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Verso il nuovo anno

Ancora il silenzio intorno. Tra poco la casa si sveglierà, si riempirà di confusione che annuncia partenza. Verso la casa del cuore, verso gli affetti di sempre, verso le radici di ciò che siamo e che saremo. Il Natale mi ha portato in dono un silenzio, dentro, inaspettatamente sereno. Per una volta i pensieri hanno quasi riposato. Eppure sempre più è l'essenza che mi riempie, una nostalgia struggente e dolce, che ho cantato come ninnananna silenziosa, capace di scivolare con lacrime leggere. Forse questo è il fiore che aspetto fiorisca. Forse questo è il fiore destinato al mio cuore, Piove. Il cielo è gonfio, ma tra poco, intorno a questo tavolo, sorgerà il sole di voci assolate e felici. Che riempiamo il mio cuore. E l'anno che sarà.

A.

E' quando tutto tace, quando solo la luce fioca del corridoio illumina la casa, quando si possono sentire i sogni respirare, che in punta di piedi entro nel tuo sonno. Chiedo permesso con una carezza e tu ti fai piccolina e bisbigli un sì. Allora ti abbraccio, respiro nei tuoi capelli, immagino di poter sbirciare nei tuoi sogni. Sussurro poche parole, accarezzo la tua fronte. E ti ringrazio. Per tutto il bene che mi hai fatto scoprire di poter sentire. Per tutto il bene che ti voglio. Per tutto il bene che abbraccio. Ora che il sole illumina il giorno, le montagne con la neve, le ultime foglie sui rami, mi chiedo se ricordi. Se il sì bisbigliato è anche un po' voluto. Se anche quando sei persa nei tuoi pensieri vorresti quell'abbraccio che rifiuti. Mi chiedo quali mondi porti nel cuore mentre ti vedo attraversare questo con affanno e con gioia, con timore e sfrontatezza, con paure nascoste e sicurezze ostentate. E ancora ti ringrazio. Per tutto il bene che abbr

Come avrei cullato te

I giorni della mia attesa negata stanno finendo e io li cullo. Come avrei cullato te. Cullo la tua assenza, la tua presenza di figlio mancato. Coccolo il desiderio di immaginarti, di annusarti, di tenerti fra le braccia. Cullo il profumo che so, la morbidezza che so, l'amore che so. Coccolo la tristezza che non se ne andrà, il vuoto che non si riempirà. Non ho ancora trovato il perché, non so ancora come e quando e se deciderai di fiorire nei nostri giorni. Non ho ancora trovato il battito del cuore che mi consente di parlare di te senza sentire quello che so dire solo qui. Non ho ancora trovato il modo di lasciarti andare come si devono lasciare andare i figli quando crescono, quando lasciano la nostra mano. Forse perché la tua mano l'ho solo immaginata, solo desiderata. E allora ti coccolo come non mi è stato concesso di fare. E ti lego al mio cuore con un filo sottile, perché tu possa volare e farmi alzare gli occhi al cielo per cercarti.

La curva dei tuoi occhi fa il giro del mio cuore

Alcuni incipit valgono l'intero libro, tutta una poesia. Alcune parole danzano nei pensieri e sulla pella. Alcuni cieli sono talmente tersi che il freddo non si sente se non quando un inaspettato sole ci scalda. Alcuni abbracci vengono timidamente invitati a farsi audaci. E poi si resta in silenzio. Un po'  persi tra i fili di pensieri confusi e sconnessi. E si cerca ristoro, e ordine,  in chi le parole le ha possedute con passione capace. ...Se non ci fosse la poesia... L a curva dei tuoi occhi fa il giro del mio cuore, girotondo di danza e di dolcezza, aureola del tempo, culla notturna e sicura, i tuoi occhi non m'han sempre veduto, io non so tutto quello che ho vissuto. Foglie di luce e schiuma di rugiada, canne del vento, sorrisi odorati, ali che rischiarano il mondo, navi di cielo carich

Il rumore della pioggia

Ho scritto, per te, parole e parole e parole e parole. E per me le ho cancellate. Perché non restassero sospese nel silenzio. Perché non cadessero in un vuoto senza ritorno. Ma quello che oggi mi fa male, di tutte le parole che ho scritto per te e non hai letto, è che non le hai lette. Perché la tua misura è diventata la mia. O così ho creduto, così a volte provo a credere. In realtà la mia misura è fatta di parole e parole e parole che la strada la conoscono bene, per arrivare. E' fatta di parole contate e parole senza fine. Non lo so quando le mie parole hanno smesso di arrivare. Non lo so se hanno perso la strada. So che la tua misura non è la mia, per quanto contagiosa. So che non mi abituo al silenzio e al vuoto. Ed è per questo che scrivo in questo posto senza luogo, senza casa e senza destinazione. Perché le mie parole possano avere l'illusione di non averti incontrato. E non la certezza di essere state messe da parte. Conosco il mio peso grammo per grammo.

Scrivo e cancello

Il desiderio di scrivere e i pensieri vuoti. Scrivo e cancello. Il desiderio di scrivere e troppi pensieri confusi. Scrivo e cancello. Il desiderio di scrivere e, forse più grande, quello di chiacchierare. Scrivo e cancello. Il desiderio di chiacchiere che siano come una coperta in cui scaldarsi, un abbraccio in cui perdersi, uno sguardo in cui riconoscersi. Scrivo e cancello. Per riempire pochi minuti di un piccolo piacere che consenta al giorno di scivolare a sera. Per ricordarmi che sono altro da questa scrivania, da questa tastiera, da questa stanza illuminata dalle foglie gialle che posso guardare attraverso i vetri. Per ricordarmi che tra qualche ora sarò circondata dal racconto di giorni di scuola, di esami tentati; che delle foglie potrò sentire il profumo e della sera potrò godere sotto una coperta colorata. Allora lascio che il tempo prossimo trovi il modo di portarmi con leggerezza fino al respiro che mi manca.
Attraverso giorni che sembrano non voler finire mai e settimane che paiono volare.

Se non ci fosse la poesia

"poi pensi che ho troppo desiderio di te ho paura, dici, che ami solo il mio corpo cosa risponderti, se non prenderti tra le mie braccia fino a fare vibrare la tua anima"    Le parole come àncora in un giorno di pensieri alla deriva...
Proviamo a cambiare colore a questo giorno...   Sogna dolcemente, fino a che i raggi del sole non ti troveranno.  Dolci sogni che lasciano tutte le tue preoccupazioni dietro di te. Ma nei tuoi sogni, qualsiasi cosa loro siano, sogna di un piccolo sogno di me.

Così

...E se avevo un sogno il resto non contava. Né lavorare né pregare né studiare di notte (....) Ed il sogno viveva nel vuoto del mio spirito. Una casa di legno, in penombra, in uno dei polmoni del tropico. E talvolta tornavo dentro di me e visitavo il sogno(...) Un amore sboccato. Un sogno dentro un altro sogno. E l’incubo mi diceva: crescerai. Ti lascerai alle spalle le immagini del dolore e del labirinto e dimenticherai. (...) "I cani romantici" R.Bolaño Ecco. Alcuni giorni si dovrebbero poter saltare. Quando anche gli ostacoli più banali sembrano insuperabili; quando le fatiche più evitabili rotolano senza poter essere fermate; quando il respirare è come cercare aria dentro un sacchetto di cartone. Oggi è così. E allora rubo parole che non mi appartengono e nemmeno somigliano molto. Perchè oggi c'è un'estranea dentro di me. E non mi trovo.  

