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Piccole cose

Il sorriso di leggerissima e acuta felicità è nato da solo, piccolo e breve, intenso e fugace. Il cielo era azzurro solo per me e solo per me il sole è sembrato, per un momento, quello di marzo. Da sola tra la gente, lungo una strada che non è fra le mie strade. Oggi il cielo è grigio e il tempo dilatato e lento. Oggi finisce questo 2008 difficilmente da salvare: non sento desideri per domani se non quello di stare tutti bene. E mi sembra un desiderio da vecchietta. Oggi ascolto da qui sotto le vocette impegnate dei miei bimbi e riesco a vedere ogni loro espressione e ogni gesto delle loro piccole mani. Ops!eccolo qui a chiedere di inviare una "imeil" al suo papà. Sarà un buon anno. Comunque.
Mi manca un abbraccio in cui sciogliermi. E vorrei fosse quello della mia mamma. Quando abbiamo smesso di abbracciarci? perché? Vorrei un abbraccio silenzioso e perfetto, di quelli che non chiedono altro che di essere ricambiati. Un abbraccio per non lasciarsi più e poter riposare e chiudere gli occhi e sentirsi leggerissimi.

Suoni

Come un interruttore, il mio suono grato oggi si è spento. L'inutilità del mio spazio occupato dal nulla è più evidente che mai. La fatica arriva sempre da chi dovrebbe invece alleggerirti. Scuse. La fatica arriva sempre da dentro di noi. E' perché non so ben contornare il mio profilo. Perché non ho saputo costruire la mia capacità di stima. E per tutta un'altra serie di circostanze che conosco tanto bene da poterle sezionare ad occhi chiusi. Ho voglia di scappare a casa. Accendere tutte le mie candele, le luci dell'albero e quelle del presepio. Nascondermi sotto una coperta colorata con lo scaldotto e i miei bimbi. E leggere loro una storia. Lunghissima: che duri finché saranno grandi.

Dire grazie

Oggi piove forte e il freddo entra nelle ossa per non lasciarle più. Non c'è luce se non quella che esce da dentro: case, pc, cuori. Eppure è una bella giornata. Ci siamo svegliati tutti insieme, ritrovandoci dopo alcuni giorni di insolita separazione. La casa profuma di cannella e candele. Ieri i bimbi hanno discusso a lungo sull'esistenza o meno della magia. Io ci credo: loro hanno milioni di domande e una sola risposta impastata di illimitata fiducia. Pesano le fatiche, le occasioni mancate, i desideri sfumati, il corpo indolenzito. Volano le canzoni di Natale, la speranza che la piogga muti in neve, i nasi rossi di freddo e la manine sempre calde. Dire grazie è piccolissimo suono. Oggi lo sento cantare dentro.

Neve

Siamo andati a scuola cantando sotto la neve. E la gioia nelle voci, nel sorriso e negli occhi dei miei bambini hanno illuminato di colori il bianco di questa mattina. Regalo inaspettato la neve, ma regalo più grande, immenso, e sempre come fosse la prima volta, la gioia condivisa che riempe il cuore, non fa sentire il freddo e regala un fremito contagioso. Anche un lunedì può essere una bellissima giornata.

Mio figlio andrà in prima a settembre...

"Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani (...). Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano." (A. Gramsci) La mia speranza sta piano piano svanendo. Non che pensassi o sperassi in un miracoloso rigurgito di partecipazione cosciente e critica, ma certo non mi aspettavo la rassegnata indifferenza da cui mi sono sentita circondata. Non mi aspettavo un così vasto ottimismo del nulla. Pensavo che se non ci interessano le vicende altre da noi, ci scuotessero almeno quelle che investono la nostra vita o quella di chi amiamo. Invece... Invece credo di aver capito che ormai pochissimi si preoccupano, almeno da queste parti, di quanto succede fuori dal cancello dei nostri (loro) grandi giardini. Credo di aver capito che pochi pensano davvero che saranno coinvolti e travolti come tutti. E credo anche che quando questo avverrà non se ne renderanno conto. Gli incontri e gli scambi di idee di questo ultimo mese, mi hanno fatto sentire t

A testa in giù

Se un giorno ti svegli e scopri che il mondo si e' rovesciato, non rimane altro da fare che imparare a camminare a testa in giù. Sto imparando.
I cerchi perfetti di una goccia di pioggia in una pozzanghera. Tutto il resto...
EVVVAIII!!

Messaggio in codice

E' voluto o è coincidenza? Comunque il messaggio è arrivato:forte e chiaro. Come sempre. Solo che non voglio sentirlo. E non lo ascolterò. Come sempre.

