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L'anno che sta per finire

Con passo incerto seguo il tuo profumo nel vento. Penso al silenzio che mi stai regalando e provo a riempirlo con parole che possano somigliare ai tuoi pensieri. Con passo incerto vengo a cercarti. Cerco di seguire i fili sottili che ti sei lasciato alle spalle perché io potessi ritrovarli. Perché questo sono i nostri giorni. Fili invisibili che s'intrecciano e ci avvicinano e allontanano; che ci perdono per ritrovarci. L'anno sta per finire. Non riuscirò a trovarti in tempo per dirtelo. Inizierà un anno nuovo. Ti troverò lì.

Con passo incerto

La neve, sul vialetto, è rimasta intatta. Nessuna impronta a salire, nessuno a bussare alla porta. Un Natale che non trova le parole. Oggi il sole. Ho preparato una borsa leggera. Chiudo la porta, spengo la luce in fondo al viale. Vengo a cercarti.

Inverno

Ovatta la mia pelle rallentata dal freddo e dal respiro sempre troppo corto. Ovatta i miei pensieri rallentati dalla timidezza e dal pudore dei desideri. Ovatta le mie ore rallentate dalla mia volontà di trattenere questo profumo di casa e questo calore di bimbo mentre fuori è distanza, confine, altrove che non mi appartiene. Ovatta questo primo giorno d'inverno così luminoso e trasparente da socchiudere gli occhi e poi chiuderli. E andare.

Domenica

Contagiata dalla loro gioia talmente sottile e leggera da non sentire il freddo pungente che ha invece paralizzato i miei movimenti. Contagiata da un abbraccio piccolino, scontroso e inaspettato. Azzurro. Contagiata dalle voci rumorose, dal disordine festoso, dal pasto consumato in fretta per non rubare tempo al gioco. Contagiata dal primo profumo del Natale. E, come sempre, sono stati i bambini.

Caffè

Piove fortissimo, mentre bevo il mio caffè lungo di mezza mattina. Guardo il grigio che lava i colori dell'autunno in attesa di un inverno che spero freddo. E bianco. Bianco come il sogno di stanotte, che non ricordo se non nell'impossibilità di vedere bene per la troppa luce. Forse è per questo che stamattina, per uscire, ho bistrato di nero i miei occhi, nella speranza di celare il nuovo segno di una stanchezza che sembra antica. Piove fortissimo. Una pioggia fredda e appuntita, che ferisce il viso. Nel cuore la mia fatica. Nella borsa il sorriso che ritroverò.

Alla fine del giorno

I telegrammi non si usano più. Ma io non vivo oggi, vivo altrove e quando il postino mi ha consengato la busta non mi sono meravigliata. Ho ricevuto un telegramma. E posso solo tacerne.

Nevicherà

Il legno, fradicio di pioggia, profuma di un bacio non dato. Sono tornata lì. Il mio ombrello dimenticato, come sempre; i miei capelli umidi, come sempre. Le luci rimbalzano sul selciato lucido. Non vedo bene. Sento. Che non ci sei, perduto nei tuoi pensieri che incrociano i miei solo quando il vento non sbaglia direzione. Che non arriverai in tempo per il bacio mancato se non per un fortuito gioco di stelle. Non sempre le parole dicono quello che pronunciano. Non sempre i pensieri seguono le parole. Non sempre un legno fradicio è destinato a marcire. Sul tuo cuscino è rimasta l'impronta del tuo capo, il profumo caldo dei tuoi capelli. Stanotte nevicherà. Domani sarà un lento risveglio, come quando si decideva di trasformare in domenica un lunedì mattina, di chiudere fuori il mondo e farlo tra le nostre braccia, il mondo. Mi sveglierà lo scricchiolio della neve. Mi sveglierà la mancanza di te.

La porta

Quando sei arrivato, entrando dalla mia porta socchiusa, che aspettava proprio te, ho iniziato a capire che già ti amavo. Ti avevo amato nell'immaginare il tuo arrivo, nell'indovinare i tuoi gesti e la tua voce. Ti avevo amato mentre credevo di amare un nome diverso dal tuo. Quando sei arrivato, entrando dalla mia porta aperta, ho lasciato che l'amore bastasse all'amore. Perché riconoscerti è stato inevitabile. Perché dire il tuo nome è stato imparare ad ascoltare la mia voce. E non ho imparato ad amarti più di quanto non ti amassi il giorno che sei arrivato. Poi sei partito, ma la mia porta è rimasta aperta.

Ritorno

La luce che ho lasciato accesa mi ha riportata a casa. Nel silenzio della mia notte appena iniziata, nel freddo dell'aria che libera il mio respiro. Ho acceso le luci dell'albero. Sentirò fruscio di folletti, stanotte. E sentirò la carezza del sogno. Come la tua mano tra i miei capelli.

Preparo la cena

Alcuni giorni resto davanti alla mia finestra per un tempo che non so contare. Mi perdo nell'orizzonte e arriva sera. Me ne accorgo perché un brivido mi risveglia. Allora riscaldo la casa, accendo la luce. E una candela. Mi scaldo le mani con una tazza di the caldo e magari mi avvolgo in un maglione in più. Non ho più il mio maglione preferito, quello che mi ha scaldata per tanto tempo. L'ho riposto nell'armadio per i giorni in cui la mancanza di un abbraccio è troppo forte per affrontarla da sola. L'ho riposto nell'armadio, logoro e rattoppato, e non riesco a sostituirlo. Così continuo a sentire freddo. Un po'. Oggi parlavo di parole che non possono non trovare una voce perché sono dono, perché il loro silenzio impoverirebbe noi e gli altri. E lo dicevo io, incontrando una resistenza timida e testarda che tanto assomiglia alla mia. E lo dicevo io, che parlo qui perché nessuno possa sentirmi davvero; che mi nascondo in questa casa dalle imposte rosse

Spengo le luci

Spengo le luci. E spengo il giorno. Chiuderò gli occhi e spegnerò i pensieri. Si accenderanno i sogni. Poi arriverà il mattino.

Sera

Ho freddo. Fino alle ossa. E non riesco a chiudere la finestra. Potresti non entrare più. Ho un nome. Che non pronunci perché non è il mio. Ho un desiderio che non realizzo. Per poter desiderare ancora? E ho il buio intorno. E il tuo calore dentro.

Inizia dicembre

Ho colorato le imposte di rosso, così che tu le possa riconoscere da lontano. Ho accesso una luce all'inizio del vialetto, così che tu possa risalirlo anche con il buio. C'è il profumo delle candele, la coperta a scaldare il tuo posto. E ci sono io. Che non so morire. Ma so piangere. C'è desiderio di neve nel mio respiro freddo. C'è desiderio di mani a scaldare le mie. Ci sono io. Che non so perdermi. Ma so tornare. Ho colorato le imposte di rosso, lasciando i segni del legno come ferite sul colore. Ho acceso una luce all'inizio del vialetto, lasciando che bruci piano piano piano e che la terra la faccia respirare. Per sempre.

Finisce novembre

Apro la finestra e lascio entrare il sole freddo a gelare il mio respiro. Cielo troppo pulito per il mio desiderio d'inverno. Ieri la cera è colata in lunghe lingue tiepide. L'ho sciolta tra le dita. Cerco un respiro che si scaldi con il mio

Ti scrivo da vicino, come se la mano

Ti scrivo da vicino, come se la mano ti fosse oggetto breve affiorato, come se dalla strada ti arrivasse la piccola certezza per l’acquisto dei minuti seguenti. Da vicino come il sole, come la cicala. Come un silenzio pieno che ti venisse agli occhi di mattina e amarti fosse l’abito scelto al cominciar del giorno. (Pedro Tamen )

Questa differenza

La differenza è nell'attesa che pretende risposta. La differenza è nel pensare che si dovrebbe chiedere; anche di giustificare. E' nella gratuità che porta un dono inatteso, la differenza. Nel chiedere e nel dare. Nel presente e nel sempre. Nel qui e ora. Nel giorno che è stato e in quello che sarà. Sapendo che ci sarà. Nell'approdo a mare fermo che è la sostanza di questa differenza.

La differenza

La differenza è nell'attesa che non si può pretendere, che non si può chiedere. La differenza è nel pensare all'impossibilità di chiedere, di giustificare. E' nel nulla in cambio, la differenza. Nel non chiedere e non dare. Nel presente, quando c'è. Nel qui e ora. Nell'altrove sospeso sul nulla che è la sostanza di questa differenza.
Non posso essere Macabea. E non posso essere altro che lei. Altro è troppo male, in questo momento. Macabea non sa ascoltarmi, in questo momento. Le goccia d'acqua che mi scava il cuore è arrivata a colmare i pensieri. Non sono più io. Sono un pensiero solo. Io, che ho sempre pensato troppo, ora non possiedo più che un pensiero. E ho dimenticato come essere felice. E ho dimenticato come tornare.