Tutto torna

" Fuori piove e tu sei la persona con cui voglio guardare fuori quando fuori piove" Penso di aver comperato il libro per questa frase e per quanto mi piace la pioggia. "Tutto torna" è un piccolo libro dove le parole sono cercate con cura e la loro bellezza supera quella della storia che raccontano. Forse non è un bene, per un romanzo, ma è bello per chi le parole le ama e di parole si nutre. "Il fatto è che di me non devo spiegarti niente: ci sei, c'eri. M'intuisci anche da lontanissimo. (...) Ho paura che un giorno, dopo esserci tanto mancati, ci chiederemo se potevamo fare qualcosa concretamente invece di mancarci senza fare niente (...) Metti una bottiglia di vino rosso, togli il mio imbarazzo. Metti quel piccolissimo neo che hai sul labbro, togli la mia esitazione. Metti il gelato al pistacchio, togli le mie domande, soprattutto quella a cui da solo do la risposta. Tutto torna. Metti la pioggia, metti un film e togli il sonoro. Togli i vestiti,

Caro piccolo insetto

Caro piccolo insetto che chiamavano mosca non so perché, stasera quasi al buio mentre leggevo il Deuteroisaia sei ricomparsa accanto a me, ma non avevi occhiali, non potevi vedermi né potevo io senza quel luccichìo riconoscere te nella foschia. (E.Montale) Se non ci fosse la poesia, a chiarire i pensieri confusi...

Altalena

Gli stessi accadimenti, le medesime parole, identiche percezioni, possono un giorno distruggere e il giorno seguente scivolare con la leggerezza di una foglia. Un'altalena di umori, di serenità, di fatiche o leggerezze che non trovano nessuna giustificazione razionale; che si devono semplicemente accogliere per come arrivano e per come svaniscono. Pietre e piume. Sole e buio. Lacrime e sorrisi. Ho sempre le mie braccia spalancate a cercare l'equilibrio. Ho sempre la consapevolezza della mia indistruttibile fragilità. Ho sempre le catene di quest'altalena cui aggrapparmi. E non cado. Porto pensieri pesanti e sorrisi faticosi attraverso i miei giorni. Ricevo in dono pensieri leggeri e sorrisi lievi per attraversarli con meno fatica. E non cado. Anche quando mi sento sciolta in una pozzanghera fangosa, quando, la sera, l'acqua mi scivola addosso portando via lacrime e pensieri, io non cado. E non so. Se sia fortuna o castigo.

Io e Macabea.

Questo altrove inizia a essere corposo, così ho speso del tempo per riordinarlo un po' e, non so come, ho "portato su" un paio di vecchi post. Va bene così, li lascio lì. Ho riletto parole che avevo dimenticato e mi sono stupita di ritrovare l'attimo in cui sono state pensate e scritte; di risentirne l'umore, il profumo, il dolore o il sorriso. Non so davvero che senso abbia tutto questo scrivere in questo altrove desolato e confuso. So che qui c'è molto di me, di Macabea, dei miei disordinati pensieri, del mio non detto. So che rileggermi, stranamente, mi è anche piaciuto. Come darsi una pacca sulle spalle, da soli. Un po'...come dire...vanitosamente autoreferenziali (che brutte parole, ma non me ne vengono altre...). Allora penso a qualcuno che sfioro di tanto in tanto e che non teme la propria autostima, il proprio talento mostrato con arguta esposizione; il proprio bisbigliato risentimento se altri non lo notano. E penso a questo angolino nascost

Solo i bambini

Solo i bambini sanno alleviare con dolcezza la tristezza.
La felicità è piccola cosa. Un abbraccio di gioia inaspettato. Un sorriso che non sa spegnersi. La felicità è fragile come cristallo sottile. Basta un fiocco di neve a scioglierla.

Mio fratello Simple

Ancora una volta è Alice a suggerirmi un libro bello. E ancora una volta noto come non esistano libri per ragazzi o per adulti, ma solo libri belli o brutti. Mio fratello Simple è un libro da leggere da quando ci si può regalare tempo, quando si può sorridere senza timore. Il miracolo di questo piccolo libro è nella levità che le parole donano alla storia. Simple è un ragazzo con un ritardo mentale, un "i-d-i-o-t-a", precisa sempre lui quando il fratello minore Kléber lo presenta cercando di giustificarne la trasparenza e il candore. I ruoli s'invertono, le famiglie si scompongono e ricompongono in ordini inconsueti in ogni libro della Murail. Kléber promette a Simple che non lo lascerà mai solo, che non lo rimanderà più nell'istituto scelto da un padre assente. Ma Kléber ha solo diciassette anni, va a scuola, s'innamora, si confonde, si perde e si ritrova Simple che ha la capacità di svelare le verità che solo i bambini sanno vedere e riesce a spiazzare i

Quello che vorrei

Ci penso da un po'. Quello che vorrei è una stanza tutta per te. Dove non potrei entrare senza calpestare un po' di tutto ciò che sei tu; dove suonerebbe sempre la musica e dove potresti danzare senza interruzioni. Quello che vorrei è una stanza tutta per te. Dove mi sembrerebbe di entrare un po' in una caverna piena di ombre e magie e incantesimi e progetti e numeri e fantasia. Quello che vorrei è una stanza tutta per te. Dove troverebbero posto le mille passioni, i mille foglietti, i francobolli, i reperti di archeologia informatica, gli abiti lisi e smessi da una vita. Quello che vorrei è una stanza tutta per me. Dove poter non fare il cambio armadi, dove stirare senza riporre ogni volta tutto, dove tenere la mia poltrona così com'è: sgualcita, sdrucita, sfondata. Quello che vorrei è un bagno per i maschi, pieno di schizzi sullo specchio; e uno per le femmine, intriso di profumi e con la biancheria dimenticata. Quello che vorrei è la nostra cucina, dove far

Sogni

In quella soffitta sono chiusi tutti i miei sogni che non saranno. C'è polvere e disordine che non c'era, perché i miei sogni li avevo riposti con ordine, certa che un giorno avrebbero preso vita. Ora ci sono i loro scheletri, che devo, devo, devo, eliminare. Non posso continuare a saperli lì, a prendere polvere, a rovinarsi. Non posso continuare a vederli così, perché fa male di un dolore che non posso raccontare. E devo farlo presto e da sola. Per piangere come si deve, per respirarne l'odore un'ultima volta e provare a tenere solo la parte di loro che può diventare un ricordo. Tutto il resto, che diventi il sogno di qualcun altro

Consapevole

La consapevolezza è un dono insolito. Ha spesso contorni nitidamente frastagliati, indica una via precisa in più delle volte per perdercisi. E' come un'onda che allargandosi stringe e costringe. Ha nome. Lascia indelebile il suo segno anche quando la si nasconde in profondità, quando barlumi di razionale follia fanno illudere di averla scordata. Resta lì, invece, tenace e testarda. Aggrappata al cuore con un morso, ai pensieri con un peso inimmaginabile, quando ancora gli occhi erano socchiusi. Forse, forse, il suo contrario è la gratitudine, quando, se, trova spazio...