...

Sentito stamattina alla radio, a proposito delle elezioni americane: "Obama incarnefica un sogno e un programma". Incarnefica. Orrore. Mi chiedo se essere tentati e decidere di restare fedeli a se stessi e alla propria scelta sia più o meno meritevole (se classifica di merito è possibile) che non incontrare mai alcuna tentazione e sentirsi in pace con il proprio mondo. Citazione dal mio "mostro" preferito: "io su Berlusconi non voglio metterci nemmeno l'alluce". E adesso al lavoro.
E' arrivato l'autunno. Cielo grigio e foglie luminose. Pioggia e maglioni caldi. Un caffe' bollente non basta a scaldarmi, stamattina. Ho la testa pesante e il desiderio di accovacciarmi sulla mia poltrona avvolta da una morbida coperta rossa. Fine settimana indefinibile. Alla tanta nostalgia per chi non c'è più si è aggiunta la mancanza di chi non sarà. Non riesco a pensarci davvero e non so fare a meno di non pensarci. Sono incapace di rendermi felice e contemporaneamente non riesco a inaridirmi fino a non sentire più alcun dolore. E' novembre. Abbiamo la zucca vuota, e illuminata da una candela poco adatta allo scopo, che inizia ad ammuffire. Le piante di casa vorrebbero più luce. E io vorrei fiori colorati ai miei balconi. I bimbi hanno iniziato ad indossare le loro "giacche a pelo" e io continuo ad ostinarmi nel non usare ombrello. Mi piace sentire freddo e poi incontrare un inaspettatto tepore. Mi piace il profumo delle torte di mele. Mi

Ci siamo anche noi

Guardo le foto dalla stampa, ricevo sms dal corteo, compero il mio giornale. E parlo: con tutti quelli che incontro. Comunque la pensino. E per la prima volta da tanto tempo mi sento legittimata a urlarlo forte, il mio pensiero. Come se fosse caduto un velo che, da queste parti, si indossa per sparire un po' e farsi notare il meno possibile. Non è più così. I visi che vedo sono belli e colorati. Come i bambini che oggi non sono andati a scuola. Che si sentono orgolgiosi di essere in banco con un compagno che ha bisogno del loro aiuto. Oggi c'è un cielo che potrebbe essere qualsiasi cielo. Come la nostra attesa, il nostro partecipare e non mollare.

Lentissimamente

Lentamente mi muovo per dilatare i minuti perché diventino ore e la mia giornata finisca. Premo i tasti di questo vecchio pc per vedere le parole comparire molto più lentamente di quanto non scorrano i miei pensieri. Freneticamente stampo pagine e pagine che non riesco a leggere per fingere di essere parte al mondo, piccolissimo, che mi gira intorno. Lentamente respiro per non soffocare nei desideri che non posso permettermi, nelle parole che non so dire, nella vita che così com'è non mi appartiene ma mi possiede. Velocemente guardo passare la gioia che dovrei sentire per tutto quanto di bello adorna le mie giornate: canzoni in coro andando in bicicletta, letture dimenticate da tanto, baci che non bastano mai e arrabbiature tanto inutili da far sorridere. Pianissimo mi muovo correndo per non accorgermi che sto precipitando. E anche precipitare è un desiderio che non posso permettermi.

Implodere. Oppure no.

"La più vile di tutte le necessità: quella della confidenza, quella della confessione. E' la necessità dell'anima di esternarsi. Confessa pure; ma confessa ciò che non senti. Libera pure la tua anima dal peso dei suoi segreti raccontandoli; ma meglio sarebbe se il segreto che racconti non lo avessi mai raccontato. Mentisci a te stesso prima di raccontare quella verità.Esprimersi è sempre sbagliare. Fai in modo che esprimersi significhi mentire." (Pessoa) Avrei voluto un'auto che mi facesse sentire un po' più tranquilla. Che non mi costringesse a relazioni frequenti e incomprensibili con meccanici che mi guardano con la compassione che si dedica a chi non ne capisce niente. Vorrei tornare a gioire con leggerissima felicità quando vedo un bambino piccolo-piccolo; a sentirmi davvero partecipe alla notizia di un'attesa. La verità è che voglio un bambino in modo irrazionale ma fortissimo e che quando mi è stato detto no in modo tanto risoluto e irrevocabile

Biùtiful cauntri

Senza parole

post scriptum

"L'ieri che ha lasciato dolore, quello che ha lasciato allegria solo perché è stato, è volato e oggi è già un altro giorno" Pessoa ...speriamo
... Un attimo dopo pioveva. Pioggia tanto violenta da togliere i vestiti e scarnificare le ossa. Lacrime e lame sulle ossa che si facevano mucchio per ripararsi dalla violenza dell'acqua. Troppo dolore per urlare. E troppe urla per tacere. Troppo silenzio per resistere al rumore di una notte insonne. Nel buio del letto la voce aveva bisbigliato parole incapaci di dirsi altrimenti: per cercare di alleggerire la pioggia che schiacciava e allontanava i sogni. Al risveglio pioveva ancora. Un'unica goccia enorme e solitaria a ricoprire tutto.