Distanza

La distanza può stare tutta fra due parole gentili. Grazie. Prego. La distanza può abitare uno sguardo breve, in un gesto evitato. La distanza è tra il bianco che copre i campi a riposo e l'azzurro che copre l'orizzonte. Ci si nasconde nelle troppe cose da fare. Ci si veste dei propri pensieri distratti. E si vive del sogno trattenuto nella veglia, quando gli occhi si aprono e i colori restano. Ci si copre con un silenzio denso. E si pensa.

Spina

Una piccola spina si è infilata nel palmo della mia mano destra. A ricordarmi quello che so sentire. A ricordarmi quello che so dimenticare. La sento con dito, a pugno chiuso. La vedo, minuscola, con la mano ben aperta mentre cerco di indicarle una via per lasciarmi. Non lo so se la mia mano sinistra saprà aiutarmi. Non lo so se poi la mia mano destra sarà davvero più felice.
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Il cielo blu e il respiro libero di un giorno leggero.

Il cielo a coprirci

Se la tua pelle è diventata la mia, se la mia pelle è diventata la tua, non c'è distanza, non c'è silenzio, non c'è tempo a separare. Se il cammino ha oltrepassato il confine, non c'è andare, lasciarsi, perdersi. Se il cielo che scalda la nostra notte, che illumina il nostro andare è il medesimo, non c'è mondo troppo grande per non farmi sentire, in quest'istante, il tuo respiro nel mio, il mio cuore nel battere del tuo.

Piove

Piove. I vetri sono chiusi, le imposte solo accostate. La pioggia è il solo respiro di questa notte. Socchiuderò anche i vetri. E aspetterò.

Dormi

Accarezzo il tuo sonno e mi chiedo: esiste amore più grande di quello tra le mie dita e i tuoi capelli?

Ognissanti

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Mi sono vestita di colore e luce. Ho respirato cielo. Ho dormito sogni in corsa. Ho schiuso le labbra per non dire parole. E ti ho trovato. Nell'oro della foglia, nel profumo di legna bruciata, nei muri freddi, nello stesso azzurro a coprire il mio cuore e il tuo.

Oggi, domani

Cerco riposo. Cerco un abbraccio che non so dare. Da quando sei partito indosso la tua giacca verde, quella che hai scordato. Cerco una finestra per potermi affacciare su un orizzonte nuovo. Cerco una mano che non so stringere. Da quando mi sono trovata non sono mai stata tanto sola. Cerco un calore che non sia il mio. Cerco un desiderio che mi appartenga. Da quando mi chiamo per nome, il mio nome è diventato il tuo. Cerco uno specchio che mi rifletta così da conoscermi. Cerco una voce che mi dia parole. Le mie labbra dicono il silenzio. I miei pensieri urlano. Da quando sei partito ho tasche cucite e mani fredde. Ho regalato la tua giacca perché viva. Ho socchiuso la mia porta. Ho scritto il mio nome sul vetro appannato: il mio, non il tuo. Ho cantato piano e pensato forte, domani.

Anche se piove

"Basta così poco alla mia precaria anima (...) così poco per tornare, per essere: raggio che s'acqueta d'un cielo ove cadere! (Zanzotto)

Un istante prima della notte

C'è un momento in cui il silenzio arriva. Un momento in cui la luce si attenua. C'è un istante in cui il calore sale lento fino alle dita. E' mio, quel momento. E' adesso. Neppure tu potresti davvero condividere quest'istante con me. Neppure tu che tengo come un fazzoletto piegato sul cuore. Tu che stai respirando un'aria lontana dalla mia e che respirando mi mandi il tuo profumo a ricorndarmi di te. Posso stare sola, in quest'istante che fa entrare la notte, perché sola non sono. C'è il mio respiro e il battere del mio cuore. Ci sono le mie dita sui tasti. I miei pensieri sonnolenti. Ci saranno una coperta calda e parole che mi si addormenteranno addosso. Entrerò nel sogno prima che nel sonno. Poi sarai tu.

Grigio

Oggi è il cielo a coprirmi di grigio freddo. E' la pioggia a bagnare i pensieri che non ho. Amo questo cielo piatto. Amo il cielo sempre. Amo la pioggia. Quella di oggi, silenziosa, ovunque. Amo la pioggia sempre. Oggi sarà acqua. Fuori, intorno. Dentro.

Ho il silenzio dentro

Ho il silenzio dentro. Ho il rumore intorno. Allora taccio. E ascolto. E a volte non ascolto, ma volo lontano. Domani. Domani ti racconterò come riempio la tua assenza e il mio silenzio. Se troverò la voce, se le parole mi verranno a cercare.

Lascio che sia

Tornerai di mattina. Aprirai la porta e sarà il sole nella stanza. Non avrò bisogno di vederti. Ti riconoscerò dall'odore che porterai con te. Sentirò le foglie sulle tue labbra prima ancora di baciarti. E riempirò le mie mani di te. Il fuoco si spegnarà perchè sarai tu a scaldare la stanza, il giorno. E me. E ti racconterò i pensieri dell'attesa. Le tracce che mi hanno seguito, le parole che mi hanno trovata, la musica che mi ha cercata. Perché è così che si vive. Di sentieri ignoti che si aprono senza il nostro volere. E' così per le parole che ho amato. E' così per la musica che ha scandito il mio tempo. E' così per te. Che non ho voluto, che non possiedo. Per te, che non sei tornato ancora e che non so se sei partito già. Lascio che sia. Domani sarà il freddo a svegliarmi.

Dietro al vetro

Ti ho visto prima di vederti. Tu no, non mi hai vista mentre parlavi con lei. Ho visto i suoi capelli lisci, neri; ho intuito il suo profilo. E ho visto i tuoi occhi così lontani dai miei. Se fossi stata la mosca che vi ronzava intorno avrei ascoltato musica, parole, schermi. Non sono le parole pronunciate tra voi ad allontanarti. Sono i tuoi occhi persi nel tuo sorriso leggero, senza più la fatica dei giorni soliti. Dei giorni nostri. E questo vetro appannato da un pomeriggio denso di fiati. Mi guardo le scarpe, sento freddo. Le mani in tasca. Mi volto. Vado.

Andare. Tornare.

Il giorno che sei uscito dalla mia porta, che ho chiuso la porta, non è stato il giorno che te ne sei andato. Il giorno in cui ti ho perso è stato il giorno in cui non ho detto le parole che avevo sulle labbra. Il giorno che ti ho perso è stato il giorno in cui le parole le ho inghiottite e poi risputate con rabbia mentre tu ti allontanavi, di spalle, senza voltarti, sordo al vento che ti rincorreva. E ora, che sono passati i giorni, gli anni, le parole ritornano a pesare. E ora, che il tempo sembra più veloce, le stesse parole tornano come eco lenta, pesante, a togliere aria al mio respiro corto e ai miei pensieri grigi. Il giorno che ti ho perso è ieri. E ti perdo oggi. E ti perderò domani. Per riaverti, se riaverti vorrò, dovrò vomitarle, quelle parole. Non accadrà per caso.

Sole

Piove. E i miei occhi guardano il cielo, il prato bagnato, le foglie che resistono esile sui rami. C'è una panchina, sotto la mia finestra, riparata da un'inutile tettoia. Sono in due. Seduti su una panchina in mezzo alla gente che passa in fretta, sotto gli ombrelli, come se intorno non ci fosse nient'altro che aria e sole. Come se avessero costruito una bolla trasparente a isolarli dal resto del mondo. Sono due. Sembrano uno. Li guardo con riserbo, da lontano, con tenerezza, perché non sono ragazzini in primavera. Un uomo. Una donna. Mani incrociate e visi vicinissimi in mezzo ad un cielo inaspettato. Non sentono il mio sguardo né quello dei passanti che chissà se, come me, si chiedono

Ricevo la tua lettera

Ricevo la tua lettera. La busta grigia in carta riciclata e dentro un foglio vuoto. Tutto quello che ho è il segno della penna sulla busta. Un foglio vuoto...Non so se sorriderne. Lo giro tra le mani e in fondo al nulla leggo il tuo nome. Il giorno che sei partito sono andata al parco. Sulla panchina qualcuno di giovane aveva inciso il tuo nome e, di seguito, "ti amo". Ho seguito con il dito i tagli sul legno come avessi seguito il contorno delle tue labbra o il profilo delle tue dita. Nessun indirizzo, sulla busta. Quando tornerai ti racconterò del parco, del tuo nome inciso sulla panchina. E di questa mattina silenziosa come il foglio che ho tra le mani.

Ritrovarmi

Indosso gonne che coprono le mie gambe, calze spesse. Vesto abiti in cui mi posso nascondere. Mi nascondo sotto i miei capelli troppo poco docili, nelle labbra che non coloro quasi più, tra pensieri che non possiedo. Mi amo poco, mi stimo di rado. Eppure a volte intravedo la meraviglia che sono e me ne stupisco. Perdo quello che non ho mai posseduto e possiedo ciò che non mi è concesso avere. Cammino con i piedi ben saldi a terra e il cuore sospeso, tenuto da un filo sottile in balia di ogni refolo di vento. Eppure resisto. Alla pioggia che mi incolla i pensieri, al vento che porta sabbia allo sguardo, al sole che brucia i gesti. Sono io e sono qui. Coerente contraddizione di me stessa. Devo ripetere il mio nome per non dimentircarmi. Sono io e sono altrove. Devo ripetere il tuo nome per toccare i miei confini. Ma oggi non ho confini, non ho nome da ripetere che non sia il mio. Ma ca be a.