Da sola

Leggo parole di gioia, di attesa, di affetto che si desidera condividere. E condivido, davvero. Tutto il mio bene per quella gioa, quell'attesa. E poi scoppio a piangere e non so smettere. E mi sento in colpa per il mio pianto, per il sentimento di invidia, per la colpa che vorrei dare e non so a chi. E nessuno con cui alleggerire il mio peso adesso, subito, non dopo, non quando le lacrime saranno asciugate e il respiro si sarà fatto regolare. Non quando la ragione avrà ripreso spazio e gesti e modi e parole. Ora. Ho bisogno di qualcuno che mi porti via questa tristezza, che faccia sparire la mia cicatrice, che cancelli dalla mia memoria quella minuscola schiena adagiata nella culla che ero, nella tomba che sono stata. Perché tutto questo? Perché la mia incapacità di chiudere in un cassetto, per sempre, i sogni, le delusioni, il dolore? Non è solo mio, questo dolore. In questo istante è di milioni di altre donne, da sempre; per sempre. Non sono sola, ma questo non conso

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La consistenza della tua pelle sotto le mie dita. Il profumo dei tuoi cassetti. Il tuo respiro nel sonno. Le gambe troppo magre nelle calze sempre un po' larghe. Gli occhi dalla piega un po' triste. Le tue mani sottili e fredde. E tutto l'amore. Piccoli ricordi di te, che non mi lasciano sola.

Se non ci fosse la poesia...

Accade che le affinità dell'anima non giungano ai gesti e alle parole ma rimangano effuse come un magnetismo. E' raro ma accade. Può darsi che sia vera soltanto la lontananza, vero l'oblio, vera la foglia secca più del fresco germoglio. Tanto e altro può darsi o dirsi. Comprendo la tua caparbia volontà di essere sempre assente perché solo così si manifesta la tua magia. Innumeri le astuzie che intendo. Insisto nel ricercarti nel fuscello e mai nell'albero spiegato, mai nel pieno, sempre nel vuoto: in quello che anche al trapano resiste. Era o non era la volontà dei numi che presidiano il tuo focolare, strani multiformi multanimi animali domestici; fors'era così così come mi pareva o non era. Ignoro se la mia inesistenza appaga il tuo destino, se la tua colma il mio che ne trabocca, se l'innocenza è una colpa oppure si coglie sulla soglia dei tuoi lari. Di me, di te tutto conosco, tutto ignoro. (E.Montale) da PensieriParole

Meglio la poesia...

Che poi. Se l'intuito da solo troppo spesso non basta, allora gli occhi bisogna aprirli bene, drizzare le orecchie, avere pori sensibili a ogni respiro. Una (inevitabile?) fatica inutile. Per sopravvivere e non soccombere. Magari aiutandosi un po'... Cito liberamente : «Mai indietreggiare su questioni di dignità personale, mai subire o illudersi che sia meglio non creare problemi. E ancora: per quanto sia difficile, resistere alle provocazioni dello stronzo con ferma gentilezza: per contenerlo e anche per non cadere su un terreno che lo vede vincente. Non c'è altro da fare, del resto, sempre che non si consideri un'alternativa appetibile permettere che la cancrena della stronzaggine vada in metastasi invadendo ogni aspetto della vostra vita e trasformandovi in altrettanti sfigati senza amici, né passioni, né affetti familiari autentici, gente che sgomita per un po' di malinteso potere. Se mettete il lavoro al primo posto significa che non vi piace torna

Domenica sera

Spesso mi capita di vedermi riflessa in uno specchio e non riconoscermi. L'immagine che mi ritorna non coincide con quella che sento. E mi spavento. Ma come mi vedo io, non lo saprei dire. Ho dato solo da pochi giorni contorno chiaro a un sentire che stava lì, confuso, da molto tempo. Sono cambiata tanto, pur restando immobile. Non ricordo dove ho messo il mio ottimismo ad oltranza. Non so più in quale cassetto ho chiuso i miei sogni. Non trovo più la chiave per aprire la porta alle idee assurde che danno leggerezza ai gesti e regalo attesa ai giorni. E nello stesso tempo porto sulla pelle tutte le speranze, le illusioni, i sogni che mi hanno fatta arrivare fin qui. E fa male, sentirsi traditi da se stessi. Fa male sapere dell'inevitabilità del tradimento, perchè continuare a credere ai miracoli, sarebbe un dolore ancora più grande. Ma se è così, se davvero non trovo, non ricordo, non so più dove sono i miei sogni, dove sono il mio ottimismo e la mia incapacità di cr

20 settembre

Finisce l'estate con una dolcezza consolante e la malinconia avanza. Non per l'autunno che arriva, esplosione dei colori e dei cieli che amo. Malinconia per l'inevitabile tradimento ai miei sogni. E per l'incapacità di seppellirli per sempre. Impastata di fallimento e ottimismo; di speranze e disillusioni. Un passo avanti. Ferma. Un passo indietro. E si ricomincia. Ancora. Non si cresce mai davvero? O si cresce davvero al punto da dimenticare chi siamo? E quali tracce lasciamo, nel nostro crescere? Del nostro passare? Penso.

Oggi

E poi ci sono le giornate come questa. Che si svegliano tra vento e carezze. Che regalano un cielo trasparente e una luce che disegna le montagne di un verde intenso. Giorni di parole perse che però si ritroveranno. Giorni in cui il passare del tempo e' un po' lento, sì, ma lieve. Le mani iniziano a essere fredde, ma la pelle porta ancora il sole addosso. L'aria ha cambiato profumo, i colori si vanno riempiendo d'autunno.

Aspetto. Aspetto.

«Io vorrei farti dormire, ma… come i personaggi delle favole, che dormono per svegliarsi solo il giorno in cui saranno felici. Ma succederà così anche a te. Un giorno tu ti sveglierai e vedrai una bella giornata. Ci sarà il sole, e tutto sa rà nuovo, cambiato, limpido. Quello che prima ti sembrava impossibile diventerà semplice, normale. Non ci credi? Io sono sicuro. E presto. Anche domani. Guarda, Natalia, il cielo! È una meraviglia!». Fëdor Dostoevskij, "Le notti bianche".

Ritorno

Di questa estate ormai finita porterò con me ancora per un po' il colore del sole sulla mia pelle, le voci dei ragazzini nell'aia, la fatica del tentativo di comprendere chi non sa come fare a crescere, gli entusiasmi per i piccoli successi di bimbi tenaci, i volti di chi si incontra di rado e con affetto. Porterò con me la settimana noi quattro soli, in un mare che non conoscevamo, in una terra solo sfiorata; non consentirò al mio cuore di scordare le immagini di una città viva solo nel testardo desiderio di chi l'ha lasciata e uccisa dalle menzogne di chi ha usato una tragedia per il proprio effimero trinfo. Un'estate che ha portato notizie di attese di gioia che hanno ingarbugliato il mio cuore e i miei pensieri. Perchè non riesco a gioire con leggerezza di una vita che cresce nel ventre di un'altra. Perchè ho compreso che la primavera passata non ho perso solo il mio bambino, ho perso, mi è stato strappato da dentro, il desiderio stesso. Perchè adesso ho un

Non passa

Non passa. Come una ferita che non guarirà. Come un tatuaggio sulla pelle. Come un cuore che lacrima in silenzio. Posso vivere attimi di gioia, giorni felici, anni sereni. Non passa. Come una pena senza fine. Come un giudizio senza più appello. Come un incubo da cui non mi so svegliare. Non passa. No passa.