Ho pensieri stanchi, stasera

E' sceso il silenzio. Me ne sono accorta solo ora. Solo poche ore fa cori, fanfare, tamburi. Ora, improvvisamente come era arrivato, il rumore ha lasciato posto all'abituale silenzio. Ho pensieri stanchi, stasera. Aspetto solo che la lavatrice finisca per andarmene a dormire: domani si ricomincia. Mi addormenterò leggendo un vecchio giallo per i ragazzi dei tempi della scuola media. Ho bisogno di vuoto che sia davvero tale: leggero, allegramente inutile, vaporoso. Mille volte, nei giorni scorsi, ho mentalmente composto un elenco di desideri destinati a restare tali. I più diversi, disordinati, impari dei desideri possibili. Perché? Probabilmente per continuare il linciaggio alla mia autostima; per ripetermi quanto ben radicata sia la mia incapacità anche solo di pronunciarli e la mia convinzione che pronunciandoli svaniscano per sempre; per ricordarmi che quello che non riesco ad essere o ad avere serve a ricordarmi che non merito. Come vorrei una fatina capace di comprensio

Adunata

"...Lasciatemi così come una cosa posata in un angolo e dimenticata." G.Ungaretti

Intervallo

Come sempre aspetto e aspettando ascolto la mia abituale inadeguatezza. La mia testa pesante di stanchezza desidera un cuscino. O una spalla e una mano a massaggiare leggera la nuca. Come sempre lego il mio muoversi al movimento degli altri. E, in questi giorni di strani ammassamenti, l'immobilità sembra la sola occasione di equilibrio precario. Accadimenti minuscoli o enormi. Scegliere di fingere di non sapere per non appesantire il portato. Frasi brevissime e pensieri aggrovigliati all'infinito. Vecchie canzoni di guerra e disertori. Caffè nero e marmellata di mirtilli. Spegnere la radio e uscire. Aria e respiro.
Il sole, finalmente! E il profumo della primavera.

Desiderio

La miglior eredità è il desiderio. Io desidero una pancia tonda e piena. Per egoismo, per sentirmi parte di un incredibile e misterioso ed eterno ingranaggio. Una pancia tonda e viva da portare fiera. Gambe gonfie per un buon motivo. Seni turgidi e prorompenti. Desidero condividere l'attesa con i miei bimbi e con loro meravigliarmi. Desidero stupirmi ancora del primo battito e del primo frullo. E tenerti la mano in tutto questo. E poi il dolore che sembra insopportabile: che non scordi, come ti dicono le mamme per incoraggiarti, ma che arrivi ad amare. E poi l'incontro e il riconoscersi. Le notti interminabili e il profumo ineguagliabile. Desidero sentirmi la primavera dentro. Porterò dentro il mio desiderio e lo nutrirò di niente finché mi lascerà.

Quattro

1. La lettera di carta che mi ero ripromessa di scrivere non è mai stata composta, però vecchie lettere spedite tanti anni fa sono state ritrovate, toccate e usate. Il loro essere passato è raccontato da francobolli ormai scomparsi che ora andranno a coprire lacune di un'altrettanto passata collezione. Niente sparisce, nulla si perde. 2. Mi avvilisce profondamente pensare che la prima donna candidata alla guida del governo nel nostro Paese sia proposta da un partito di estrema destra e sia la Santanchè. 3. Pelle, unghie e lingua. Ho bisogno di tempo per ritrovare la mia pelle, le mie unghie, la mia lingua: non mi riconosco. Forse avrei bisogno di uno specchio che mi rimandasse la mia immagine e il mio esserci. 4.Continuo a respirare profondamente e a soffiare forte e lentamente.

In ritardo...