Avanti!

Macabea bussa alla mia porta. E' ora di lasciarla entrare davvero.

A volte

A volte penso che se non ci fosse la poesia il mio respiro non troverebbe aria. A volte penso che le corrispondenze non esistano e che i fili li tracciamo e li seguiamo noi. Con i nostri sogni, i nostri desideri che non soverchiano i giorni ma li accompagnano rendendoli spesso più lievi. Il tempo che sto rubando al lavoro per seguire questo, di filo, mi consentirà poi di lavorare meglio. Il sogno che non vivrò, cullandolo in cuore come una presenza calda, servirà a trovare un sorriso più leggero. Tutto questo per dire che oggi ho letto questi versi antichi e mi sono sembrati un segno lasciato nel mio giorno sospeso.

28 settembre 1984

Mi manchi ancora tanto. Così tanto da sentire intorno a me il tuo profumo e sulle mie dita la tua pelle sottile. Tu che eri cristallo sei diventata il battere del mio cuore. Aspetto il tuo abbraccio fragile e sicuro. E parlo di te per non lasciarti andare.

Mi sei cresciuto dentro

Non è sera per stare soli; e un libro non basta, soprattutto quando si è visto il film tratto proprio dal libro che si sta leggendo. "Mi sei cresciuto dentro" viene da lì e da un pensiero che mi gira intorno da alcuni giorni. Dalla consapevolezza che la presenza è talvolta inevitabile, anche quando si veste d'assenza. Dalla cosapevolezza che i giorni non vissuti sono quelli più sognati, quelli che restano dentro per sempre. E così non si rischia di non vivere ma di vivere il doppio, l'altrove. E doppio, e altrove, diventano anche i segni lasciati sulla pelle da tanta vita che non ne basterà un'altra. "Nel cerchio di un pensiero a volte mi riposo sognando" Chiedo la compagnia di Alda Merini, le sue parole per le mie. Chiedo un abbraccio che non ho. Chiedo le ali per raggiungerti.

La luce nel cuore

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Cerco il silenzio per meglio parlare

Ho bisogno di silenzio come te che leggi col pensiero non ad alta voce il suono della mia stessa voce adesso sarebbe rumore non parole ma solo rumore fastidioso che mi distrae dal pensare. Ho bisogno di silenzio esco e per strada le solite persone che conoscono la mia parlantina disorietate dal mio rapido buongiorno chissà, forse pensano che ho fretta. Invece ho solo bisogno di silenzio tanto ho parlato, troppo è arrivato il tempo di tacere di raccogliere i pensieri allegri, tristi, dolci, amari, ce ne sono tanti dentro ognuno di noi. Gli amici veri, pochi, uno ? sanno ascoltare anche il silenzio, sanno aspettare, capire. Chi di parole da me ne ha avute tante e non ne vuole più, ha bisogno, come me, di silenzio. Alda Merini
...La sola cosa che voglio dire brilla fuori dalla mia portata come l’argento sul banco dei pegni. (Tomas Tranströmer)

Finisce l'estate

C'è profumo di torta, nella mia cucina, nel mio respiro, intorno e dentro di me. Forse per questo la stanchezza mi prende dolcemente. C'è un silenzio che vive e sogna e riposa. Ci sono desideri che si incrociano, una buonanotte che viaggia nel vento. Ci sono bimbi sudati e adulti alla ricerca di un sonno sereno. E c'è l'autunno alla porta. Lo lascero' entrare e colorare le mie mani.

16 settembre

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E' stato un momento lungo quasi tre ore. Un momento per lasciare andare la voce insieme, per sentire insieme lo stesso battere del tempo. Un momento da ricordare per due ragazzini che cammineranno su strade differenti portando nel cuore una stessa memoria. E' stato un momento divertente come non ne vivevo da un po'. Non sono brava a raccontare l'allgria, ma l'ho vissuta. Oh, se l'ho vissuta!

Galleggio

Diventare liquida, come acqua che entra nelle orecchie e amplifica il respiro, il battere del cuore, il rumore lieve del pensiero. Le braccia che spostano acqua. Le gambe che muovono acqua. I piedi. Diventare liquida. Scivolare lungo i giorni, portandone via il peso. Liquida, trasparente, evanescente. Poi questa punta allo stomaco. E il silenzio. Pesante.
"...perché il vento deve restare vento e la cenere cenere fino alla fine del mondo perché questo lasciare che accada è piú dell’amore, questo dire chi deve andare vada. " (M.G. Calandrone)

Quello che vorrei

Quello che vorrei è il titolo del libro che non scriverò. L'incipit del diario che non terrò, della lettera che non manderò. Quello che vorrei saranno parole che non pronuncerò, sogni che sceglierò di non sognare. Quello che vorrei è il mare che non vedrò, il libro che non saprò aprire, la mano che non stringerò. Quello che vorrei è la notte che non vivrò. Quello che vorrei è il giorno che che non attraverserò. Quello che vorrei è l'essere qui e altrove. E' il tacere invece della parola. Il battito controllato di un cuore incontrollabile. E' un respiro mancato. Quello che vorrei stanotte è acqua. Sopra, sotto, intorno. Quello che vorrei stanotte è nuotare sentendo solo il mio respiro nell'acqua. Niente più peso, nessun pensiero, nessuna parola. Io, il mio respiro e l'acqua. Poi, nel primo boccone d'aria, trovarti.

Corrispondenze

Le storie d'amore sono così. Senza corrispondenza fra chi si ama. Senza misura, senza perché. Oggi sono io che ti amo di più, domani sarai tu. Poi ci sono i fili invisibili che tessono parole, anche quelle non dette, anche quelle non ancora pensate. Fili che intrecciano pensieri, sogni, strade, destini. E c'è il battere del cuore. Del mio e del tuo, fino a diventare, per alchimia sconosciuta, un solo battito, un solo respiro. Un solo cuore. E ci sono le mani. E la pelle che trema prima ancora di sentirle, gli occhi che si chiudono lenti immaginandone le carezze. Le storie d'amore sono così. Senza corrispondenze, senza misura, senza un perché possibile da dire. Si chiudono gli occhi, si sfiorano le mani, si ascolta il battere di un cuore.

Forse stare qui non serve a niente...

"Sempre vieni dal mare e ne hai la voce roca, sempre hai occhi segreti d'acqua viva tra i rovi, e fronte bassa, come cielo basso di nubi. Ogni volta rivivi come una cosa antica e selvaggia, che il cuore già sapeva e si serra." (C.Pavese)
Volo. E volando provo a scegliere dove cadere.

Desiderio

Prendo il mio desiderio, lo chiudo in un cassetto, getto la chiave e me ne scordo. Prendo il mio desiderio e lo lascio cadere dal dirupo più alto, tanto alto che non sento neppure il rumore che fa rompendosi. Prendo il mio desiderio e lo getto nel fiume più lontano, che finisce nel mare più lontano e con le corrento inverse rispetto ai miei possibili mari. Se fosse possibile, allora dovrei fare altrettanto con il mio cuore e con i miei pensieri. Non riesco a cancellare il mio cuore. Non so spegnere i miei pensieri.

Ritorno

Ritono con la pioggia, il temporale, l'aria che finalmente si fa leggera. Ritorno con la pelle ancora calda di sole e vento. Torno con il sapore di cibi che sanno d'infanzia sulle labbra. Torno. E trovo ad aspettarmi un autunno ancora lontano, ma che sarà nuovo e mai vissuto. Avremo ritmi e spazi differenti. Quotidianità, soprattutto. Nei miei passi tengo l'estate che si fa più dolce. Ci sarà tempo per ordinare i ricordi, capire i gesti, comprendere le parole. Stasera ritrovo l'abbraccio della mia poltrona sdrucita, la luce calda della mia casa, il silenzio che risuona del respiro di tutti noi.

Buone Vacanze

Innamorarsi. Sempre. Ogni istante. Ad ogni respiro. Vado...

Silenzio

Troppo il silenzio. Anche per scrivere. La mia vita non è qui. Le mie parole non dette non trovano accoglienza tra queste mura vuote, in questo ordine che riposa i miei occhi ma non il mio cuore. E non so fare a meno di pensare a una clessidra minuscola e ingombrante. Che può far correre il tempo o fermarlo. E' tra le mie mani? Posso fermarla? O devo solo lasciare che la sabbia scivoli verso la sua destinazione? Manca poco.

E ora via!

Verso la nostra casa del cuore, che non chiede preparativi impegnativi, che consente, la sera prima, di sentirsi pigri e sereni. Verso la nostra casa del cuore, dei giochi senza fine, dei profumi buoni e delle nostalgie dolcissime. Verso i giorni che scorrono lenti e lievi, con la luce del mattino che entra dalla fessura delle imposte e disegna ombre e polvere. E' ora di andare e lasciare al cuore il suo respiro.