ASCOLTO

Ascolto ma non so Se ciò che sento è silenzio O dio Ascolto senza sapere se sto sentendo Il risuonare delle pianure del vuoto O la coscienza attenta Che nei confini dell'universo Mi decifra e fissa So appena che cammino come chi È guardato amato e conosciuto E per questo in ogni gesto metto Solennità e rischio . (Sophia de Mello Breyner Andresen)

Vuoto

Parole scritte e cancellate. Perché a rileggere, qualche volta, si evitano errori. Perché di questo vuoto che mi riempie e mi duole dentro, non so dire come vorrei.

ps

E poi può sempre capitare qualcuno che, più o meno incosapevolmente, si appoggia all'interruttore e spegne la luce. Allora, forse, per un po', sarebbe meglio prendere la porta e chiudersela alle spalle. Sapendo chiuderla...

Ieri, oggi e domani. Forse

E poi capitano giorni che scivolano leggeri sulla pelle, come certe sciarpe di seta che quasi non le senti. Capitano giorni che non si ricorderanno: e questo sarà il loro dono. O forse non sono i giorni e invece sono i nostri occhi a fare il tempo, la fatica, la leggerezza. Il nostro sguardo sulle persone intorno a noi, che magari lanciano sassi che colpiscono, oppure stringono le nostre mani per aiutare i nostri passi. Attendo questa sera, il viaggio che era stato segnato da una bolla nera e che spero si trasformi in luce che si spegne lentamente, tra campi rigogliosi e asfalto discreto. Aspetto voci che amo oltre ogni dire, e il profumo dell'acqua, del sale.

Un istante

Capita così. In un istante dentro è buio e il buio esce e circonda. Può splendere il sole. Può essere una canzone, lo sguardo che cade dove non dovrebbe. Ci si sente circondati e il magone cresce. Come una bolla incapace di esplodere. Allontana gli altri, ma quello che si vorrebbe è invece una carezza. Una carezza che sia esattamente quella. Impossibile. Allora ci si tiene il magone, il buio, la bolla che non esplode e si attende. Che passi. Perchè prima o poi passerà

Oggi

"Guarda queste due patatine! Appiccicate. Una grande e una piccola: come me e te" "Che bello pranzare insieme! E poi...con una donna bella come te..." Ha dieci anni e come regalo per una pagella fantastica ha chiesto un pranzo da fidanzati con la sua mamma. Certi giorni vengono salvati da piccoli uomini che crescono.

Frammenti

Ti ritrovo in frammenti sparsi per il mondo. In un gesto, un sorriso. In capelli spettinati dal vento. Frammenti di te tra le pagine di un libro, nella voce di una persona sconosciuta. In un profumo per caso a ricordare qualcosa di lontano nel tempo. In una canzone che magari piace poco ma che porta il battere del tuo respiro. Non c'è tempo. Non c'è spazio. Non c'è lontananza. Ci sono pensieri che s'intrecciano. Vicini o lontani non ha importanza.

Violenza

Ho inziato a scrivere un elenco di ciò che secondo me è violenza negli atteggiamenti quotidiani, verso chi ci vive accanto. Ieri ne sono stata accusata, come spesso capita. Non piace il mio tono, il mio modo. Ho cancellato l'elenco, che comprendeva anche la mia violenza. Troppo personale. E' come guardare da una stessa finestra e affacciarsi su due panorami completamente differenti.

Dolore

Come una spina sottopelle. Non passa un dolore. E' carne viva in un istante, per un'immagine estranea a ogni riferimento che chissà cosa va a toccare. Per una musica di parole come balsamo che invece bruciano come sale. Non passa. Piange, lacrima, si nasconde in un sorriso inaspettato, in un'apparenza di oblio. Non passa. Resta lì. In attesa di morderti. "Non si guarisce mai da ciò che ci manca. Ci si adatta, ci si racconta un'altra verità" (M.Mazzantini)

Responsabilità

Di ciò che si dice e di ciò che si tace. Di ciò che si ascolta e di ciò che non si vuole sentire. Di gesti lasciati sospesi e di gesti compiuti. Di corse e di frenate. Di ciò che si vede e non si riconosce e di ciò che si riconosce e non si vuole vedere. Di baci perduti e baci regalati. Di pagine chiuse, di pagine dimenticate aperte, di pagine che non si chiuderebbero mai. Di sogni consapevoli e idee confuse. Di passi sbagliati, inciampati e di passi sicuri. Di sguardi disinvolti e occhi timidi. Di incontri sfiorati, evitati e di incontri cercati, voluti, vissuti. Di coincidenze e occasioni mancate. Di ogni momento e di nessun tempo. Di oggi e di mai.

Tempo

E si ricevono doni. Basta saperli cogliere. Si ricevono carezze che si posano sul cuore, mettono radici per crescere, fioriscono. Ci si scopre a sorridere per un nulla pronunciato come per caso e il momento dopo gli occhi si velano ancora, per ancora, poco dopo, sorridere. Si attendono giorni senza sapere cosa si desidera. Si prendono treni, strade, pagine di libri. Si riempiono fogli, sparsi e subito persi, di pensieri confusi. Per questo si vive e di molto altro ancora che non so dire, che sento, che sbaglio, che voglio. Il cielo che prima era di nuvole basse ora si è aperto al sole e all'azzurro. Mi aprirò anch'io, un giorno.

Silenzi

Che poi. Se si apre un po' il nostro cuore, è proprio perchè si desidera un abbraccio. E se non lo si riceve, si rischia di non chiederlo nemmeno più... E se non chiedendolo più si smettesse anche di desiderarlo? O forse no. Forse bisogna imparare a tenere le braccia aperte e il cuore attento, pronto a riceverlo quell'abbraccio e a non perdelo mai.

Se non ci fosse la poesia...

Non voglio che tu sia lo zimbello del mondo. Ti lascio il sole che lasciò mio padre a me. Le stelle brilleranno uguali, e uguali t’indurranno le notti a dolce sonno, il mare t’empirà di sogni. Ti lascio il mio sorriso amareggiato: fanne scialo, ma non tradirmi. Il mondo è povero oggi. S’è tanto insanguinato questo mondo ed è rimasto povero. Diventa ricco tu guadagnando l’amore del mondo. Ti lascio la mia lotta incompiuta e l’arma con la canna arroventata. Non l’appendere al muro. Il mondo ne ha bisogno. Ti lascio il mio cordoglio. Tanta pena vinta nelle battaglie del mio tempo. E ricorda. Quest’ordine ti lascio. Ricordare vuol dire non morire. Non dire mai che sono stato indegno, che disperazione m’ha portato avanti e son rimasto indietro, al di qua della trincea. Ho gridato, gridato mille e mille volte no, ma soffiava un gran vento, e pioggia, e grandine: hanno sepolto la mia voce. Ti lascio la mia storia vergata con la mano d’una qualche speranza. A te finirla

