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Visualizzazione dei post da maggio, 2011

Per un po'

Se fossi una pagina sarei bianca, vuota. Probabilmente chiusa. Sarei persa fra decine di altre pagine colme di parole non mie. Neppure i pensieri confusi che mi accomapgnano da sempre troverebbero posto. L'errore di sistema che mi ha impedito di arrivare qui fino a oggi era la Provvidenza del silenzio. Giornate troppo intensamente piene per tradurle in parole piane. Servirebbe un dito in gola a vomitare la stanchezza. Servirebbe l'energia sufficiente a piangere la stanchezza che pesa sullo stomaco, sulle palpebre, sulle notti che non chiudono gli occhi. Eppure dovrebbero essere di gioia, le mie parole. Di gioia dovrei riempire i minuti che non so infilare. Ci sara' tempo anche per quella. Lo troverò. Ora torno nel mio silenzio. Per un po'.

Sospesa

I miei pensieri tacciono, e non riesco neppure a rubare quelli degli altri. Sospesa nell'attesa. Non sono i pensieri a tacere...Solo non trovano parole a raccontarli. Allora riempio i miei giorni di passi senza sosta. Zeppo i minuti di gesti apparentemente inevitabili. E ancora aspetto. Con l'incrollabile ottimismo di chi aspetta il giorno.

Nelle notti

"Nelle notti profonde corrispondenza troverebbero le parole lasciate o addormentate. Nei fogli volanti, chi le conosce o dimentica? Forse qualche volta, chissà, risuoneranno, almeno in alcuni cuori fraterni." (Aleixandre)

Basta poco

Basta poco per sentire un sorriso sul viso. Bastano poche parole, un bacio leggero. Basta poco perché il cielo sembri azzurro anche mentre piove. Basta poco per sentire il cuore rotolare nel petto. E' bello che basti tanto poco. Basterebbe poco anche per ricordarsene sempre.

Il giorno dopo

Il giorno dopo ci si risveglia con gli occhi ancora chiusi, perché riaprirli, lasciarsi ferire dalla luce del mattino, sarebbe ammettere che non si è dentro al sogno. E i sogni non sempre sono belli. Però. Oggi il sole colora il cielo di un azzurro spettacolare. Ieri la pioggia, e la neve sulle cime dei monti vicini a noi, nulla hanno potuto contro un sorriso che ha colmato di bene i nostri cuori. I giorni passati hanno donato la consapevolezza che ogni momento è prezioso. E che lo è ancor di più quando lo si vive stringendo le mani di chi amiamo. Oggi ronza la testa, come i pensieri. Ci sarà acqua, nel mio giorno, e fango. Ci sarà sole. Chiacchiere che non riuscirò a seguire, tanto saranno fitte. E ci sarà l'attesa. Tremerà un pochino il cuore.

Gomma

Se chiudo gli occhi, mi compare la luce della sala d'attesa. E il suo essere enormemente vuota. Qualcuno mi ha rivestita di gomma. Veste dolorosa al pari di una disperazione di lacrime. Poi arrivano attimi in cui la gomma si scioglie e immediatamente si ricompone. In auto, dietro occhiali neri, preparando la tavola, davanti a un cappuccino. Non riesco a dire. Neppure quello che sento. Aspetto.

Andrà tutto bene ?

La paura non impedisce allo sguardo di vedere il cielo azzurro di oggi e di perdersi in una preghiera alla sua trasparenza. Il respiro trattenuto non impedisce di sentire il profumo dei papaveri che colorano i bordi delle strade. Il battito accelerato del cuore fa sentire un calore piu' diffuso:sotto il volto, nella pancia. Chiudo gli occhi, trattengo il respiro, ascolto il mio cuore. E penso a te. Andrà tutto bene.

Cuori

Qual è il battito regolare di un cuore? Quello delle notti insonni che si girano e rigirano? Quello delle corse a perdifiato in bicicletta perché la pioggia sta per arrivare? E' il battito dell'attesa? Quando il tempo non passa e il fiato appanna i vetri mentre si cerca di scorgere l'arrivo? Oppure quello delle lacrime trattenute? Per troppa gioia o per un dolore non possibile? Quando il nostro cuore batte come deve battere? Qual e' il ritmo che vorrebbe sempre seguire? Quello del primo bacio atteso e finalmente raggiunto? O quello del suo ricordo? Quello della prima volta che si fa l'amore proprio con lui? O il battito del momento perduto, e del sogno che porta con sé? Batte il mio cuore, come batte il tuo. Ha ritmi irregolare. Come i tuoi? Lo sento, il mio cuore. Vorrei posare l'orecchio sul tuo. E ascoltare la tua musica.

Caffè

Provo con un caffè. A cercare di dare un senso al mio sguardo su questo schermo, alle mie dita sulla tastiera. Provo con un caffè. Un altro. A non pensare a occhi chiusi che cercano un sonno leggero. E alla mia mano. Che scherma la luce.

Di Franzen, della solitudine che non so dire, del trionfo dell'amore

"-Sono io, -disse lei.- Solo io. -Lo so, -disse lui, e la baciò." L'amore basta a se stesso. Dobbiamo arrenderci, trovare l'abbandono. Felicità, infelicità, denaro, figli, vita perfetta, ironia e forse un po' troppa intelligenza esibita. Eppure quando ho chiuso il libro ho pensato questo: l'amore basta all'amore. Chiudo gli occhi e lo ripeto. E sento la mia pancia che lo ripete e si contorce. Perché ha paura. La paura che io non so dire viene da lì. Dalla consapevolezza che io solo posso vedere perché con me è cresciuta. Dal desiderio di abbandonarmi non solo all'amore ma anche ad affetti che possono ferire anche di più. Dall'abbandonarsi e dal restare feriti. Dal curare le ferite con le vecchie cicatrici. Apro un altro libro, che ha pagine di carta spessa e un po' ingiallite. Che odora di tempo. "La solitudine in cui abbiamo aperto gli occhi. La solitudine in cui un mattino ci siamo destati, caduti, crollati da qualche