Baci

Sotto un lampione, seduti sui gradini. Era quasi mattino. E poi ancora gradini a scendere verso la pineta e, dietro, le ombre di tante voci. Una canzone sussurrata con voce stonata. Le papere che fingono indifferenza e "il cuore sulle labbra". E' sempre la prima volta. La stazione dei treni, l'attesa, il timore che si scioglie in tremore. La mia poltrona, gli occhi chiusi, un sussulto. La pelle è più morbida, lì dove sembra più spessa. Le labbra schiuse a cercare il respiro, gli occhi aperti a perdersi in un solo sguardo. Il mio primo bacio è stato un bacio non dato. Il mio primo bacio sarà quello che ti darò.

Grazie

Morbido nei tratti, e spigoloso nella logica. Complicato e buonissimo. Prete nonostante i preti, come dici sempre tu. Ricco di una poverta' assoluta. E' stato bello parlare ancora con te. Bello sentire l'affetto che non ha bisogno di essere parlato. E' bello saperti nella nostra vita, sulla nostra strada.

Poi sarà mattino

Scopro ogni volta come fosse la prima quanto mi manca l'abbraccio della mia poltrona, in questa sera di tempo vuoto, riempito solo di tempo. Lascio a domani le spunte sulla lista di incombenze. Nessuno le farà la posto mio. Lascio a domani la luce di un giorno pieno. Questa è la sera di un girovagare senza meta, senza pensieri ordinati. C'è il silenzio che amo, che respira. C'è la notte che si avvicina. I sogni che arriveranno e non saranno mai raccontati veramente. Come i desideri a S.Lorenzo. Le parole che incontrerò, che chiuderanno i miei occhi, saranno note, lette e rilette scoprendone un significato nuovo. Ascolterò i rumori lievi della stanza accanto. Saranno la nenia che mi porterà oltre. E poi sarà mattino.

Sto tornando

C'è un caffè che mi aspetta, seduta sul gradino davanti a casa. Può essere tra un minuto, tra un giorno. O tra vent'anni. Provo a riordinare le ultime settimane bevendone il profumo, che sale e avvolge il mio collo dolorante, la mia testa troppo pesante. Devono sedimentare le immagini, gli incontri, gli abbracci. Devono trovare posto sentimenti impossibili da scrollarsi di dosso. Volare non mi è mai piaciuto. I miei piedi sono nati per stare ben ancorati alla terra. Sono i miei pensieri che possono volare, il mio cuore. Restare sospesa lassù per delirio di onnipotenza umana mi sembra sempre più illogico. Eppure, quando tornando ho sentito la voce del mio bimbo annunciare laggiu', lontanta e appena visibile, l'Irlanda, ho sentito che stavo tornando davvero, e che qui, in questa Europa vecchia e zoppicante e' il mio posto. Il mio posto. Dove trova casa il mio cuore, lì è il mio posto. E il mio cuore ha bisogno di strade note, dove poter camminare la no

Verso casa

Il cuore troppo veloce, i minuti troppo lenti. Si parte. Si torna a casa.
La testa che sprofonda in un cuscino troppo morbido. Le palpebre troppo pasanti per restare aperte. Le ossa indolenzite. Fuori il temporale. Al piano di sotto la vita. Avere la capacita' di lasciare che i giorni passno cosi', uno dopo l'altro, finche' non sara' la vita a dimenticarsi di aprire la mia porta.

Qui e altrove.

C'e' un oceano tra il mio cuore e il mio cuore. Ci sono cieli sconfinati tra il mio pensiero e i miei pensieri. Sono qui e sono altrove. Suoni, colori, profumi che sono parte di me senza essere me. La magia e' nel gioco dei bambini che non hanno le stesse parole ma parlano con i medesimi gesti. E io nel mezzo. Qui e altrove sempre.

Volo

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Prendo il volo. Con i piedi ben piantati nel mio giardino. Con i pensieri che non hanno dormito e il cuore che segue ritmi sconosciuti. Prendo il volo. Con la gioia contagiosa dei miei bambini curiosi e la tua guida a fianco. Prendo il volo. Lasciandomi dietro le briciole del mio cuore per ritrovare la strada di casa.

"...E a quanto è simile ai fili sparsi la nostra vita"

Leggo ora questi versi di Y. Amichai e ascolto il vento che muove la notte e porterà, forse, un temporale. E un cielo terso, domani. Ho lasciato a questo giorno parte dalla mia zavorra e sono pronta a portarne un po' della tua. "Hai un cuore fatto per essere sparpagliato", mi disse una volta qualcuno che forse mi conosceva bene. L'ho ripensato stasera, mentre guardo la mia casa che resterà vuota perché io andrò. A sparpagliare il mio cuore. A cercare frammenti che ho lasciato andare lontano. L'ho ripensato stasera leggendo versi che non sono mai casuali, perché come il mio cuore sono sparpagliati e arrivano là, dove devono arrivare.

Aspetto

Mangio un gelato e aspetto. Che l'aria si faccia fresca, che il sonno appesantisca le palpebre. A piedi scalzi, aspetto. Che il silenzio sia tutt'intorno, che le luci si spengano e tacciano le voci. Capelli malraccolti, aspetto. Di sentire solo le mie dita sulla tastiera e i miei pensieri che corrono verso di te. Un sorso d'acqua. Fredda. E la sento scendere e allargarsi e riempirmi. Come quel bacio. Come le tue mani. Come te.

Stasera

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Stasera ti penso. Come sempre. Come un respiro sommesso e lieve. Sei lì. Nei miei pensieri banali e complicati. Come una carta da parati che forse non si nota ma c'è e da calore alla stanza. Stasera ti penso. Non so cosa stai facendo, come respiri. Non voglio immagianare i tuoi movimenti. Li voglio inventare, per farli entrare nei miei pensieri e con te dormire.

Una settimana

Negli occhi un sorriso che non è il mio. Un sorriso che è uno più uno. Nel cuore la corsa. Cercando il filo per uscire dal labirinto. Intorno grilli e cicale a ricordare che è estate.

Strade

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Vorrei che le parole scivolassero leggere, trovassero da sole la strada e il loro posto su questo schermo bianco. Vorrei che le dita potessero seguire il filo di un pensiero inespresso eppure presente. Da dove cominciare? Da una città che mi ha regalato alcune ore di sole e vento sulla pelle e un cielo che nessun altro posto al mondo può vantare. Da un film che ha preso il mio cuore e l'ha portato via, su una spiaggia di luce bianchissima. Da una pizza sottile in mezzo allo stupore degli stranieri per un'italianità da cartolina. Dalla cartolina che solo Roma può regalare. E poi ci sono i giorni in questa casa troppo silenziosa. Il silenzio di una notte assente è un silenzio differente. I giorni senza orari e regole, con un piccolo senso di colpa che non è cresciuto perchè coccolato dal desiderio di avervi qui. E ancora, i miei pensieri. Che non smettono di correre e che sempre più spesso sembrano non trovare la strada e allora restano lì ad aggrovigliarsi e aggrovig

Cadere

Possiedo un'incredibile equilibrio precario che mi consente di non cadere mai. E c'è questo senso di vuoto che mi si gonfia in petto. Forse è quello a tenermi su. E poi c'è il tempo vuoto, sospeso, tra la veglia e il sogno, che non è ancora sonno ma non più lucidità. Un tempo dove entra quello che non riesco a trattenere il giorno, quando l'aria pesa e rallenta i movimenti, mai i pensieri. Sospesa sul mio filo sottile guardo giù. E resto qui.

Come sempre

E' il silenzio che mi riempie. E' il silenzio che mi circonda. E' l'incapacità di trovare parole. E il senso di colpa. E ancora l'unico desiderio: di chiudere gli occhi tanto a lungo da dimenticare il momento in cui si sono chiusi. E' il cielo mutevole di oggi. E di ieri. E l'attesa di un giorno a breve, che odorerà di gente sconosciuta per arrivare a un abbraccio che ora manca tanto. E, ancora, il senso di colpa. A soffocarmi. Come sempre.

Dopo la pioggia

Il cielo della pioggia estiva come una radiografia dove luci e vaghe ombre s’intravedono. Il bosco silenzioso e neanche un uccello. Il tuo occhio come una goccia versata sotto le nuvole ha il riflesso del mondo: luci e ombre vaghe. E all’improvviso tu vedi chi sei veramente: estraneo confuso tra l’anima e le nuvole. Dalla sola sottile membrana di un’immagine il profondo universo e la tenebra dell’occhio sono scissi. (Lars Gustafsson)
SI' SI' SI' SI'

Acqua

Non si smette mai di imparare a nuotare. E l'acqua che ci tiene a galla è sempre differente: fosse anche quella della vasca da bagno... Non so decifrare queste ultime ore. Le vedo come un cielo in divenire eppure immobile. Le sento come una chiave persa, e poi ritrovata e poi forse sbagliata... Allora galleggio. A morto. E lascio che sia l'acqua a portarmi. L'acqua fresca che chiedo a meta' mattina. E quella che mi circonda senza che io l'abbia cercata. Se mi guarda intorno non sono sola. Altri nuotano con me. E c'è anche chi osserva dalla riva. Si tratta di capire se per lanciarci una cima o per guardare mentre cerchiamo una riva. E ancora. Voglio arrivare davvero a riva o preferisco continuare a galleggiare? A riva sentirei il peso del mio corpo, qui, in mezzo all'acqua, posso pensarmi leggera. Per un po' andrò sotto. Forse sarà l'assenza di aria a darmi il respiro che cerco oggi.