Capita

Capita che un mese sia passato e che il giorno sia un giorno di silenzio e vento e cielo terso. Capita che la casa sia in ordine, che non ci siano scarpe in giro, nessun giornaletto, nessun cavo. Capita di lanciare segnali che non vengono raccolti e cercare tracce che non si lasciano trovare. Capita di sorridere di questo silenzio, degli orari che possono non essere considerati. Capita che gli occhi si riposino guardando un divano con tutti i cuscini al loro posto. Capita che ogni tanto la tristezza prenda ancora il sopravvento, che gli occhi si velino nel momento di fare il gesto sbagliato e così trovare qualcosa che misura il peso di questo mese passato. Capita di voler svuotare la soffitta e regalare tutto e provare così a cancellarlo davvero il sogno, lasciando solo l'inevitabile cicatrice. E capita di sentire la struggente nostalgia per una ragazzina misteriosa, per il profumo di un sonno abitato da sogni incredibilmente raccontati al mattino, per i rumori di passi scal

Più

E poi c'è il mio corpo testardo. Anche più di me. Che mi costringe a sentirlo, a viverlo e a vivere. Oltre la mia volontà. E ha aspettato il primo giorno d'estate, una giornata di caldo bello dopo l'afa dei giorni scorsi, per dirmi che ho perso, che è più forte di ogni mio pensiero, di ogni mia supplica. Non c'è la mia resa. C'è, forse, rassegnazione a qualcosa di più grande. Che non amo, che non voglio, che non mi appartiene. Più.

Tutto quello che resta

Tutto quello che resta, del mio sogno appena sfiorato, sono due righe su un foglio di ospedale. Tutto quello che porto nel cuore, come sigillo sulla pelle, nei pensieri che non sanno farsi leggeri, qualcuno lo ha tradotto in due righe che non dicono nulla. Nulla della sorpresa incredula, della gioia tremante, dei silenzi, dell'attesa felice e condivisa. Nulla della consapevolezza prima della certezza. Nulla del dolore, del sangue, delle lacrime, della tristezza che è venuta ad abitare in me e sembra trovarcisi proprio bene. Nulla del rumore dei sogni che si infrangono nel silenzio.

Vent'anni

Mi mordo il labbro e sento i miei vent'anni. E' un attimo. Poi scosto i capelli dagli occhi. Sono di nuovo qui.

Sabato

E poi, all'improvviso, una foto e un viso tra tanti. Lo stesso freddo che avevo sentito davanti al quadro di Hopper. Tengo gli occhi ben aperti, perchè se li chiudo temo capirei. Cancello i pensieri, mi concentro sul sole di stamattina a scaldarmi la schiena. Non penso. Non sento. Non penso.

Non reggo i sogni

Ho scritto "non voglio sognare più. non reggo i sogni" E poi mi sono fatta paura da sola. E' lì che nasce la mia fatica, tutto il dolore di questi giorni, di quello passato e non dimenticato. E' lì. Nell'incapacità di non credere ai miracoli. E non è che si possa decidere in un momento di non crederci più, ma si può decidere di non ascoltarli. Ecco. Devo diventare sorda. Ecco. Devo cancellare una parte dei miei pensieri e coprirli, soffocarli, con altro. Con piccoli, minuscoli, gesti quotidiani. Come comperare una vecchia scatola di latta. Magari per chiuderci dentro sogni e desideri. E perdere la chiave che nemmeno c'è.

Se non ci fosse la poesia...

Le mie mani mantengono stelle Le mie mani mantengono stelle, Afferro la mia anima perché non si spezzi La melodia che va di fiore in fiore, Strappo il mare dal mare e lo pongo in me E il battere del mio cuore sostiene il ritmo delle cose. (Sophia de Mello Breyner Andresen )

Aspetto

Aspetto arrivi quel giorno. E di quel giorno attendo la sera, quando mi addormenterò senza un pensiero. Allora il mattino dopo, bevendo il mio caffè, me ne accorgerò. Allora, solo allora, il pensiero sarà dolce. Quando mi accorgerò di non aver pensato, di non aver sentito quel nodo in gola; quando avrò chiuso gli occhi e trovato solo buio, quando le lacrime non saranno state ingoiate. Oggi quel giorno sembra lontano e incerto. Ci sono risate, oggi, arrabbiature, mani da stringere per fare pace. C'è cibo buono, oggi, ci sono libri belli che attendono di essere aperti; c'è la biancheria stirata da riporre, la tavola da apparecchiare per la colazione di domani. C'è la mia poltrona per perdersi. E c'è questo magone che divora e non abbandona. E c'è questa tristezza che non lascia pace e toglie ogni desiderio di comunicare. Aspetto quel giorno. Senza sapere se ci sarà.

Pensando in pensieri sconnessi

Guardo da una finestra che non c'è. Dodici anni e pensare di aver capito che solo quelle belle possono piacere; e pensare di non essere tra quelle belle, nemmeno tra quelle brutte, però: indifferente. Mi ha riempito di tristezza. Una tristezza non mia, per una volta. Ieri giornata da dimenticare, che ha lasciato strascichi di fatica anche oggi e che faticherà a sciogliersi domani. Volo in un precipizio senza fine. Sono a un passo dal cadere di sotto. Non camminerò quel passo. E non si impara. Non si cambia. Non so chiedere. Non so dare il desiderio di rispondere ai miei desideri. Essere trasparenti, dimenticabili. Lo ha respirato da me? Eppure so di non esserlo; non l'ho capito, ma lo so. Lo capirà prima di sentire il vuoto che ho sentito io e che mi ha scavato dentro? E poi sentire di dover tranquillizzare: mangio, sì; sto bene, sì. E il desiderio di essere fisicamente sola per non sentirmi così sola. E la paura di chiudere gli occhi e vedere una minuscola schiena,

Citazione

«Credo malgrado tutto che ogni persona sia sola, tutto il tempo. Si vive soli.  Gli altri ci stanno intorno, ma si vive soli.  Ognuno è come imprigionato nella sua testa, e tuttavia noi siamo quello che siamo solo grazie agli altri.  Gli altri ci “abitano”.  Per “altri” si deve intendere la cultura, la famiglia, gli amici. A volte possiamo cogliere il mistero dell’altro, penetrarlo, ma è talmente raro! È soprattutto l’amore a permettere un incontro di questo genere.  Circa un anno fa, ho ritrovato un vecchio quaderno dei tempi in cui ero studente. Lì prendevo appunti, fermavo delle idee. Una citazione mi ha particolarmente impressionato: «Il mondo è nella mia testa. Il mio corpo è nel mondo». (Paul Auster)
Prima è stato il corpo. Sangue e viscere scivolate con tremore tra lacrime come coltelli e respiro senza fiato. Tra paura e dolore e impotenza. Poi è stata la luce fredda dell'ospedale. Le mani carezzevoli dell'infermiera e quelle fredde di un medico distante. Il mio corpo non ero più io. Questa la sola sensazione certa dei lunghi minuti in cui ha cercato, a suo modo, di aiutarmi. Il mio corpo altro da me. Per sempre? Poi è stato il sonno e, poco dopo, una voce che chiamava il mio nome per farmi uscire da quel sonno bello in cui sarei voluta stare più a lungo; in cui vorrei poter stare anche ora, forse. Poi è stato odore che ho riconosciuto con nostalgia. Solo che ora non ho null'altro che le mie ginocchia da stringere al petto. E poi è stata casa e l'ingrato sentimento che mi vorrebbe sola. Da sola. E' stato amore che mi ha abbracciato e che non so restituire. Perchè so solo piangere. Perchè sono triste. Poi è stata rabbia. Verso chi sembra saper chiede

Silenzio

Il minuscolo cuore che batteva sotto il mio, si è spento. Arrivato nel buio, cresciuto nel sogno, spento nel silenzio. Il mio ventre ti è ancora culla. Culla che aspetta di tornare vuota e sterile. Il mio corpo aveva parlato, il mio cervello lo aveva letto. Il mio cuore voleva battere ancora con il tuo. Oggi è la tristezza a riempirmi. Non più il sogno, non ancora l'accoglienza di questo disegno incomprensibile. Oggi. Domani troverà un senso il tuo averci sfiorati, il tuo essere stato parte delle nostre speranze, dei nostri sorrisi, delle nostre giornate. Ci hai regalato un abbraccio che non sapevamo nemmeno di saperci donare. Domani passerà la tristezza e troveremo il tuo seme in qualche frutto che non pensavamo di poter conoscere.

