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Visualizzazione dei post da 2006

strettamente femminile

Strettamente femminile è la mancanza di tempo. E di sonno. Strettamente femminile è l'attesa. Di un amore, di un bambino, di un ritorno. Di un giorno nuovo. Strettamente femminile è l'impazienza e la sensazione di essere sempre in ritardo. Strettamente femminile è la testardaggine amorosa. La capacità di credere anche di notte. Strettamente femminile è fare mille cose contemporaneamente, ascoltare più di due voci alla volta. Strettamente femminile è dire con gli occhi, lasciarsi guardare attraverso parole sussurrate nel sonno, ascoltare il non detto. Strettamente femminile è l'incomprensibile e l'ovvio. Strettamente femminile è la capacità di solitudine e l'incapacità di chiudere definitivamente le porte. Strettamente femminile è un abbraccio aperto, una canzone per tutta la vita, un libro sgualcito in una borsa troppo piena. Strettamente femminile è pensare lettere mai scritte. Strettamente femminile è il desiderio di essere intuite. Io stasera sono arra

Tutti diversi

Qualche giorno fa Barbara mi ha detto “Sai, tutti vogliamo che i nostri figli non si sentano diversi dagli altri”. E se invece cominciassimo a volere che i nostri figli fossero tutti diversi tra loro? Unici come in realtà sono? Comincerebbero a desiderare giochi tutti diversi? A volere scarpe che non regalano nient'altro che piedi comodi? A spegnere il televisore che noi gli accendiamo? Alice pensa che i suoi compagni africani siano molto abbronzati; quelli cinesi un po' meno abbronzati e che lei sarebbe abbronzata, se non fosse stata tanto sotto l'ombrellone. I bambini forse vogliono sentirsi tutti uguali, ma perchè sanno di essere speciali; ne sono assolutamente e incredibilmente consapevoli. Noi vogliamo essere tutti diversi perchè abbiamo bisogno di sentirci speciali come abbiamo dimenticato di essere e inseguiamo la nostra unicità omologandoci a modelli costruiti da altri. Chi riesce oggi ad essere fiero della propria banale unica normalità senza passare per snob o pe

Apnea

Da bambina, quando addormentarmi faceva temere il risveglio, mi veniva in soccorso un sogno. Nuotavo in un caldo, tranquillo, conosciuto mare, illuminato debolmente da una presenza che non ho mai chiamato con un nome. Nuotavo come fossi stata un vero pesce: non avevo bisogno di risalire in superficie per prendere aria. La serenità del sogno mi accompagnava al risveglio e la giornata temuta mi sembrava meno gravosa. Adesso che il risveglio sembra desiderarmi così poco, non riesco più a trovare il mio sogno. Allora entro in una stanza con le pareti colorate da ampie onde azzurre e mi siedo a guardare il sonno di Alice e Francesco. Alla debole luce che illumina i loro sogni, guardo il sonno fiducioso e libero di due bimbi che vivono nel mio stesso mondo come fosse un mondo meraviglioso. Ascolto il respiro, accarezzo i capelli sudati, raccolgo pupazzi caduti. Guardo il loro sonno finché diventa un poco il mio; e allora so che posso attraversare la mia notte.

Torno in autunno

Mi sembra di vedere confusi anche gli uccelli. Provano a radunarsi sui fili elettrici, nei campi; provano ad accordarsi sulla partenza, ma il caldo di questi giorni li fa dubitare. E se domani, improvviso, arrivasse davvero l'autunno? Sarebbero pronti? Io aspetto l'autunno, come ogni anno. Questa fine d'estate mi e' sembrata lunghissima e pesante. Ho voglia di maglie calde, giacche e cappotti. Desidero guance arrossate dall'aria e labbra morbide di burro cacao. E' stata, la mia, un'estate che mi sono negata. Ho vomitato pensieri e parole che non ho mai pronunciato. Mi sono gonfiata fino ad implodere di un'aria che non ho voluto soffiare. Dovevo farlo. Era quello che mi sentivo di vivere. La mia fatica non detta, i pensieri di cui mi vergogno, il desiderio (l'utopia) di essere sentita e ascoltata nel mio urlo soffocato. Sono tornata da un mese. Settembre e' stato tremendo. Una corsa da fondista che richiederebbe una vacanza, un'altra estate:

