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Visualizzazione dei post da ottobre, 2010

Penso

E' nella speranza dell'attesa che so di essere ancora viva. E' aspettando che sento il mio respiro. Temo il giorno che smetterò di aspettare. Temo il momento che smetterò di sentire il mio respiro trattenuto nella sorpresa di un'attesa.

Domani

Sciolto il nodo dell'attesa, il ritorno a casa. La testa fatica, come la voce che cambia; le parole strascicate, l'enorme tenerezza di un piccolino in difficoltà. Oggi la pioggia scende con facilità mentre le lacrime faticano perché anche nel pianto c'è dolore. Domani andrà meglio. Ne sono certa. Domani le carezze si fermeranno ancora su guance arrossate da un respiro affannato, ma troveranno labbra volte all'insù. Mancano le chiacchiere sfrenate, il rumore, la vivacità. Tornerà tutto. E mi stancheranno ancora il rumore, le grida, le risate incontrollate, i bisticci. Oggi piove. Domani ci sarà il sole. Anche sotto l'ombrello che ci riparerà dalla pioggia.

Aspetto domani

Nell'attesa non si pensa. Si finge di respirare, di pensare. Nell'attesa non si legge. Si tengono tra le mani un libro, un giornale. E ci si dimentica di voltare pagina. Nell'attesa non si guarda. Si posano gli occhi su oggetti, persone, panorami. E non si vede nulla. Nell'attesa il cuore non batte. Per non disturbare. Nell'attesa il respiro non si trova. Si resta in apnea, come pesci fuori dall'acqua. Nell'attesa non c'è tempo. Solo attesa.

Piove ...

...anche qui...

Scrivo e cancello

Scrivo e cancello. Scrivo e cancello. Cerco tasti che non trovano corrispondenza con i miei pensieri, che sono come alcuni sogni. Chiarissimi e nitidi mentre li si vive, impossibili da raccontare al risveglio. E così scrivo e cancello. La scelta giusta sarebbe il silenzio. Non riesco. I pochi minuti che mi fermo qui, mi danno la sensazione di tornare nel mio sogno nitido e dimenticato. Prima o poi la corrispondenza tra le mie dita e il mio pensare tornerà. Forse quando tornerò a poter raccogliere i miei confusi capelli.

Buona notte

I poeti lavorano di notte quando il tempo non urge su di loro, quando tace il rumore della folla e termina il linciaggio delle ore. I poeti lavorano nel buio come falchi notturni od usignoli dal dolcissimo canto e temono di offendere Iddio. Ma i poeti, nel loro silenzio fanno ben più rumore di una dorata cupola di stelle. (Alda Merini)

Mattina

Il cielo è ancora bellissimo. Quasi commovente. Io sono ancora molto viva. E un po' sospesa. Resto in ascolto.

Stasera

Stasera il cielo, dalla mia finestra, è trasparente. Le nubi sono leggere, i colori come polvere di riso. Ci sono state chiacchiere fitte, nel mio giorno. Parole, gesti, incroci. Ho sentito il freddo e il sole. La sera è arrivata come capelli che cadono lievi sul viso e lasciano un odore buono. Mi aspettano voci sovrapposte e distratte. Mi aspettano mani calde sempre. Come uno stupore. Mi aspetta il profumo di giochi e frenesia e millemillemille giorni davanti. Stasera guardo il cielo dalla mia finestra. E' mutato. Non il mio sorriso.

Un buon giorno

Se le ore del giorno sono accompagnate dalla luce e dall'azzurro di oggi. Se il sole e i colori invitano lo sguardo a fermarsi per un sospiro. Se i passi possono seguire il ritmo del pensiero e del respiro. Se le parole possono dirsi sottovoce ma con il sorriso. Se gli occhi possono trovare quiete. Se le mani che si cercano sono una grande e una piccolina. Se risate, chiacchiere, rumore e silenzio si intrecciano e si fanno tempo. Allora questo giorno è stato un buon giorno.