Giovedì

La pioggia che sembra non smettere mai ha accompagnato una giornata faticosa che non so lasciar andare. Ho il timore che nel buio prima del sonno arrivino i pensieri pesanti che oggi si sono trasformati in inutili parole di sfogo. Mi sento sconfitta. Come quando non si hanno altre armi che la rabbia. Ascolto la pioggia cercando di non sentirmi in colpa se il suo rumore sul tetto mi piace. E penso a chi questo stesso rumore lo sta ascoltando con ansia e timore. Eppure uscirei, senza ombrello, per lasciarmi portare via tutto il peso di questa giornata da dimenticare. Uscirei con scarpe pesanti per poter calpestare pozzanghere come fossero i miei pensieri da cancellare. Uscirei sola, con il viso a guardare la strada e a non incrociare nessuno. Non è tempo per fingere serenità, stasera. Ci proverò domani. Uscirei. Ma resto qui. Troverò la carezza del sonno che più amo guardare. E chiuderò gli occhi per immaginare. Alberi verdi di primavera bagnata intorno a una porta rossa. Imp

10 settimane

Ora. Che un minuscolo battito trova la strada sotto il battere del mio cuore, ne conosce il ritmo, la gioia incredula e i timori. Ora. Che ancora non riesco a dare confini a questo sì mai pronunciato che cresce dentro di me. Ora. Che la gioia, l'attesa, lo stupore iniziano a essere condivisi. Ora che c'è stato il tempo di un sorriso, un abbraccio, una risata; il tempo per i castelli in aria e per parole che riportano con i piedi per terra. Ora dovrei provare. A raccontare quello che sento e che non comprendo. Dovrei provare a superare il timore che a pronunciarne le parole, questo battito torni desiderio e sogno. Ancora ho bisogno di tempo. Ancora ho bisogno di sentire che l'abbraccio che mi circonda è diventato rotondo. E' paura. Timore per la tanta strada ancora da fare, per i tanti giorni ancora da contare. E' l'incredulità per aver ricevuto un miracolo senza meritarlo. E però come altro può essere un dono, se non inaspettato e immeritato? Mi ab

Dovrei

Dovrei. Sentire l'attesa che si scioglie in sorpresa e incredulità. Dovrei ricordare solo il cuore a mille e le mani che tremano. Dovrei fermare l'attimo in cui l'inconsapevole certezza è diventata un sì. Dovrei. Invece il mio pensiero si è fermato. Non ho pianto e non ho gioito. Mi sono persa, immobile, in un silenzio che non sapevo e non so come riempire. Il freddo insofferente del medico. Il tuo silenzio che non mi aspettavo così duro. Il nostro silenzio che non riesco a colmare. Aspetto. E' ancora stupore. E paura. E nel contempo è abbandono fiducioso a un disegno che non ho tracciato, che non aspettavo più. E' abbandono in un abbraccio che ancora aspetto, che aspetterò, che provo a trovare, intanto, in Chi questo disegno, forse, ha tracciato.  Aspetto. Sperando di dimenticare la solitudine e sperando di saperci perdonare.
E' arrivata la Pasqua ed è passata, lavata via dalla troppa pioggia, dai giorni di una pigrizia lenta e regalata. E' una Pasqua senza primavera, con lunghi silenzi e pochi pensieri. Non so partire e non so tornare. Ancora. Resto qui, nell'attesa che si possano sciogliere i sogni a cui non so resistere e che al risveglio fanno male. Ma resto qui. Aspetto

Crepa

Capita di abituarsi al silenzio dentro. Capita di pensare che non valga la pena parlare. Capita di pensare che forse non si hanno più pensieri che non siano immediatamente collegati al momento. E poi capita di pensare che forse c'è una crepa, laggiù, sulla parete vuota che si sperava diventasse una stanza. Allora si pensa di poter tornare a parlare, a pensare e a scrivere. E ci si prova. Ma non ci si riesce. Mi sono persa.

Passo

Stanca di questa rassegnazione arrabbiata. Stare qui, così, non ha più senso. Non così. Allora, finchè un senso non lo rivedrò, passo. E chiudo. Per un po'.

Penso

Penso. Agli angoli nascosti dentro di noi. A come non riusciamo a condividerli. A volte neppure li chiamiamo per nome. Penso. A come la pelle percepisca prima del pensiero le ombre e le luci che ci circondano. Penso. A pensieri condivisi, intimi e sconosciuti. Penso. Alla ferita che brucia per non essere soggetto, oggetto, parte di quello scambio. E penso che gli angoli nascosti possano servire come pausa, come respiro quando l'aria sembra troppo rarefatta per noi. Intanto fuori il cielo si fa grigio e promette altro bianco. Speriamo. Lo splendore negli alberi di questa mattina, si è sciolto presto.

Penso. Talvolta.

Penso al caso. A come si ascoltino alcune canzoni, che magari non ci  piacciono per niente, e sembra parlino proprio di te. A come si leggano alcune storie e sembra raccontino proprio di te. Forse è egocentrismo, quello che più ci caratterizza. Forse gli "inciampi"  li notano solo quelli molto egocentrici. Forse li noti solo se ne hai bisogno. Forse sono numerosissimi e ne notiamo solo una piccolissima parte. Forse siamo tutti dentro a un grande "Truman show" o siamo davvero solo ologrammi di mondi alieni. Non lo so. So che ieri tornavo a casa e alla radio sentivo una canzone di Venditti. E c'ero e non ero sola. So che spesso leggo storie che mi raccontano, anche quando parlano di accadimenti e personaggi lontanissimi dal mio mondo. So che apro un libro, leggo due versi per caso, e sono scritti per dare voce ai miei pensieri di un attimo prima. So che sentire questi invisibili fili che legano ciascuno di noi, mi fa sentire un po' me

Regalo

Alcuni momenti sono doni preziosi. Possono durare il tempo di un sospiro o di una passeggiata, e restano nel cuore e nei pensieri per sempre. Oggi ho avuto in dono uno di questi momenti. Tempo. Per chiacchiere passeggiando, mentre il giorno si faceva scuro. Chiacchiere e risate e canzoni un po' stonate e un po' giocate. Una complicità leggera perchè non consueta e non scontata. Un regalo. Tempo per noi. Senza maschi, senza ruoli definiti, senza orologio. Tempo lieve come una carezza e finito, o forse no, con un abbraccio non negato, con parole non dette ma ascoltate e giocosamente condivise. Perchè anche il cuore che ha paura di volare a volte mette le ali.