Dormo sola

Che strana sensazione. Per la prima volta dopo tanti anni sono sola: dormo sola. I primi minuti ho sentito tutto il silenzio come un grande respiro. Poi, piano piano, ho preso la misura dello spazio, enorme, tutto per me. Eppoi “ho fatto”, perche' una insolita energia mi ha presa. Serata davvero spensierata: di chiacchiere e risate senza impegno. E alla fine il rientro in un insolito circoscrtto mondo tutto mio! Mi sento un po' in colpa a sentirmi felice di questo. Sento la tenerezza, la dolcezza del sonno che accompagna le mie notti, e mi mancano i capelli sudati e le chicchiere sconclusionate dei sogni. Mi manca una schiena da abbracciare e i piedi freddi anche d'estate . E pero' questa notte voglio prendermela tutta! Qualche sera fa avevo scritto due righe per questo povero blog dimenticato. Le appiccico di seguito. Parlavo di parole che avevo ritrovato. Parole di carta, da tenere in mano, che profumano e hanno anche consistenza fisica. Le avevo sparse nella rete e

Cominciamo...

"Io prima desideravo essere gli altri per conoscere ciò che non ero. Allora ho capito che ero già stata gli altri e che era una cosa facile. La mia esperienza più grande sarebbe quella di essere io l'essenza degli altri: e l'essenza degli altri essere me." (C.Lispector) Beh, potevo non cominciare con lei? Esistono corrispondenze come fili invisibili tra esistenze che non si sfiorano neppure. Sentire parole che si sanno pronunciate per molti come se fossero per noi soltanto. Come le parole di una canzone. Come una musica regalata probabilmente in modo casuale e che sembra invece accarezzare proprio noi. E allora mi domando se esiste il casualmente quando si compiono gesti e si scelgono parole per altri da noi. Eccomi qua...

urlo sottovoce e per niente

Un urlo piccolo, sottovoce e inutile: perche' sooportare e' impossibile. Non ho una finestra a disposizione. Non sono in auto con il volume della radio al massimo. I miei freni inibitori sono fin troppo rodati. Allora urlo qui. UUURRRRRRRRRRRRRRLOOOOOOOOOOOOOOOO! Mi sento un po' meglio.

9 aprile

Vorrei essere capace di raccontare i pensieri confusi, di gioia, incredulita', confusione, smarrimento, sconforto eppoi speranza e ancora gioia e voglia di essere capace, di riuscire a dimostrare che un'altra Italia e' possibile. Gli accadimenti delle ultime settimane, e anche di questi giorni, vorrei saperli raccontare in modo nuovo, senza tutte le chiacchiere, le dietrologie e le "futurologie" dei giornali, delle persone che sanno sempre cosa dire. Vorrei finalmente sentire un senso di appartenenza più ampio di quello familiare; vorrei non ricoprire più il ruolo di difensore ad oltranza di un Paese che solo con volontà riconosco come il mio; ma penso ai miei figli e non so cosa immaginare per loro futuro. Mi colpisce l'età della nostra classe politica e mi lascia perplessa la nostra incapacità di proporci. So che le ricorderderò, queste settimane; che le racconterò ai miei nipoti. La mia nonna mi raccontava della guerra, della prima volta che ha votato, d

Parole, parole

Perchè qualcuno dovrebbe leggere quello che scrivo qui? e come arrivare tra queste pagine? Oggi ero nella consueta attesa di interrogare un ente pubblico. Seduta accanto a me una signora (di cinquant'anni?) parlava con un'amica incontrata per caso: marito, figli, lavoro, scuola; un trasloco. Poi, rimasta sola, ha estratto dalla borsetta un foglio A4, lo ha dispiegato e ha letto. Sono curiosissima e ho deliberatamente sbirciato. Era una email e iniziava con "Mirella mia adorata". Non ho letto altro. Un po' per il timore di una triste figuraccia, ma soprattutto perchè volevo poter inventare una storia assoluta su quella lettera. Ed è capitato proprio ora che sto finendo di leggere un libro che racconta di lettere. Un libro che ho comprato per il titolo, bellissimo, che è a sua volta una citazione di Kafka, se non ricordo male ("Che tu sia per me il coltello" D.Grossman). Un po' ho invidiato Mirella. Aveva tra le mani un bene prezioso: parole che le e

La sorpresa

"Guardarsi allo specchio e dirsi meravigliata: come sono misteriosa. Sono così delicata e forte. E la curva delle labbra ha serbato l'innocenza. Non c'è uomo o donna che non si sia guardato per caso allo specchio senza rimanerne sorpreso. Per una frazione di secondo ci vediamo come un oggetto che è guardato. Ciò si chiamerebbe forse narcisismo, ma io lo chiamerei: gioia di essere. Gioia di trovare nella figura esterna la eco della figura interiore: ah, allora è vero che non mi sono immaginata, io esisto." C.Lispector