Leggendo, pensando

"Lori era dolcemente meravigliata. Allora era questa la felicità. Dapprima si sentì vuota. Poi le si inumidirono gli occhi: era felicità, ma come sono mortale, come mi trascende l'amore per il mondo. L'amore per la vita mortale l'assassinava dolcemente, a poco a poco. E che me ne faccio? Che me ne faccio della felicità? Che me ne faccio di questa pace strana e acuta, che ormai sta cominciando a farmi male come un'angoscia, come un grande silenzio di spazi? A chi la dò questa felicità che sta già cominciando un po' a lacerarmi e mi spaventa. No, non voglio essere felice. Preferisco la mediocrità. Ah, migliaia di persone non hanno il coraggio di trattenersi perolomeno un altro po' in questa cosa sconosciuta che è il sentirsi felici e preferiscono la mediocrità." (C.Lispector "Un apprendistato o il libro dei piaceri")

Rendere grazie

Spesso è la semplicità che ci consente di continuare a respirare. E' lo spogliarsi di ogni pensiero che non sia "senti: il mio cuore batte!" che ci consente di trovare la strada in giorni tanto bui da sembrare notti senza luna. Essere come gli uccellini che non partono e stanno vicino a scaldarsi. Essere consapevoli delle estremità delle dita perché sono fredde. Ricordarsi che un sorriso può costare immensa fatica, che un silenzio può parlare per ore. Sentire un brivido ascoltando la serenità di chi ha perso la propria ragione di vita e non ha perso la sua, di vita. E rendere grazie comunque. Perché stamattina la neve ha coperto le cime. Perché una risatina soffocata ha inaugurato una piccola giornata. Perché la candela sul tavolo ha scandito un pigro risveglio. Rendere grazie comunque. Anche quando il perché tace. E ripetere "senti: il mio cuore batte!"

Foglia

E se non esistessimo? Se i nostri gesti, le nostre parole, i nostri sguardi fossero solo una nostra idea di gesto, parola, sguardo? Ci sarebbe differenza con quello che pensiamo di vivere ora? Se tutto fosse illusione, che differenza ci sarebbe con la realtà che non vivremmo? E se decidessimo di lasciarci portare come una foglia adagiata sull'onda leggera di un fiume? A volte scivoleremmo veloci, altre sarebbe un sasso a fermarci, altre un ramo proteso sull'acqua a rallentare la corsa. Se pronunciassimo solo parole che vogliono essere ascoltate? Se ascoltassimo solo quelle che acconsentono ai nostri desideri? Se i nostri gesti fossero sempre, inconsapevolmente, con naturalezza, le carezze desiderate e cercate da chi sfioriamo, da chi ci sfiora? Se i nostri giorni fossero in realtà un giorno soltanto? Lungo tutto il tempo che riusciamo a tenere aperti i nostri occhi? E se invece di farmi tante domande provassi semplicemente a allungare una mano? A intrecciare la mia v

Pausa pranzo

Una striscia di luce sul mio tavolo e su questa tastiera. Scalda le mie dita fredde. Una piccola luce nei miei occhi. Scalda il mio cuore che batte sempre un po' troppo in fretta. Pensieri. I più differenti. Alcuni che non si vorrebbero pensare. Altri che non si vorrebbero scordare.

Il giorno dopo

E' il silenzio la sola voce possibile. Un abbraccio, l'unico gesto. E' l'assenza di risposta la sola risposta giusta. Una mano nell'altra l'unico conforto. E' la preghiera che le labbra non sanno schiudere, la sola consolazione?

