolo di questo piccolo libro è nella levità che le parole donano alla storia. Simple è un ragazzo con un ritardo mentale, un "i-d-i-o-t-a", precisa sempre lui quando il fratello minore Kléber lo presenta cercando di giustificarne la trasparenza e il candore. I ruoli s'invertono, le famiglie si scompongono e ricompongono in ordini inconsueti in ogni libro della Murail. Kléber promette a Simple che non lo lascerà mai solo, che non lo rimanderà più nell'istituto scelto da un padre assente. Ma Kléber ha solo diciassette anni, va a scuola, s'innamora, si confonde, si perde e si ritrova Simple che ha la capacità di svelare le verità che solo i bambini sanno vedere e riesce a spiazzare i

Quello che vorrei

Ci penso da un po'. Quello che vorrei è una stanza tutta per te. Dove non potrei entrare senza calpestare un po' di tutto ciò che sei tu; dove suonerebbe sempre la musica e dove potresti danzare senza interruzioni. Quello che vorrei è una stanza tutta per te. Dove mi sembrerebbe di entrare un po' in una caverna piena di ombre e magie e incantesimi e progetti e numeri e fantasia. Quello che vorrei è una stanza tutta per te. Dove troverebbero posto le mille passioni, i mille foglietti, i francobolli, i reperti di archeologia informatica, gli abiti lisi e smessi da una vita. Quello che vorrei è una stanza tutta per me. Dove poter non fare il cambio armadi, dove stirare senza riporre ogni volta tutto, dove tenere la mia poltrona così com'è: sgualcita, sdrucita, sfondata. Quello che vorrei è un bagno per i maschi, pieno di schizzi sullo specchio; e uno per le femmine, intriso di profumi e con la biancheria dimenticata. Quello che vorrei è la nostra cucina, dove far

Sogni

In quella soffitta sono chiusi tutti i miei sogni che non saranno. C'è polvere e disordine che non c'era, perché i miei sogni li avevo riposti con ordine, certa che un giorno avrebbero preso vita. Ora ci sono i loro scheletri, che devo, devo, devo, eliminare. Non posso continuare a saperli lì, a prendere polvere, a rovinarsi. Non posso continuare a vederli così, perché fa male di un dolore che non posso raccontare. E devo farlo presto e da sola. Per piangere come si deve, per respirarne l'odore un'ultima volta e provare a tenere solo la parte di loro che può diventare un ricordo. Tutto il resto, che diventi il sogno di qualcun altro

Consapevole

La consapevolezza è un dono insolito. Ha spesso contorni nitidamente frastagliati, indica una via precisa in più delle volte per perdercisi. E' come un'onda che allargandosi stringe e costringe. Ha nome. Lascia indelebile il suo segno anche quando la si nasconde in profondità, quando barlumi di razionale follia fanno illudere di averla scordata. Resta lì, invece, tenace e testarda. Aggrappata al cuore con un morso, ai pensieri con un peso inimmaginabile, quando ancora gli occhi erano socchiusi. Forse, forse, il suo contrario è la gratitudine, quando, se, trova spazio...

Da sola

Leggo parole di gioia, di attesa, di affetto che si desidera condividere. E condivido, davvero. Tutto il mio bene per quella gioa, quell'attesa. E poi scoppio a piangere e non so smettere. E mi sento in colpa per il mio pianto, per il sentimento di invidia, per la colpa che vorrei dare e non so a chi. E nessuno con cui alleggerire il mio peso adesso, subito, non dopo, non quando le lacrime saranno asciugate e il respiro si sarà fatto regolare. Non quando la ragione avrà ripreso spazio e gesti e modi e parole. Ora. Ho bisogno di qualcuno che mi porti via questa tristezza, che faccia sparire la mia cicatrice, che cancelli dalla mia memoria quella minuscola schiena adagiata nella culla che ero, nella tomba che sono stata. Perché tutto questo? Perché la mia incapacità di chiudere in un cassetto, per sempre, i sogni, le delusioni, il dolore? Non è solo mio, questo dolore. In questo istante è di milioni di altre donne, da sempre; per sempre. Non sono sola, ma questo non conso