Niente da dire

Niente da dire. Solo il desiderio di stare qui, dove non c'è nessuno eppure ho l'impressione di non parlare da sola. Come quando da bambina giocavo davanti allo specchio e m'inventavo un mondo popolato da una famiglia numerosa, al contrario esatto della mia. Niente da dire. Giorni scivolati via lasciando tracce di sabbia a depositarsi sotto la pella, per appesantire un po' i pensieri e i gesti in modo quasi impercettibile. E' così che la fatica cresce. L'illusione di essere compresi oltre le parole, per il tempo trascorso insieme, magari. L'illusione, una volta sola, di poter essere sorpresi da un gesto inconsueto. Nulla. Come nulla sono le parole che vado componendo per i pensieri che cerco di ordinare e di lasciare qui, su questo foglio luminoso, per non portarli nel mio sonno, per cercare che almeno i sogni siano leggeri.

Pausa pranzo

Così, per tenermi compagnia... In questo silenzio che, se ascolti bene, silenzio non è. Il ronzio impercettibile del pc, il mio battere sui tasti, un cinguettio, là fuori. Il pulsare della mia tempia sinistra. Vicino a me il calore rosso di un the bollente. E un disordine di fogli. Finirà questo giorno, ma non so quale giorno si aprirà. Allora, forse, magari, è meglio tenersi questo che già si conosce un po'. Allora, forse, magari, è meglio il rumore di altro da me. Oppure il silenzio vero, fatto di solo respiro, come quando si nuota e ci si ascolta. Solo che di ascoltarmi non ho più voglia.

Oggi come ieri

Il mio elenco di momenti belli, uno al giorno, oggi si è fermato davanti a un punto di domanda.  Senz'altro un attimo avrebbe meritato di essere fermato, ma mi è sfuggito. Oggi sono ancora qui... Mi sento ancora qui. Con in più una sorta di rassegnazione triste. E non va bene. Domani. Domani andrà meglio. Perchè non posso permettermi di aspettare un'altra vita. Non ci riesco Pubblicato da macabea 22.2.10 Non ne sono capace. Non ancora. Quello che vorrei sono parole come carezze sulla guancia, sulla nuca, sulle labbra. Quello che vorrei sono parole capaci di fermare il mio cuore ( che si fermerebbe se sapesse pensare... ) e placare il mio respiro. Non sono ancora capace di ascoltare la tua voce di cronaca quotidiana e il mio silenzio timido di banali parole sbagliate. Quello che vorrei è non dover chiedere così da evitare di non sentire risposta. Quello che vorrei è tornare indietro di secondi, minuti, ore, giorni, ann

Il plenilunio

Niente, non aspetto piú niente da te, cielo, Dovunque mi aggrappi cado con fragore Dal tuo tetto d’aria colmo di conchiglie Dal mazzo arrugginito delle tue stelle; Una luna spropositata sorge in me S’ingrossa minacciosa sui miei crinali Sorgerà un plenilunio a frantumarmi.   ( A. Fostieris , Il plenilunio ) Se non ci fosse la poesia... Ecco. Mi sento così. Nonostante il cielo e il panorama stupendi. Ecco. Mi sento così. Con la mia leggera e insistente ansia allo stomaco. Ecco. Mi sento così. E sogno di sentirmi, invece. Così.

La mia giornata

Non ho risposte, nemmeno un'idea, a dire il vero. Ho vissuto questa giornata tra il mondo e la mia poltrona. Il regalo della neve, per poco, ma denso di gioia strizzata e un po' bambina. Il regalo di una passeggiata sotto i fiocchi, tutti insieme, per respiare la stessa gioia e la stessa aria gelata. La notizia di una rinuncia che non si comprende, che forse non ha risposta, che forse chiede solo fiducia in un Disegno più grande di noi. Le parole scambiate e i desideri condivisi, tra la fatica dei malintesi quotidiani e l'ottimismo a oltranza in un insolito scambio di ruoli. E ora la pioggia. E il vento. E il bianco che se ne va. Il profumo del brodo e il silenzio dei bambini. La luce calda e i calzettoni. L'abbraccio della mia poltrona tra una pagina e l'altra e la sorpresa di scoprire che altri hanno sempre un'idea, per quanto incerta, su tutto. Resto in ascolto. E vorrei saper ascoltare davvero, facendo silenzio dentro, mettendo per un po' a tacer

12 anni

Immagine
E' lo stupore felice nei tuoi occhi, che ricorderò di oggi. Lo stupore di chi sente il calore dell'affetto, gli occhi di chi guarda sorrisi e amicizia. E' il tuo sguardo consapevole e antico, che ricordo del nostro primo incontro. Tu, piccolissima tra le mie braccia, e i tuoi occhi fissi nei miei, a riconoscermi e a rivendicare da subito il tuo essere altro da me. Passano i giorni, e non passano lenti. Sono dodici anni che i tuoi occhi mi guardano e che i miei provano a decifrarli. Sono dodici anni che bacio il tuo sonno, che ascolto il tuo silenzio, che amo il tuo disordine. Dodici anni di te.

Pizarnik sotto le dita

So poco della notte ma la notte sembra sapere di me, e in più, mi cura come se mi amasse, mi copre la coscienza con le sue stelle. Forse la notte è la vita e il sole la morte. Forse la notte è niente e le congetture sopra di lei niente e gli esseri che la vivono niente. Forse le parole sono l'unica cosa che esiste nell'enorme vuoto dei secoli che ci graffiano l'anima con i loro ricordi. Ma la notte deve conoscere la miseria che beve dal nostro sangue e dalle nostre idee. Deve scaraventare odio sui nostri sguardi sapendoli pieni di interessi, di non incontri. Ma accade che ascolto la notte piangere nelle mie ossa. La sua lacrima immensa delira e grida che qualcosa se n'è andato per sempre. Un giorno torneremo ad essere. (La notte, A.Pizarnik) t/poesie/poesie-d-autore/poesia-100210?f=a:3654> Mi sono fatta un regalo. Pagine spesse, ruvide. Con parole che aspettavo di avere negli occhi da tanto, di sentirle sotto le dita. Mi sono fatta un regalo.

Parentesi

Tra una parentesi e l'altra si vive? Se nella tregua si svuotano tasche e pensieri, se nella parentesi si ritrovano sguardi e mani, quando la tregua finisce? Quando la parentesi si chiude? Come si vive? Ho sospeso il respiro per un poco. Ho trovato un abbraccio. Il nostro. Il mio nel tuo. E' stata la mia parentesi. Regalo per noi. E ora? Non sarà più facile, domani, ritrovare la parentesi, la porta giusta da aprire. Servono impegno e sorrisi. E il sentire sulla pelle, il desiderio di farcela.

Strade

Si perde la strada senza un perché. Per un sospiro da niente, per un inciampo da nulla. Si perde la strada a volte con consapevolezza e ostinazione. Per un momento durato troppo a lungo, per uno sguardo negato. Si perde la strada. E ritrovarla può essere percorso troppo faticoso per il mio poco fiato. Servirebbe una mano, a guidare i passi. Servirebbe un cuore, a contare i battiti. Servirebbero occhi, a evitare nuovi inciampi. Servirebbero parole, a distrarre il tempo della fatica. Si perde la strada e si prosegue perduti, fidando nel cielo che prima o poi ripiegherà per il giusto sentiero.