Alla scoperta del mondo

Un uccellino, minuscolo e incerto, sul davanzale. Un uccellino, morbido e caldo, a curiosare per il mondo. Ha accettato una carezza sul capino, un invisibile tocco al becco. Ha accettato le mie mani e una pezza di cotone dove riposare. Poi a ripreso il suo volo. Tra le mie dita è rimasto il suo calore. Nel mio cuore un sorriso.

Respiro

Prendo un respiro. Dentro questo cielo gonfio e mutevole. Prendo un respiro. Da sentirlo nelle ossa come un leggero stordimento. Prendo un respiro. Da chiudere gli occhi e vederlo che sale dalle narici fino ai pensieri. Respiro.

Posso

Posso sentire la pioggia che invita a chiudere gli occhi e a sognare. Posso leggere pagine già consumate che consentono ai pensieri di vagare. Posso perdere la mia mano tra i miei capelli confusi. E guardarmi allo specchio senza riconoscermi. Posso, con un dito, seguire i confini del mio corpo nel mondo. Posso cullare un desiderio perchè non sbiadisca. Posso sentire un leggerissimo brivido sulla mia pelle e scegliere di non coprirla in attesa di un calore che sia a sua volta pelle. Posso sentire la pioggia che si allontana e desiderare che torni a bagnare i miei sogni.

Finalmente

Le rose hanno segnato le mie braccia. Ho affondato le mani tra trifogli infestanti salvandone alcuni, in un vasetto, per non rattristare il mio giardiniere da balcone. E ho trovato un quadrifoglio, enorme, che ora cerca l'eternità a pagina trecento di un libro di storia. La mia maglietta azzurra si è bagnata del sole pesante di questo pomeriggio di giugno, i miei occhi hanno contribuito a infittire la ragnatela che li circonda resistendo alla luce. Poi un caffe', qualche ciliegia, un po' di chiacchiere. E lo sguardo che segue una linea che non c'è più e che prova a celare un'apprensione mitigata dal sollievo di essere finalmente qui, a casa. E' un pomeriggio senza tempo, senza stagione. E' un pomeriggio quasi normale. Finalmente.

Per un po'

Se fossi una pagina sarei bianca, vuota. Probabilmente chiusa. Sarei persa fra decine di altre pagine colme di parole non mie. Neppure i pensieri confusi che mi accomapgnano da sempre troverebbero posto. L'errore di sistema che mi ha impedito di arrivare qui fino a oggi era la Provvidenza del silenzio. Giornate troppo intensamente piene per tradurle in parole piane. Servirebbe un dito in gola a vomitare la stanchezza. Servirebbe l'energia sufficiente a piangere la stanchezza che pesa sullo stomaco, sulle palpebre, sulle notti che non chiudono gli occhi. Eppure dovrebbero essere di gioia, le mie parole. Di gioia dovrei riempire i minuti che non so infilare. Ci sara' tempo anche per quella. Lo troverò. Ora torno nel mio silenzio. Per un po'.

Sospesa

I miei pensieri tacciono, e non riesco neppure a rubare quelli degli altri. Sospesa nell'attesa. Non sono i pensieri a tacere...Solo non trovano parole a raccontarli. Allora riempio i miei giorni di passi senza sosta. Zeppo i minuti di gesti apparentemente inevitabili. E ancora aspetto. Con l'incrollabile ottimismo di chi aspetta il giorno.

Nelle notti

"Nelle notti profonde corrispondenza troverebbero le parole lasciate o addormentate. Nei fogli volanti, chi le conosce o dimentica? Forse qualche volta, chissà, risuoneranno, almeno in alcuni cuori fraterni." (Aleixandre)

Basta poco

Basta poco per sentire un sorriso sul viso. Bastano poche parole, un bacio leggero. Basta poco perché il cielo sembri azzurro anche mentre piove. Basta poco per sentire il cuore rotolare nel petto. E' bello che basti tanto poco. Basterebbe poco anche per ricordarsene sempre.

Il giorno dopo

Il giorno dopo ci si risveglia con gli occhi ancora chiusi, perché riaprirli, lasciarsi ferire dalla luce del mattino, sarebbe ammettere che non si è dentro al sogno. E i sogni non sempre sono belli. Però. Oggi il sole colora il cielo di un azzurro spettacolare. Ieri la pioggia, e la neve sulle cime dei monti vicini a noi, nulla hanno potuto contro un sorriso che ha colmato di bene i nostri cuori. I giorni passati hanno donato la consapevolezza che ogni momento è prezioso. E che lo è ancor di più quando lo si vive stringendo le mani di chi amiamo. Oggi ronza la testa, come i pensieri. Ci sarà acqua, nel mio giorno, e fango. Ci sarà sole. Chiacchiere che non riuscirò a seguire, tanto saranno fitte. E ci sarà l'attesa. Tremerà un pochino il cuore.

Gomma

Se chiudo gli occhi, mi compare la luce della sala d'attesa. E il suo essere enormemente vuota. Qualcuno mi ha rivestita di gomma. Veste dolorosa al pari di una disperazione di lacrime. Poi arrivano attimi in cui la gomma si scioglie e immediatamente si ricompone. In auto, dietro occhiali neri, preparando la tavola, davanti a un cappuccino. Non riesco a dire. Neppure quello che sento. Aspetto.

Andrà tutto bene ?

La paura non impedisce allo sguardo di vedere il cielo azzurro di oggi e di perdersi in una preghiera alla sua trasparenza. Il respiro trattenuto non impedisce di sentire il profumo dei papaveri che colorano i bordi delle strade. Il battito accelerato del cuore fa sentire un calore piu' diffuso:sotto il volto, nella pancia. Chiudo gli occhi, trattengo il respiro, ascolto il mio cuore. E penso a te. Andrà tutto bene.

Cuori

Qual è il battito regolare di un cuore? Quello delle notti insonni che si girano e rigirano? Quello delle corse a perdifiato in bicicletta perché la pioggia sta per arrivare? E' il battito dell'attesa? Quando il tempo non passa e il fiato appanna i vetri mentre si cerca di scorgere l'arrivo? Oppure quello delle lacrime trattenute? Per troppa gioia o per un dolore non possibile? Quando il nostro cuore batte come deve battere? Qual e' il ritmo che vorrebbe sempre seguire? Quello del primo bacio atteso e finalmente raggiunto? O quello del suo ricordo? Quello della prima volta che si fa l'amore proprio con lui? O il battito del momento perduto, e del sogno che porta con sé? Batte il mio cuore, come batte il tuo. Ha ritmi irregolare. Come i tuoi? Lo sento, il mio cuore. Vorrei posare l'orecchio sul tuo. E ascoltare la tua musica.

Caffè

Provo con un caffè. A cercare di dare un senso al mio sguardo su questo schermo, alle mie dita sulla tastiera. Provo con un caffè. Un altro. A non pensare a occhi chiusi che cercano un sonno leggero. E alla mia mano. Che scherma la luce.

Di Franzen, della solitudine che non so dire, del trionfo dell'amore

"-Sono io, -disse lei.- Solo io. -Lo so, -disse lui, e la baciò." L'amore basta a se stesso. Dobbiamo arrenderci, trovare l'abbandono. Felicità, infelicità, denaro, figli, vita perfetta, ironia e forse un po' troppa intelligenza esibita. Eppure quando ho chiuso il libro ho pensato questo: l'amore basta all'amore. Chiudo gli occhi e lo ripeto. E sento la mia pancia che lo ripete e si contorce. Perché ha paura. La paura che io non so dire viene da lì. Dalla consapevolezza che io solo posso vedere perché con me è cresciuta. Dal desiderio di abbandonarmi non solo all'amore ma anche ad affetti che possono ferire anche di più. Dall'abbandonarsi e dal restare feriti. Dal curare le ferite con le vecchie cicatrici. Apro un altro libro, che ha pagine di carta spessa e un po' ingiallite. Che odora di tempo. "La solitudine in cui abbiamo aperto gli occhi. La solitudine in cui un mattino ci siamo destati, caduti, crollati da qualche

Otto!

Un abbraccio che ha unito tutti, ha chiuso la tua giornata. Fatta di sole e pioggia e grandine e ancora sole e ancora cielo piombo e luce incredibile. Fatta di voci giovani come la tua, rumorose come la tua, instancabili come la tua. Fatta di dolci e briciole. Questo giorno ha il tuo profumo buono. Ha la tua curiosità e la tua immaginazione. Questo giorno sei tu. Che riempi i nostri cuori di allegria, che non ci lasci mai soli, che colori ogni istante come un arcobaleno. Che tu sia felice. Sempre.