Io

Nei gesti di ogni giorno, nelle minuscole briciole lasciate cadere con distrazione. Nel sole che non dovrebbe illuminare, non oggi. Nelle parole dette senza essere pensate, e in quelle pensate e non pronunciate. Nell'egoismo che c'è in ogni respiro. Nella goccia che picchia e picchia e scava e scava. Nel dolore meschino e nel desiderio vitale. Nelle mani fredde. Nel battito accelerato di un piccolo cuore e nel dentino lasciato sotto un bicchiere. Nell'ultimo sogno prima del mattino. Nel tempo che va veloce e in quello che sembra fermo. Nei capelli scombinati. Nei sorrisi che costano fatica. Nelle canzoni che restano in testa. Nei libri trovati per caso e nel cursore che lampeggia. Nell'acqua ma non nell'aria. Nel dubbio. Nel tutto che non è niente. Piccola cosa per un pesante ingombro.

Senza parole

Solitudine il pugno vola nell’aria, non ha bisogno di nessuno, non gli manca nulla, non dice una parola e nessuno lo sente colpisce il mento ma non è lì che giaccia contro il muro si schiaccia senza lasciar traccia Tarja! quando non ulula più alla luna stillano in grembo le stelle. (Kari Hotakainen )

Veglia

Proprio stasera, che la stanchezza aveva chiuso i miei occhi e fatto vacillare la mia testa, proprio stantotte il buio mi ha svegliata. Non sono riuscita a afferrare il sogno che mi ero promessa e a entrare con quello nel sonno che volevo. Ho urtato pensieri affollati e confusi. Mi sono fatta male. I miei occhi si sono spalancati. E tutto ritorna. Come fosse oggi. Nulla si cancella. Detesto l'immutabilità del mio dolore. Detesto il mio inutile pensare. Detesto la mia incapacità di dimenticare, la mia memoria zeppa di volti e nomi e presenze ingombranti nella loro assenza dal mio quotidiano. Detesto la mia incapacità di lasciarmi amare. Perchè è questo che mi tiene sveglia, stanotte. La mia costante inadeguatezza agli affetti che mi vengono regalati. Lasciarsi amare. Pensarsi oggetto d'amore. Pensarmi oggetto di teneri pensieri, di nostalgia. Cos'è stato che mi impedisce l'abbandono? E perchè se provo a raccontarlo suona sempre poco sincero? Cos'è st

Ozio

L'accoglienza è per me una vecchia poltrona a righe. L'abbandono è riconoscere i segni che il peso del mio corpo ha lasciato su questi cuscini un po' stinti. So dove incastrare i piedi per scaldarli, come posare la testa per rilassare il collo, come riempire ogni angolo per trovare lo spazio al riposo. Il mio tappeto volante è una vecchia poltrona a righe sbiadite che conosce i miei pensieri, legge le mie dita sulla tastiera, scalda il mio poco sonno rubato al giorno, accoglie le notti di veglia. Grembo di stoffa e imbottitura, nascondiglio perfetto perchè apparentemente visibile e condivisibile, la mia poltrona non può essere d'altri che mia. Altri non sa abbracciare così bene.

Prima di dormire

Penso all'altra parte del mondo. A chi possiede tutto e non ha niente. Mando i miei pensieri più teneri a lanciare un ponte per superare un oceano. Di anni taciuti che si sono sciolti in una parola. Di legami che possono stritolare e potrebbero regalare ali. Apro le braccia a circondare un bambino nascosto in un corpo da adulto. Un bambino che ho abbracciato per placare il suo tremore. Un bambino che ha continuato a tremare per tanti anni, che ha trovato nel suo fragile tremore la forza di pronunciare la parola proibita. Apro le braccia. Chiudo i miei occhi. Indirizzo i miei pensieri.

Pomeriggio

Questo giorno scorre lento come un grande fiume. Questo giorno ha movimenti rallentati e pensieri fuori sincrono. Questo giorno ha parole sconnesse e pagine rade. E' un giorno che si vive come guardano un film già visto e un po' noioso. E' un giorno per lasciarsi andare un poco alla pigrizia indolente scusata da un malessere stagionale. E' un giorno che desidera la sua notte. E una voce. Un abbraccio.