Capita

Capita. Che anche solo la possibiltà di vedere un film vagamente romantico sembri troppo. Che anche solo sentire una mille volte già sentita canzone pop sembri troppo. Capita. E non si vede altra soluzione che soffocare ogni sentire. E poi capita di accorgersi di essere troppo vivi per non sentire. E allora fa male.

"Oh, boy!" quante sono le "cose che nessuno sa"...

Alice mi passa i suoi libri. Io inizio a non sconsigliarle i miei. La curiosità la porterebbe a letture che penso non assaporerebbe come potrà fare tra poco, pochissimo tempo, ma in questi giorni, lei mi ha prestato "Oh, boy!" e io "Cose che nessuno sa". Forse ho azzardato, ma a volte mi sembra così grande e così profondo il suo mistero, che condividere le pagine di un libro con lei, che come me sa perdercisi... "Oh, boy!" è leggerezza. Come anche l'altro libro che avevamo letto della Aude ("Cecile"), parla di diversità e con un sorriso racconta di come in realtà, essendo tutti diversi, nessuno lo è davvero. Racconta una storia drammaticissima con ironia e leggerezza e luminosità. Come altre volte, leggendo la cosiddetta narrativa per ragazzi, mi sono chiesta se chi classifica i libri li legga davvero. "Cose che nessuno sa" è il secodno libro di Alessandro D'Avenia. Il primo era capitato a casa quasi per sbaglio e ne avevo g

Sbaglio

Un giorno te ne andrai. Dopo esserti assicurato di aver annaffiato abbastanza le tue piante, dopo che avrai insegnato loro a trovare l'acqua da sole. Un giorno te ne andrai. Perché non si può vivere con qualcuno a cui non si vuole più rispondere, non si può vivere di silenzi pieni. Non so come fare per trattenerti, non so come fare per farmi ascoltare. Non so come fare. E sbaglio. Sempre. E continuo a sbagliare. Quando parlo. E quando taccio. Quando mi perdo tra le pagine di un libro, quando vivo e mi ricordo che ne sono capace. Quando mi dimentico che sono leggera e banale e sufficientemente stupida da non riuscire a non sentire ancora un grammo, là, in un angolo impolverato del cuore, del mio ottimismo a oltranza. Sbaglio quando lascio che lo stomaco viva l'ansia al posto mio. Sbaglio quando penso che diventare trasparente sia l'unica soluzione. Sbaglio per il solo respirare, per il battito del mio cuore, per il poco sonno e il troppo sogno. Sbaglio quando soff

Pausa pranzo

Un'intera mattina senza connessione ricorda quanto siamo legati da questa rete sottile, invisibile e inevitabile. Un'intera mattina di attesa sospesa e nessuna distrazione se non dalle voci vicine. E poi, in un attimo, la scintilla del mondo là fuori. Adesso un pranzo che sa un po' di carnevale e il caffè mentre frugo tra le notizie, senza leggerle davvero, tra la posta arrivata mentre "non c'ero" senza premura di rispondere, pero', tra le pagine che scandiscono il mio stare qui. Alle dieci, per esempio, la poesia. Il tempo che sembrava perso, in realta' si recupera con poco. A volte serve sparire anche per poco per riprendere le giuste misure dei giorni.

Certi disegni

Ritrovo, riordinando un armadio in ufficio, alcuni disegni dei bimbi. Scarabocchi deliziosi e trabocccanti d'amore. Le dediche tracciate con mano incerta. Il regalo di questa mattina iniziata con timidi fiocchi ghiacciati, con troppe chiacchiere per il poco tempo, con un sussurro a cui non avrei dovuto dare ascolto. Cerco in quei segni i contorni di quello che sono ora i miei figli. Ora che stanno attraversando l'infanzia per arrivare dove? Chiudo gli occhi e la domanda la sento viva sulla pelle.

Sera grigia. E pensieri colorati

Chiudo gli occhi e i pensieri mi si riempiono di colore. http://www.lineadombra.it/raffaello-verso-picasso/la-mostra Chiudo gli occhi e i pensieri si coprono di neve pesante e lieve, e il respiro dell'aria fredda respirata sotto un ombrello troppo piccolo per me e il mio fidanzato di oggi, che mi stringeva stretto e che ormai è abbastanza grande da abbracciarmi tutta. Pomeriggio regalato. Eppure stasera sono capitata qui pensando a versi come questi, letti stamattina, tra una registrazione e una pratica telematica. Eppure se non ci fosse la poesia, nei miei giorni... Sera grigia Mi duole in petto la bellezza; mi dolgono le luci nel pomeriggio arrugginito; mi duole questo colore sulla nube – viola plumbeo viola repellente; il mezzo anello della luna che brilla appena – mi duole. Passò un battello. Una barca; i remi; gli innamorati; il tempo.

Sarei un po' stanca

La pioggia colorata dai fiori gialli che ho messo nei vasi. Fiori piccoli. La mia giornata dovrebbe stare tutto in questa frase. Amo la pioggia. Amo i fiori gialli che mi sono regalata. E però i giorni continuano a riservarmi sorprese faticose e pensieri pesanti. E però non posso permettermi la leggerezza che saprei, i sorrisi che saprei, la distrazione che saprei. Sarei un po' stanca.

Piove

Piove e mi sento meno sola e la malinconia del pensiero si fa più dolce. Ho aperto la finestra, poco fa, e l'aria fredda immediatamente si è fatta ossa e ho pensato a un'altra finestra aperta, ad altro rumore di pioggia nel buio. E ai piedi freddi. "Piove, e se piovesse per sempre sarebbe questa tua carezza lunga " (P.Cappello)
Qualcuno ha detto che la felicità è avere una buona salute e una cattiva memoria. Ecco.

Quel che ora sappiamo

Quel che ora sappiamo è quello che non volevano sapere fino a un attimo fa, quello che guardavamo senza vedere, che sfioravamo senza toccare. Se non si riesce a chiudere il libro di Catherine Dunne dopo il primo capitolo, e si è genitori, le pagine, le parole, le emozioni, gli incontri, gli inciampi e le speranze delle pagine seguenti si leggono nel tempo di un respiro trattenuto. La storia inizia con la tragedia e termina con una speranza. E lascia il desiderio di fare, parlare. Di vedere e toccare. E sapere. Ho due figli, a metà strada tra l'infanzia e i ragazzini, come fossero nella terra di nessuno che precede il sonno e non è ancora sogno. Due figli che in questi giorni hanno vissuto passaggio importanti, che non dimenticheremo, che hanno aperto i loro occhi e i nostri cuori. Che mi hanno commosso, che ho abbracciato, che ho ringraziato per il dono di averli avuti, proprio loro, così speciali. Due figli che, ciascuno per strade diverse, sono in qualche modo "diventa

Non credere che remare

Nel silenzio che vorrei poter indossare, solo parole di altri possono dare voce ai miei pensieri. Anche ai pensieri che non so di pensare. Se non ci fosse la poesia non potrei essere qui a ricominciare. "Non credere che remare su una barca col peso degli anni sulle braccia, su una barca che rischia di affondare sia la gloria o la vita è soltanto la paura lontana che quel fiume possa anche travolgerci nel cuore. Il sentimento non è mai parola  e nemmeno pietà, ma solamente un grazie della vita che domanda se l'amico sia vero o solo un sogno" Alda Merini. Per me.