In viaggio

Quando la leggerezza sarà la mia sola consistenza, allora saprò di aver trovato la mia casa.

Parentesi

(Rotonde e piene. Pasquali, oggi. Circondata di rotondità piene di vita. Ecco la fatica della mia parentesi di oggi. Accogliere il mio vuoto. Il deserto che solo posso partorire. Non c'è risorto, nel deserto. Non c'è pasqua, nella sterilità. Le lacrime a stento trattenute mentre le labbra cantavano inni. Cercare una mano, e stringerla, piccola fra le mie, senza che sapesso di dare la forza necessaria per inghiottire. E poi, nel chiuso di una stanza bianca, sciogliersi un poco. Per poter uscire e sorridere.)

Cartolina-sette-

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Ho aperto la porta rossa e ho trovato ad attendermi la parete nuda che mi aspettavo. Ma in basso, e poi a salire, verso il centro ho intravisto tra la roccia una fessura. Azzura di cielo. Ho chiuso la porta alle mie spalle, mi sono avvicinata a quella striscia di azzurro sottile ed era un passaggio. Credo sia ora di andare oltre. Oltre la nudità che mi porto addosso in mezzo alla gente. Oltre ai vestiti con cui provo a nascondermi. Credo sia ora di andare altrove. Di lasciare questa casetta rossa, magari con la porta aperta pronta ad accogliere un altro viaggiatore. Entrando, dopo di me, troverà fiori appassiti, fogli sparsi e bianchi. Tendine al vento. Io vado, in questo Venerdi' di Passione. Lascio il rosso. Inseguo l'azzurro.

Cartolina-sei-

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C'è una porta, sul retro di questa casa, rossa anch'essa, che non ho mai aperto. So, per esservi passata davanti, che si affaccia sulla parete nuda di uno scoglio basso, che non tocca quasi mai il mare. Uno scoglio mancato. Può una porta aprirsi su di un muro, per quanto sorretto dal cielo? E passarvi davanti, sostare, seduta, sul suo gradino, non è un po' come averla già violata? C'è una porta, nel mio cuore. C'è n'è più d'una, a dire il vero. Ci sono porte che non si aprono perché si conosce il paesaggio che ci accoglierebbe. E a volte è di una bellezza intollerabile agli occhi stanchi, al cuore in affanno, alla mente in subbuglio. Ci sono porte che non si aprono perché si conosce il paesaggio che ci circonderebbe. E a volte è troppo buio, lì fuori, e la nostra lanterna è rimasta senz'olio. Ci sono porte che non sono mai chiuse perché della striscia di luce che lasciano entrare, o del buio che non ostacolano, abbiamo bisogno. Così come del

Cartolia-cinque- La stessa sono adesso

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Dopo l'inverno Non è accaduto nulla. Ho spaccato la legna e la legna diceva della brace Ventidue lettere scritte due arrivate Lo sguardo alla pioggia come il vento la portava sulle mani eppur cadeva Un altro sono adesso (C.W. Aigner)

Cartolina-quattro-

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Nel silenzio piango le mie notti. La luce dalla finestra illumina i contorni di un abbraccio che fatica a sciogliersi. Silezio accoglie le mie lacrime mal raccontate. Silenzio risponde al mio desiderio mal posto. Sbaglio i tempi, le parole, i momenti, le reazioni. Ora. Sempre. Tutto il mare che ho lasciato alle mie spalle, i giorni di acqua e cielo capovolti. Tutto il silenzio leggero di cui volevo riempirmi. Non trovo nulla. Ho abbandonato sotto un sasso il mio proposito di trasparenza e mi sono portata via il sasso, che ora pesa ai miei passi. Non è ancora ora di riprendere il viaggio. Non è ancora il momento di tornare. Prima devo perdermi.

Parentesi

(Leggo. Non le pagine di carta che tra poco mi porteranno via, ma parole sparse in questa rete intangibile. Mi chiedo cosa ci faccia restare qui in tanti, cosa non riusciamo a dirci nei giorni che viviamo, incrociando i nostri sguardi e i nostri passi. Ripenso ai discorsi che provo e riprovo nei miei pensieri e che non avranno mai voce se non scatenata da una tempesta incontrollata. Ripenso alle lettere scritte e stracciate, ai diari di quando ero una ragazzina e che ho buttato per timore di riconoscermi in una foto che non mi apparteneva più. E ripenso a stamattina. Quando ho raccolto un foglio gettato per i miei stessi identici motivi di un tempo e che appartiene a te, che vorrei fermare in una foto, e che posso solo accompagnare nel tuo tempo. E ripenso a ieri notte. Al gioco. E allo strappo che segue l'abbraccio e che mi fa sentire incapace di dire. E penso al buio che mi copre. Leggo parole che altri hanno scritto perché io potessi trovarle per caso. E penso alle mie p

Cartolina-tre-

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Acqua. Intorno e dentro. Come in un grembo materno. Mare e cielo non hanno più orizzonte. Uno il colore, una la consistenza. Come nel ventre materno i rumori arrivano attutiti, morbidi. Una sola macchia, rossa come il sangue che dà la vita. E mi fermo qui, in questo rosso dai confini certi, a cercare i miei confini e a riportare i desideri dentro il giardino che avrò.

Cartolina-due-

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Sole sulla pelle. Cerco di scaldare anche il cuore. Sento il vuoto del viaggio, il rumore di fondo, le voci, gli uccelli. E un silenzio che circonda solo me, come se mi muovessi dentro una bolla: posso vedere senza essere vista, sentire senza essere udita. Anche amare senza essere amata? Voglio tornare con la pelle nuova, di un colore che non possa sbiadire nei miei inverni.

Cartolina-uno-

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Oggi sono qui... Immaginavamo navi come le stimmate del mare – immaginavamo navi come steli di fiori marini e vette di mare in terra – immaginavamo il rumore dell’isola, il mare che batteva come una fontana alta e la terra era impregnata e dolce e senza dolore – e certamente questo immaginare era tornare al paradiso per la strada aperta dalle parole e i corpi si muovevano tenui e disumani come se il mondo dovesse ancora venire. Se tu parlavi io vedevo l’isola dove i morti chiariscono corpi fatti di rami e fili d’erba, stanno seduti con il sole in faccia sulla

Macabea non esiste

Il caso ha voluto che per alcuni giorni non mi fosse concesso fermarmi da queste parti. E' stato un bene. O forse no. Il caso ha fatto partire Macabea per un breve viaggio e ora lei non sa se vuole tornare. Forse Macabea ha deciso di restare nell'altrove che occupa un angolo del suo cuore e del suo pensare. Forse ha compreso che non ci sono altri luoghi, altri altrove per lei. Che il solo abbraccio che la possa tutta contenere è il suo. Per quanto piccolo. Esistono strade lontane e mille incroci possibili. Non sono per lei. Esistono spalle leggere capaci di portare pesi ingombranti. Non sono le sue. Macabea rischia di restare schiacciata dalle assenze, dai silenzi. E allora è forse un bene che parta. Per restare dove è sempre stata. Da qualche parte, lì, in fondo al suo cuore. (ps. Macabea è però ostinatamente aggrappata a un sorriso. E forse il sorriso cui non vuole rinunciare e che prova a indossare ogni mattina la farà tornare...)

Sabato

Il profumo della torta al burro appena sfornata, pronta per la colazione di domani. I due narcisi bianchi in una bottiglia diventata vaso al centro del tavolo. Il frigo con le foto. La credenza rossa. Fino a poco fa le voci e le domande. "E se fossimo il sogno di qualcuno? Se fossimo tutti dentro al ds?" "Sobbemolle!" Le lacrime perché " è bellissimo, mamma, bellissimo! ma tanto triste" alla prima visione del Romeo e Giulietta. Il terrazzino che riprende vita. La consapevolezza della propria inadeguatezza e il desiderio di lasciare impronte di sorriso e fiducia. "Non mi capirai leggendo un libro." Adesso il silenzio. Qualcuno già sogna. Vorrei entrare nei vostri sogni e renderli vivi

Aspetto

Giro. A vuoto. Parlo. Da sola. Da sola mi consolo. Da sola fingo di non venir ferita da una parola banale lasciata cadere con noncuranza. Sono di vetro. Mi scheggio. Mi taglio. Non so andare in frantumi e questo è il mio dolore. Mi regalo le parole che vorrei, rubandole a chi le ha scritte per altri. Chiudo gli occhi e provo a cercare un altrove di leggerezza e di sole. E poi arrivo qui. Nel silenzio più ridondante. Perché abitare qui vuol dire non avere braccia a circondarmi. Perché abitare queste pagine bianche e imbrattarle di brutte parole vuol dire non poter dare una voce ai miei pensieri, non avere orecchie per consolarla. Passano gli anni. Non passa nient'altro.

Ricevere in dono parole così...