Mattina

Con i rumori attutiti che rimbombano nella mia testa, cerco una presenza leggera e calda che sappia abbracciare la mia fragile giornata. Con gli occhi che si chiuderebbero volentieri su sogni che si sono potuti toccare, cerco una mano che sappia accompagnare i miei passi incerti. Forse non è silenzio, quello che trovo. Forse non so ascoltare.

Mercoledì

Mani fredde e un cielo chiaro come la luce. Aspettare è già vivere il momento. Pensare è già essere insieme. Lontananza, allora, non è più sinonimo di solitudine. Lontananza viene ingannata dal pensarti. Che è averti. Che è invadenza, forse, di una parte di vita solo tua. Mani fredde e aria tiepida a scaldarle. Corro incontro a una musica che entrerà fra le mie mura. Corro incontro a un'acqua che sarà intorno, sopra, sotto. Come nel mio sogno di un tempo, non servirà trovare respiro. Il respiro sarò io.

Martedì

Mattina di luci artificiali. Il profumo del caffè per cercare lucidità. Un maglioncino nero per marcare i confini. Scarpe alte per allontanare le pozzanghere e sentirsi ondeggiare. Capelli nuovamente arruffati, come la mia mente, il mio cuore, i miei giorni. Una storia nella borsa colorata. E una tastiera. A ricordarmi ciò che dev'essere questa mattina.

La pioggia sul tetto

Trovarti qui, stasera, come ieri sera, come l'anno scorso e quello prima ancora. Trovarti qui, stasera, come domattina, come il prossimo mese e il tre ottobre del prossimo anno. Trovarti qui e stupirmene sempre. Come un respiro dopo un tuffo profondo. Come arrivare alla cima e, col fiato ancora corto, voltarsi e non vedere la fine del proprio sguardo. Come il rumore della pioggia sul tetto. Incontrarti e riconoscerti. Incontrarti e scoprirti. Incontrarti e scontrarti. Trovarti qui, respirarti, guardarti, accoglierti come pioggia sul mio cuore, riconoscermi in te, scoprirmi con te, scontrarmi in te. Amarti come amo la pioggia sul mio tetto.

Vita

C'è una stanza, vuota, senza colore alle pareti, il soffitto che degrada, una sola finestra senza tende. C'è una stanza che prende forma, ordine, luce, spazio e colore. C'è una stanza dove ho riposto anni della nostra vita. Non per ricordarla, ma per farla rivivere. C'è una stanza che mi porta una tristezza grigia che non so respirare, ingoiare, dimenticare. C'è un sordo rumore nel mio petto, quando salgo le scale e i miei occhi vedono la vita che non può vivere. Non riesco a dare dolcezza ai miei pensieri tristi, alle mie mani che trovano minuscole scarpe. Non riesco a pensare al giorno in cui mi siederò tra tutto questo e aprirò i ricordi per chiuderli e donarli a chi potrà dare loro vita. Quel giorno qualcosa che ora è in agonia dentro di me, morirà. Non so se io ne uscirò più forte, più serena. O irrimediabilmete triste.

Venerdì

La pioggia sottilissima che oggi mi bagna, deforma il panorama, sfuma i colori. Ieri non ho trovato le parole che avrei voluto leggere. Parole in cui ero inciampata per caso, girovagando qua e là. Sarà un appuntamento mancato o solo rinviato? Le nostre giornate sono composte da tanti frammenti di tempo che faticano a trovare ordine ma che si intrecciano magicamente fino a risolversi la sera, su una vecchia poltrona, dopo aver lasciato accese solo le luci più basse, dopo che la musica tace e, a volte, anche la voce. Allora non servono molte parole. Basta la consapevolezza della presenza. Dell'essere lì, vicini. Allora si puo appoggiare la testa su un cuscino morbido e sentire che il sonno arriva allo stomaco. Allora la stanchezza di un giorno lungo può lasciare il posto a un peso dolce, che avvicina al sogno. Poi si ricomincia. Stamattina è uguale a ogni altra mattina. Eppure è venerdì, è il primo giorno di un nuovo mese, è vigilia di mattina senza sveglia. Stamattina è di