Un 8 marzo di diversi anni fa ho regalato una lettera ad un uomo che amavo. Non ricordo cosa raccontavo o perché avessi scelto proprio quel giorno per raccontarmi. Mi sembra che fossimo in una stazione, davanti ad uno dei tanti treni che hanno visto il nostro salutarci e ritrovarci. Oggi, che l'8marzo è alle porte, vorrei scrivere ancora all'uomo che amo. Perché da troppo tempo non lo faccio, perché da tanti giorni mi nascondo. Ma come tutti i gesti non usuali sembrano impacciati, così i miei pensieri non trovano forma nella lettera che desidero. I desideri condivisi non si realizzano. I sogni ad occhi socchiusi mi hanno lasciata. La sera mi addormento subito dopo aver spento la luce per non annegare in pensieri che non desidero. Nelle ultime settimane il mio proposito è stato di respirare e soffiare intensamente ogni volta che qualcosa mi si appiccicava addosso: un gesto mancato, una parola sgradita, un pensiero non rivolto. Voglio che il pesante mi scivoli via senza la

Nausea

Qualcosa mi sfugge: lo sento. Forse una possibilità; forse un'illusione o una corrosiva fissazione. Ma c'è qualcosa che mi sfugge. Qui, ora, giro su me stessa e intorno a me stessa. Accumulo parole, suoni, immagini e visioni ma non so prenderle; e neppure perderle. Vorrei dirti di quell'intuizione che ci divide. Ho provato a farlo ridendo e ho anche provato a cancellare il dubbio con una risata. Poi sono inciampata in alcune parole cadute per sbaglio, nel buio, sussurrate. E ora ho questa specie di morso che mi si apre dentro, che invade la mia pancia fino a trasformarmi in pancia. nausea: per tutto il pomeriggio. Provo a vomitare qui, ma non è abbastanza. (P.S. Il dolore dovrebbe essere definito e circoscritto a chiari confini. Il dolore immaginato dovrebbe venir scaraventato da una finestra aperta. Temere il passato vuol dire aver paura del dolore di oggi.)

P.S.

Ehi! Là fuori! C'è qualcuno?

Resto qui

Citando in modo inesatto qualcuno di cui non ricordo il nome, direi che "in alcuni giorni bisognerebbe non vivere". E' il pensiero più ricorrente dell'ultima settimana. Alcuni giorni sarebbero da cancellare con la cancellina liquida che usavo alla scuola media per la mia penna stilografica verde. Preistoria. La stilografica verde sembra persa in fondo a qualche cassetto dimenticato; il che significa che proprio persa non è. Basta, un giorno, aprire per caso il cassetto giusto. Lo stesso capita anche con le persone che non so perdere o cancellare. C'è che si affaccia una volta all'anno nella mia casella di posta, lascia mail assurdamente belle e poi svanisce. Io inseguo il pensare, lo sperare che finalmente la mail si fermi un po' più a lungo e con maggior felicità. C'è chi non telefona, non scrive, non cerca e se si lascia trovare si racconta i luoghi più comuni sul tempo che vola e dice del troppo dolore o dell'incredibile gioia che hanno ru

Diario di un giorno

Invisibili fili legano e uniscono e intrecciano le nostre vite. Banalmente siamo tutti vicini e tutti lontanissimi. Vorrei saper dipanare i fili che muovono le nostre azioni. Che fanno decidere a chi telefonare, chi rivedere. Vorrei comprendere l'alchimia di un'attrazione e la chimica della ritrosia. Invece mi muovo come se attraversassi il Po in una bellissima giornata di nebbia. Tutto confuso nel bianco, cammino con le braccia protese a difendermi e questo non basta: intravvedo un albero e non so evitare lo scontro. Finalmente ho letto un libro bello e ben scritto. Il dolore che ci raccontiamo racconta la nostra vita. Roth ha parole tenute insieme con pulita e asciutta scrittura. Il primo libro dell'anno. Sono contenta.

Tempo nuovo

In tempo per non precipitare mi aggrappo ad un tralcio di vite. E’ nodoso e mi stringe il polso fino a farmi male; fino a salvarmi. Ancora una volta il mio tempo è tutto da scrivere. Propositi, progetti, desideri. Niente di tutto ciò ha segnato il passaggio di quest’anno nuovo e non saprei dire se è o meno un bene. Vorrei poter credere di essere riuscita nel mio intento di leggera zavorra, ma se penso alle prime parole dette, ai primi pensieri non solo pensati…temo di dover ammettere che il mio zaino è ancora ben colmo. Allora penso che sia la paura a bloccarmi, ad impedirmi perfino di precipitare. Ricaccio indietro i miei sogni come fossero incubi e mi convinco di non meritarli. Fandonie. Mi racconto solo fandonie. Continuo a crederci, invece. E continuerò a respirare a fatica e poi a trovare ossigeno leggerissimo. A piangere e a cantare. Continuerò anche a sognare; e a farmi male. Continuerò a sentirmi amata e, a volte, non meritata. Amerò e detesterò intensamente: come sempre