S e ti desidero contro ogni ragione se in te cerco il mio rifugio se designo con il tuo nome nostalgia e bramosia e penso che era ieri quando noi giungemmo a noi se sono tutto impigliato nel mio amore e tutti i miei desideri migrano verso di te che cosa ci sar à mai di irrazionale se ora non diciamo a noi, ma alla ragione: resta pur sola. (Thomas Brasch )

Sei ancora qui

Il mondo del mio oggi è colorato di azzurro e della magnolia che esplode sfiorendo per non oscurarci con la sua bellezza. Il mio mondo di oggi ha le voci di tanti bambini sporchi di erba e terra e sassi che si infilano nelle scarpe. E nelle tasche. E poi c'è il ricordo di quel giorno. Quando il nostro cielo si è arricchito della tua compagnia e ha lasciato noi un po' più soli. Ma c'è il tuo profumo nel mio naso, il tuo abbraccio intorno a me, la tua voce nel mio sentire. Ci sei tu nel mio cuore e nelle parole che ti raccontano a chi non puo' ricordarti.

Ponte

Ecco. Lascio aperte le finestre e sento gli uccelli e i profumi dei pranzi dei vicini. Lascio che le finestre aperte mi portino il desiderio di un tepore che è appena iniziato. Poteva essere un giorno diverso? Poteva essere il giorno di gesti diversi? Ha un senso chiederselo? O non è già tanto il poterlo respirare, questo giorno? "Ma si può anche vivere nella vita d’ogni giorno, il grigio calmo giorno, piantare patate, rastrellare foglie e raccogliere rametti, ci sono tante cose a cui pensare al mondo, a tutto non basta la vita di un uomo. " E ci si può lasciar riempire il cuore da una musica nuova, semplice come la primula sul mio terrazzo, e come quella colorata da immagini che sono solo mie perché sono di tutti. "Ho il cuore pieno di battiti e gli occhi pieni di te". E si può desiderare di regalarla, questa canzone. Mercoledì. Il giorno ponte. Quello

Copio e incollo

La prima foto di Dio Questo era il mio aspetto dopo quel primo giorno. Io, solo con le mie pietre di pietra, Io, solo con i miei venti di vento. Era il giorno in cui ero ancora felice, la terra ancora deserta e vuota, solo più tardi ho creato gli alberi, gli animali, l’esercito e quel fotografo. Spesso ho nostalgia del giorno in cui l’ho fatto, lui per primo. Lui e io, insieme nella mia creazione, io con la mia giacca viola tra i venti di vento, lui con il suo occhio come uno specchio sulle mie pietre di pietra, e nient’altro. (Cees Nooteboom )

Indicativo presente

Il verbo amore regge solo l'indicativo presente. Se posso dire " ho amato" è perché ancora amo. L'amore cambia veste e colore, ma non lascia il cuore e i pensieri di chi conosce. Se voglio dire "amerò" è perché già amo. Il desiderio di amare è amore. E basta a se stesso. Abbraccio il mio pensarti di sempre, il battito del mio cuore di oggi e il desiderio di te.

Primavera

Non ci sono verbi al congiuntivo condizionale, oggi. Oggi splende il sole. E' primavera. Cammino sulle mie scarpe alte, con i capelli tornati stabilmente in disordine, la borsa rossa. Cammino respirando l'aria fredda rotta dai fiori delle magnolie che stanno esplodendo. Oggi è un giorno bello. Oggi i miei passi sono indicativo presente. Me lo ripeto. Come mantra. Per lasciar entrare la primavera. E per pensare con dolcezza ai verbi che vorrei.

Acqua

Se non si hanno parole, allora è meglio tacere. Ma si posso ritrovare le parole perdute, tacendo? Si ascoltano rumori di frammenti che ci cadono dentro e si immagina la scena, come in un cartone animato: la tristezza che strappa un sorriso per esorcizzare il timore. Ma oggi è venerdi'. E il solo rumore che dovrei sentire è quello dell'acqua che mi scivolerà intorno. A lavare il cuore. E i pensieri.

Un giorno

Cade una pioggia insistente che altrove è neve. Una medaglia a ricordare un nonno che non ho incontrato e che vive in me grazie a parole ripetute con amore; una stanza affollata di ricordi ed emozioni. E fra tutto questo i miei bambini, piccoli, perchè la memoria non affievolisca. La ragazza che teneva sulle ginocchia la mia mamma, che è invecchiata ingrigendo il cuore più dei capelli, ha terminato il suo cammino. La visita dalla pediatra e una bimba magrolina che però ama le meringhe con la panna. Un ragazzino che non tace mai e il suo papà che prepara la focaccia più buona e una merenda ghiotta mentre spippiola sul pc e coltiva maggiorana. E io? Mi duole la gamba a ricordarmi che sono di carne. Un libro lieve per entrare nei sogni in punta di piedi. Il sorriso di un ricordo mentre ceno. Il pensare che tiene compagnia calda. E il rosso del pennello che ho sognato la scorsa notte. E gli schizzi, a comporre il risveglio. E poi la sveglia spenta. Perchè domani è festa.

Se

Se ne fossi capace colorerei questo cielo grigio. Schiuderei in anticipo le gemme sui rami, fiorirei insieme alle margheritine del prato. Se ne fossi capace l'azzurro sarebbe ovunque e la luce spalancherebbe gli occhi alla primavera. Se avessi il dono del colore, volerei piu' in alto e le nuvole avrebbero forme di bimbi che giocano senza paura. Se avessi il dono del sorriso, vorrei fosse il tuo a non spegnersi mai. Così da guardarlo e rifletterlo nel mio

Pensiero

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Siamo briciole

Profumi complicati

Ci sono dentro. Caduta tra pagina diciotto e pagina venti. Tra i pensieri di chi ti somiglia in forza di tanta differenza. Ci sono dentro e sento il profumo del gelato lanciato con rabbia. Ma rallento gli occhi, le pagine, la matita che segna. Anche per questo sono qui. E perché ho questo profumo complicato che indosso mio malgrado. Profumo dei piccoli narcisi gialli al centro del mio tavolo, delle primule colorate sul mio davanzale e delle violette che sono tornate a fiorire. Profumo acre di mimosa che infiamma le mie narici. E profumo di bimbi che giocano e hanno sempre le mani sporche di colore, anche quando pensano di essere ormai quasi grandi. Profumo di chiacchiere sorridenti e fitte dopo un intenso temporale di parole nervose. Profumo di sogni che non si ricordano e di sonno innocente e fiducioso che si lascia abbracciare e coccolare inconsapevole. Profumo di capogiro e voci impossibili che per un attimo fanno voltare il capo in cerca del loro volto. E poi. Profumo
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E' mio!

p.s.

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W LE DONNE (e i piccoli uomini che donano i fiori più belli)

Nemesi

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Alcuni libri mi entrano dentro e si depositano quasi a formare lo scheletro delle mie fragili ossa. Alcuni libri hanno pagine che devono chiudersi per pochi istanti, per consentire al respiro di riprendere il ritmo consueto e al cuore di trovare altro spazio per contenerle. Alcuni libri hanno pagine che non si possono chiudere per più di pochi istanti, perchè il respiro ha bisogno della loro punteggiatura e il cuore del battere del loro suono. Alcuni libri non si dimenticheranno anche quando verranno restituiti alla biblioteca comunale. Questo è uno di quei libri.

Giornata di grazia

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Ogni volta

Ogni volta mi perdo nello strappo, invece di sentire il calore dell'abbraccio. Ogni volta mi è impossibile frenare il pensiero della vita che non è, invece di abbandonarmi al non pensare e alla vita che ho. Ogni volta, il senso di sconfitta per aver perduto la possibilità di leggerezza. Ogni volta. Sempre. Eppure ho bisogno di sentirmi parte di quelle braccia. Ho necessità di respirare quel desiderio di vita e leggerezza. Anche quando dico le parole che non vorrei e penso soltanto le parole che desidero pronunciare. Mi sono persa. E non ho ancora compreso se ritrovarmi sarà il mio destino.

Corrispondenze

Si leggono parole. E poi se ne incontrano altre che da quelle sembrano nate. Si intrecciano sogni e pensieri. Si rubano immagini da chi, con le parole, gioca meglio di noi. E che forse ha giocato anche per noi "...Esistono profumi freschi come carni di bimbo, dolci come gli òboi, e verdi come praterie; e degli altri corrotti, ricchi e trionfanti, che hanno l'espansione propria alle infinite cose, come l'incenso, l'ambra, il muschio, il benzoino, e cantano dei sensi e dell'anima i lunghi rapimenti." ( Charles Baudelaire)

Lavori in corso

E' ancora tanto freddo, là fuori, ma la stagione sta cambiando. Dietro la montagna, stasera, oltre il cielo cupo che ha coperto tutto il giorno, la luce era chiara. Si riordinano gli armadi, si ha voglia di fiori freschi di prato, nel mezzo del tavolo. E si cambia la veste di un blog.