Per fare un prato

Il mio stupore è sempre nuovo davanti all'amore che basta a se stesso. Incredibile come si crei respiro in una stanza chiusa, luce in una notte senza luna, acqua in un deserto. La capacità di sentire il passo più leggero, di avere occhi ben aperti là dove tutti giocano a mosca cieca. Non è cambiato niente. Forse. Oppure è cambiata una piccola cosa: che non ha un nome definito, che non possiede colore folgorante, che non si annuncia con una musica da alleggerire il piede, ma che è più tenacemente inevitabile di qualsiasi altro sentimento. Ogni parola d'amore è ridicola a dirsi e assolutamente importante da viversi. Voglio essere ridicola. E viva. La Bellezza non ha causa: Esiste. Inseguile e sparisce. Non inseguirla e rimane. Sai afferrare le crespe Del prato, quando il vento Vi avvolge le sue dita? Iddio provvederà Perché non ti riesca. (Emily Dickinson)

Diario

Probabilmento scelgo il modo sbagliato, il momento sbagliato; come quasi sempre. Ma il solo modo che ho, stasera, per parlare è farlo come se scrivessi il mio solito adolescenziale diario di carta. Lo faccio qui. Non so se arriverà, ma scrivere una lettera è più difficile da sopportare; si finisce sempre con l'aspettare una risposta che non arriva quasi mai. Una lettera devo ricopiarla in bella e finisco per tagliare sempre troppo. Qui correggo subito e decido di non rileggere. Un clic e via. In questi giorni scrivo tanto per me. Quasi mai direttamente di me. Stasera torno a leccare le mie ferite. Ferite che sono sempre le stesse perché mi guardo bene dal farle guarire... Ecco cosa fatico a sopportare. Il disprezzo tagliente verso tutto ciò che ci circonda. Sarà la mia nascosta vocazione di avvocato d'ufficio per le cause perse o quella, palese, di bastian contrario, ma non riesco a non prendere le parti di ciò che, forse anche giustamente, viene dileggiato senza possibilità

Domani e' lunedi'

Ho girato per settimane con in borsa il file da pubblicare. Inutile. Pigrizia assoluta. O, forse, volonta' di non scrivere perche' ripetersi e' noioso. Vabbe'essere egogentrici e pensare che il mondo giri grazie a noi e intorno a noi. Vabbe' credere di essere invisibili e che il mondo giri anche senza di noi: anzi, che giri proprio perche' noi siamo trasparenti e quindi giri in senso sbagliato (il che, forse, e' ancor piu' che essere egogentrici...).Insomma mi sono stancata da sola di me stessa. Al diavolo inutili arrabbiature: stiamo qui due giorni e li perdiamo in congetture grigie-grigie. Al diavolo rimuginare su rapporti che non ci sono, che non ci sono più, che potrebbero esserci. Al diavolo lo specchio se mostra solo le nuove rughe: compro uno specchio nuovo. Al diavolo i sensi di colpa per la troppa cioccolata: non mi fa più neppure venire i brufoli e se si trasforma in cellulite e ciccia, tanto ormai ho un'età e posso rilasarmi. Eppoi corro t

i pensieri elementari

Accendo il computer e scrivo. Le mie dita accarezzano i tasti polverosi e casualmente compongono parole. Scrivo con le dita, perché la mia mente è stranamente vuota. O, forse, è così impegnata in "non pensieri" che mi sembra vuota. Quando mi hai chiesto se mi sarebbe piaciuto provare a scirvere qui, ho pensato che mi sarebbe servito per perdere un po' del mio assoluto pudore nel raccontarmi. Ma forse il pudore è dovuto al non avere realmente delle idee mie. E allora provo a rubarle...Musica, colori, parole. La mia curiosità è sempre stata stimolata da persone che hanno saputo toccare qualcosa di me che non conoscevo ancora. E adesso scarseggia la materia prima! Però... Ho letto Houellebecq. Vi si trova un'originalità di pensiero ormai rara. Non è il voler essere originali ad ogni costo, forzando la mano e scrivendo quello che si sa verrà considerato " geniale". Houellebecq scrive soprattutto per sè; per convincere se stesso con se stesso. Le mie letture s