Caffè

Il freddo stamattina è ovunque. Nella luce del cielo, nella pioggia che non riesce a scendere. Nelle mie dita che zoppicano su una tastiera grigia. Come grigio è questo giovedì. Però il caffè profuma di buono. E ci sono state parole buone per me. E belle. E, finalmente, pagine che non si vorrebbero più chiudere. E poi ci sarà il profumo delle frittelle appena fatte a riempire la cucina e voci di bimbe. E ancora ci sarà questo freddo e il tentativo vano di dimenticarlo. Me lo porto dentro il freddo, in questi giorni, per perderlo solo nel sonno. Eppure, sotto il profumo del caffè che arriva dall'altra stanza, tra le volute di fumo del the che tra poco proverà a scaldare almeno le mie mani, tra foto in bianco e nero di incroci stradali, la primavera si lascia respirare.

Pagine chiuse

Troppo intellettuale. Non è un saggio, non è un romanzo, non è un libro di storia. Non ha corpi che toccano. Ha un protagonista che forse sono due. A cui ho dato il volto e i passi, soprattutto, di un vecchio professore che cammina sul marciapiede in un sabato deserto. Curvo e chiuso a sè e al mondo. Non è per me. Non posso dire che non mi piaccia, ma devo chiudere le sue pagine, perchè non sono mie, non mi hanno catturato e neppure sfiorato. Gli ho dato tempo, giorni, settimane. Pause e intervalli con altre pagine. Ho chiuso e riaperto. Oggi ha trovato pace sullo scaffale della libreria. A cercare altre mani che ne apriranno le pagine.

Martedì

Rumore, confusione, polvere. Odore di legno maltrattato e sigaretta. Dentro. Fuori il sole profuma di marzo e l'aria della neve che solo ieri è scesa vicina vicina. E' stata una notte senza sogni dopo averne parlato a lungo. Una notte di tenerezza recisa dal bisbiglio di un no. E' stato un risveglio di leggera, insolita, energia. Di chiacchiere belle davanti a un caffé. E poi la mia incapacità a concentrarmi su di una cosa per volta e l'inevitabilità nel cercare parole che scandiscano i pensieri, insieme ai minuti. Le mie mani sono meno fredde, oggi. I miei occhi forse meno stanchi. La solitudine che mi accompagna come una condanna, può diventare risorsa, se smetto di muovere la mano per allontanarla e la prendo sottobraccio come una vecchia amica.

Freddo

Dopo una domenica sprofondata nella pigrizia, dopo un sabato rumoroso e con gli occhi verso tetti che si potevano solo sfiorare, oggi le mie mani non trovano calore. Neppure nel tepore di una tazza bollente. Il finire dell'inverno è ancora lontano. Il profumo della primavera è nel pizzicore che muove il mio respiro. Cerco un panno colorato in cui avvolgermi. O un abbraccio, in cui dormire a lungo e senza sogni.

Abbraccio

Mi spetta il dovere della felicità. Per quanto ansimante. Lo devo a voi.

C'è bisogno di tenerezza

Il profumo di una pasticceria e in bocca il burro di una brioche vuota. Vorrei che il mio cuore fosse altrettanto vuoto e leggero. Uscire dal calore del letto, stamattina, con un freddo tanto bianco da ferire gli occhi, è stata una fatica sterile. Se ci si sente zavorra di noi stessi bisognerebbe avere il coraggio di sparire. Ma sparire non si può, non è per me, che desidero trasparenza e invece sono ingombrante come una mongolfiera che ha dimenticato di essere nata per volare. Riempio la mia mattina di gesti non rimandabili nella loro inutilità. Riempio i miei gesti freddi con il calore del mio fiato corto. E aspetto l'acqua. Intorno, dentro. E i pugni sferrati alla mia immagine riflessa.

Forse ho capito una cosa

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I pugni allo stomaco, la stretta al cuore, le porte in faccia. Al momento reggo benissimo e per qualche giorno cammino inconsapevole della pietra sospesa sulla mia testa. Poi mi siedo. E la pietra mi schiaccia. Ecco. Non dovrei sedermi mai... C'è bisogno di tenerezza.

Dormire, al più presto

La solitudine sceglie con cura i corpi in cui abitare, ci si accomoda discreta e, con garbo pesante, occupa spazi sempre più vasti. La solitudine, la mia, nasce da un assoluto deisiderio di altri intorno a me. Nasce dalla smisurata fantasia che da piccola mi faceva vivere in mondi paralleli che ho perso, con grande dolore, crescendo. La mia infinita solitudine non è guaribile. Posso solo dimenticarla, per un po', lasciandomi circondare da un abbraccio. Ma stasera, un abbraccio non c'è. Devo ripetere al mio cuore che il solo amico possibile è il mio anonimo io. Altri non sono. E se ci si abbandona all'illusione, ci si può fare tanto male.

Risveglio

Ho avuto la grazia di un sonno privo di sogni o di pensieri come quello che mi ha svegliata: una spiaggia vuota e il leggero sciabordio di un 'onda E' tutto bianco, oggi. Perfino il sole. E anche il mio cuore sembra faticare nel trovare il giusto ritmo del battere.

Ricotte

Scaldo la mia casa, ordinata e silenziosa, con candele profumate dopo una mattina di finestre spalancate al freddo e detersivi. Scaldo le mie mani con una tazza colma di caffè bollente che sento scendere e spandersi dentro di me. Tra poco uscirò. Ufficio. Lavoro. Pensieri oblligati. Ora, qui, in questo silenzio ancora un po' freddo, tra questo profumo che si mischia ai miei pensieri, leggo parole inaspettate e ne rubo altre per trovare i passi di questo giorno. "E se potessi amarti, t'amerei", ho letto poco fa. I miei passi sarebbero ancor più zoppicanti, senza i miei furti quotidiani di versi e parole. Senza l'attesa, dopo tanto tempo, per l'uscita di un libro nel quale spero di perdermi ancora una volta. Senza la sorpesa di un inciampo dal tempismo perfetto. I miei passi sarebbero incerti senza la consapevolezza della loro incapacità di procedere dritti per il sentiero segnato da altri per me.

Chissà

Può bastare un attimo per svegliarsi. E servirà tempo per tornare a sognare. Oppure non ci si sveglia mai e il sogno è proprio il timore del risveglio. E in tutto questo io dove sono?

Pensieri bagnati

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Lavo i capelli e con essi i pensieri. Strano come sotto l'acqua tutto appaia più chiaro e come, uscendone, non riesca a ritrovare la stessa nitidezza. Con lo specchio appannato non mi vedo e capisco. Il vetro schiarisce, mi vedo, mi confondo. Come dentro ai sogni che non si riescono a raccontare al risveglio. Forse per questo il sonno mi manca tanto. Perché nel sonno comprendo i passi e i movimenti. Raccolgo i pensieri in ordinate fila. Desideri e pensieri non camminano sempre gli stessi sentieri. Gesti e pensieri non percorrono sempre le stesse strade. I miei pensieri di questi giorni sono pensieri bagnati. E profumano di primavera. Un anno fa era l'inizio di un lungo inverno. Forse il cerotto si è staccato. E la ferita?
Ode barbara XIII Miei vecchi amori. Visibili ore di un secolo che non vuole morire. Si rompono continuamente lune intorno a me. La luce che m’illumina di certo verrà da stelle spente. Tutta la notte sradico sentimenti dal mio petto che resta sempre verde. Erbacce con radici d’eternità. Mi stordisce il rumore del tempo. Scendo in una notte più profonda di quella vera con una duplice tenebra negli angoli e caligini d’usi passati. Camminando lentamente, attento a non svegliarvi. (Nasos Vaghenàs)

Mattina

Ho mescolato i miei sogni al rumore di chiacchiere e stoviglie. E ho aggiunto un desiderio di sogno che mi ha riportato in un sonno lieve e consapevole. Ho preso il tempo e l'ho messo da parte. Come ne avessi tanto, come se potessi farne a meno. Ho consentito alla pigrizia di rallentare i miei gesti, di sedere a lungo davanti alla colazione. Ho socchiuso i miei occhi alla luce chiara di questa mattina celeste, che fa pizzicare il naso e respirare a fondo. Può iniziare la mia giornata. Con la musica forte che non posso più scegliere, da quando ci sei tu che balli. Con le chiacchiere veloci che non posso interrompere, da quando parli tu. Con i gesti teneri che portano un risveglio lento e che non so fermare, quando ci sei tu.

Nel mezzo

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Nell'aria si muove qualcosa che non è più inverno. Anche la pioggia dei giorni scorsi profumava di nuovo. Oggi la luce ha stentato ad arrivare e quella che è riuscita a vincere il grigio del cielo è timida. Eppure ho colorato di primule il nostro terrazzo, ho guardato i germogli tenaci dei rampicanti delicati. Le mani nude e gelate, sporche di terra. Il doppio strato di tutto a riparare dal freddo. E ora il tepore della poltrona sfondata e di una coperta colorata. Eppure ho colorato il nostro terrazzo. Di primule e viole. Di aria che non è ancora primavera ma non è più inverno. Anche i miei pensieri sono cosi'. Non più, non ancora.